La difficoltà non sta nel non aver amato il libro, tutt’altro ringraziamo nuovamente la Fazi Editore per avercelo consegnato in antperima, vorremmo approfondire così tanto il significato del romanzo, che inevitabilmente finiremmo per farvi spoiler e rovinarvi il piacere della lettura.
Procediamo comunque, mantenendo un velo di superficialità solo per lasciarvi entrare al meglio nella vita di Anne, Edmund e Arabella.
Anne ed Edmund sono la classica coppia sposata da anni: vivono di una
routine che li appaga, sanno cosa aspettarsi l’uno dall’altra ed è
proprio questa solidità a dare a entrambi l’illusione di un amore
indissolubile.
Anne, poi, è già stata sposata con un uomo che le ha dato
solo problemi, quindi vede nella pacatezza del secondo marito un’ancora
che le permette di navigare in mare aperto con tutta sicurezza.
Vivono nella campagna inglese e la loro vita procede tra il lavoro a
Londra di lui e la cura del nido d’amore di lei. A scombussolare il
tutto è l’arrivo di Arabella, figlia di Clara, l’ex matrigna di Edmund.
A detta di Clara, Arabella è fuori controllo: la descrive come
una ventenne che non sa cosa fare della propria vita, ribelle, forse
frivola; quasi supplica Edmund di prenderla con sé, giusto per qualche
giorno.
I due accettano volentieri e quando la ragazza di presenta
alla loro porta non possono fare a meno di notare quanto di poco onesto
ci sia stato nella descrizione fatta dalla madre. Forse, però, il loro
vedere Arabella una persona che ha notevoli mancanze di affetto è frutto
di una genitorialità mancata – entrambi non vogliono avere figli – o
forse è indice che in fondo il loro matrimonio non è così perfetto come
credono.
Più volte nel libro ci si chiede cosa sia l’amore: rispetto, fiducia, sicurezza, prendersi cura dell’altro… sono tutti sintomi di un amore, certo, però non riescono a farci cogliere la differenza che c’è tra un’amicizia e una relazione; davvero tutto può ridursi a un’attrazione fisica? E che dire degli asessuali, o di persone anziane che non riescono più a relazionarsi come un tempo? Forse in loro manca la capacità di amare?
Dal nostro punto di vista è ovvio che non sia così, e in effetti leggendo il libro ci siamo chiesti più volte cos’è che spinge le persone a stare insieme. Convenienze? Una sorta di patto per dividersi le spese assurde degli affitti nelle grandi città? “Perché così fan tutti?” Per quale motivo decidiamo di rimanere finché morte non ci separi assieme a qualcuno? Perché combattiamo tutti i giorni con la pazienza e la voglia di attenzioni, per credere così che l’altro ci voglia esattamente come il primo giorno?
Ecco, vedete, ciò che abbiamo vissuto entrando nelle vite dei protagonisti, ma anche in quella dei personaggi secondari, è che troppo spesso scambiamo per amore il sentimento che ci fa sentire al sicuro. Forse non stacchiamo del tutto il cordone ombelicale che ci alimenta prima di nascere, forse reciderlo è per noi il primo, grande trauma emotivo e così trascorriamo la vita cercando con insistenza qualsiasi realtà ci alimenti facendoci sentire di nuovo al sicuro dentro il grembo materno: il lavoro, le relazioni, la religione, la famiglia, persino le cattive scelte. Non riusciamo a dire no persino a quello che ci logora emotivamente semplicemente perché vivere sul serio, amando per primi noi stessi, equivale a tagliare del tutto il legame con il cordone, con il nostro passato e non ne abbiamo mai davvero il coraggio; è come se ci aspettassimo sempre e per sempre di essere nutriti, invece che nutrirci noi per primi.
Attenzione: da adesso potrebbero esserci spoiler
Clara preferisce cambiare aria ogni volta che ne ha bisogno invece di provare a mettere radici, incapace di amarsi e di conseguenza di tenere agli altri.
C’è chi incolpa il proprio partner per non aver avuto successo nel proprio lavoro, non vedendo quanto poco ha lottato per esso, e chi ha tanto amore da dare, ma ne riceve così poco che si abbandona al buio, senza più forse per rialzarsi.
Annabel è forse la persona più coraggiosa, merito del vent’anni: acerbi, sì, ma che ci permettono di avere la forza necessaria per andare oltre, per non arrendersi alla paura della vita.
Perché, dopotutto, tutti abbiamo paura di vivere e solo in pochi riescono a farlo nonostante il terrore che ci accompagna in ogni nostra scelta.
Sarebbe davvero bellissimo prendere le decisioni con il senno di poi, o essere sicuri al cento per cento che ciò che si sta facendo è la scelta migliore. In verità, però, così non è, possiamo essere certi solo dell’amore che proviamo nei nostri confronti.
Prima abbiamo parlato di età, ma in realtà crediamo che sia tutto una metafora: il senso è mantenere la leggerezza dei vent’anni anche a cinquanta e più, perché è quando cediamo ai pesi delle incombenze che ci “auto-diamo”, accettando una strada solo perché è la più facile, che falliamo l’esperienza della vita.
“Quel tipo di ragazza” è disponibile in tutte le librerie a partire da oggi. Speriamo vi dia il coraggio necessario per cambiare rotta.
Nessun commento:
Posta un commento