Lavorare con la scrittura è tutto quello che ho sempre desiderato, ma più spesso di quanto si possa pensare il mio carattere dedito all’abnegazione si scontra con la mente creativa che non sempre risponde ai comandi.
Dobbiamo consegnare quattro articoli a settimana, è il 14 giugno e il calendario dice che ho articoli già programmati fino al 5 luglio, quindi probabilmente questo uscirà il 6.
Molti di voi penseranno che posso riposarmi, non è necessario scrivere se ho già tutto pronto, posso quindi concedermi una settimana di puro ozio, però fuori piove, tuona, il cielo è nero, non fa per niente caldo – considerando che sotto i 24° sento veramente freddo e che fino ai 30° dormo col piumone addosso – sono le 15:49 e dopotutto ho appena scoperto che avendo Saturno come pianeta dominante, dire che sono una lavoratrice instancabile è dire poco.
Quindi eccomi qui: a scrivere tutto ciò che mi passa per la mente nel frattempo che arriva l’ispirazione per un racconto.
Vi ricordo che in questa categoria sono trascritti pensieri, quindi ogni articolo è da prendere come una pagina di diario. La coerenza, la sintassi, forse la grammatica e persino l’ortografia possono passare in secondo piano.
In questi giorni mi sono scontrata spesso con il concetto di attesa. Per motivi personali e per avvenimenti che mi sono capitati, l’attesa è stato un mood fisso delle giornate. In attesa delle copie del mio libro per le presentazioni (ah, già, ho scritto un libro!), in attesa di risposte mediche, in attesa di messaggi, in attesa di una bella giornata per poter andare al mare o per uscire un pomeriggio senza dover chiamare Venezia e farci portare una gondola, in attesa che arrivi l’ispirazione dopo aver ricevuto delle notizie agghiaccianti… insomma, sempre in attesa.
Mi sono così resa conto di quanto sono sciocca, ma lo siamo tutti a dir la verità, perché viviamo in perenne attesa: in attesa del weekend, delle ferie, di avere qualcosa che abbiamo a lungo desiderato, in attesa dello stipendio, in attesa di un evento… e no, io non ho mai davvero creduto che la vera gioia sia essa stessa l’attesa. E allora mi dico: perché continuare a vivere di attese? Perché accettare un mondo che ha imposto i suoi ritmi a tutti quanti? Ho voglia di una vacanza o di una gita? Perché attendere il periodo giusto per partire, invece di partire e basta? Forse sarà il mio ascendente Sagittario a parlare, ma sono convinta che nessuno di noi accetterebbe più le condizioni di nascita sapendo quanto siamo schiavi di alcune regole assurde.
“Aspetto il weekend per girare i musei”. Non è assurdo? Perché non prendere e andare il giorno stesso in cui ci viene voglia? Certo, lavorare è necessario, ma chi ha deciso che bisogna farlo per otto ore al giorno? Davvero non ne possono bastare quattro, o sei?
A volte mi immagino un omino senza volto, tipo il Nowhere Man dei Beatles, che decide le sorti del mondo e ci dice come vivere. Un po’ come se fosse il giocatore del nostro mondo e noi fossimo i suoi Sim dalle molteplici aspirazioni e desideri. Vorrei andare da questo omino e dirgli: “Ma senti, è davvero necessario renderci così tesi, frustrati, nervosi, con poco tempo libero a disposizione? Perché non digiti motherlode sulla tastiera e rendi la vita più facile a tutti quanti noi?” Sarebbe davvero bello se ci fosse un omino del genere, e forse è arrivato lo spunto per un racconto.
Vedete? È meraviglioso ingannare l’attesa: il vuoto ti dice che non sa di cosa scrivere, tu apri Word, fissi la pagina bianca, scrivi a raffica e boom: ispirazione arrivata. Grazie omino senza volto, ma il motherlode continua a non essere male. Fa ridere e sapete perché? Perché io su The Sims 4 non uso mai il motherlode.
NB: il motherlode è il trucco che su The Sims fa avere 50.000 Simoleon (nome della valuta monetaria) alla famiglia con cui si sta giocando.
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