In realtà però è un giorno che apprezzo particolarmente, anche se qualcuno direbbe che è per via della mia luna in Scorpione. In ogni caso, ho sempre dato una sorta di importanza rituale a questo giorno, come se sentissi dentro me un morboso bisogno di celebrarlo.
Ma andiamo per un momento a qualche tempo fa, quando scrissi un pensiero sull'ultimo giorno dell'anno:
"Il 31 dicembre è uno dei giorni che preferisco, racchiude dentro di sé l'entropia che veicola il tempo, allegoria fra l'intreccio della vita e della morte, poiché quest'ultima può coincidere con una rinascita che l'essere umano attende affinché la sua esistenza non possa considerarsi vana. Il 31 è il giorno dove un perdente può trovare la forza per ricominciare a sperare, anche se sa che probabilmente sono illusioni, lui spera che qualcosa possa cambiare il suo fato e attende la sua rinascita".
Non mi sento ancora così egocentrico da dover approfondire quello che ho scritto, ma lo sono abbastanza per dirvi che il concetto di "rinascita" è spesso cardine per ogni mia svolta esistenziale.
Questo perché ogni volta che costruiamo il nostro concetto di stabilità, sappiamo che questo può venir meno da un momento all'altro.
Che sia un periodo o una vita intera non importa. Mi piace pensare l'ultimo giorno come l'ultimo che precede il primo.
E questo lo si può intuire da qualche mio contributo su questo blog, solo per citare qualche esempio posso rimandarvi al mio racconto "il giardino infinito" oppure posso indirizzarvi a una visione del mondo più criptica e personale contenuta in "occhi".
La morte che non è morte o meglio la morte che è un nuovo inizio, bello o brutto che sia.
Ed è per questo che trovo un'occasione saporita di vivere l'ultimo giorno come se fosse il primo.
Il 31 si ammanta di quest'aura arcana che ti chiede di richiamare qualche ricordo per celebrarne la lapide.
Un rituale così importante non può essere sprecato, ogni minuto prima della mezzanotte va gustato come l'ultimo morso dell'ultimo frutto.
E allora attendi quella morte figurata che temi ma di cui non puoi fare a meno, che respingi fino alla fine ma che poi finisci per ringraziare.
"No morte, non presentarti ancora,
non darmi il numero ancora
e io ti chiamerei anche, ma
non sono quel grande amante.
Non vorrei farti perdere tempo
che tra di noi c'è già un perdente".
(Dargen D'Amico, V V)
Ed eccomi qui. In bilico in queste ultime ore agrodolci, senza sapere dove andare nei prossimi minuti e nei prossimi anni. E allora non resta che aspettare di morire. Per poi rinascere.
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