"Sono finalmente sveglio? Le luci dell'alba illuminano la stanza e ogni alone terrificante è andato via. Probabilmente mi sarò fatto suggestionare."
L'unica cosa che ora lo terrorizzava era la polvere, ci sarebbe voluta un’eternità per pulire tutto, di sicuro non bastava il periodo delle vacanze. Decise di pulire solo la sua stanza, per quanto fosse riluttante di lasciare tutto il resto impolverato.
Gli incubi della notte gli avevano fatto passare l'appetito, ma nonostante questo decise di prepararsi una colazione in camera usando le sue provviste. Girò per la villa, e con sorpresa si accorse che al primo piano vi era una stanza piena di libri, una piccola biblioteca. Scelse alcuni testi e passò ore a leggere, avrebbe pure continuato se non avesse sentito un briciolo di fame.
La villa era alquanto antica e lui lo sapeva già prima di partire, non avrebbe avuto luce e ne avrebbe potuto cucinare, si accontentava delle vivande preconfezionate che si era portato dietro.
La sala da pranzo era davvero spaziosa, poteva contenere molti ospiti. Metteva a disagio mangiare solo in quella stanza enorme, e così decise di tornare in camera. "Ne vale la davvero la pena? Tutto questo per stare lontano dalla gente? Ma perché non se ne vanno tutti via per qualche giorno, così posso stare in pace ogni tanto" pensava questo e altro mentre speculava sui motivi che lo avevano spinto ad allontanarsi.
Ovviamente l'agorafobia non è molto salutare per chi vive in una grande città. La giornata sembrava scorrere velocemente, uno strano torpore lo assaliva con il calare delle tenebre. "Fuggi!" Gridò nella sua testa la parte razionale che stava lentamente svanendo. Ma una volta tornato al primo piano, la corsa diventò camminata, iniziando gradualmente a rallentare finché non cadde totalmente assopito davanti al portone.
Passarono pochi minuti e iniziò subito a sognare, si sentiva fuori dal suo corpo e pensava fosse morto perché riusciva a vedere se stesso apparentemente esanime accasciato sul pavimento. Udì a quel punto una voce di una ragazza, la più bella che avesse mai sentito.
"Non ti spaventare, non ti farei mai del male... ma ti prego non andare via".
Finita la frase, ella si manifestò davanti a lui, era la ragazza più bella che avesse mai visto. Era ammutolito, non riusciva a capire neanche quale emozione provare.
Lei continuava a fissarlo, ridendo, sembrava divertita della sua paura, ma era palese che lei non avesse alcun fine malevolo. Ci volle poco e Neal iniziò a sentirsi a suo agio, e chiese:
Neal: "Chi sei ? ... No che maleducato, mi dovrei presentare io per primo... credo. Mi chiamo Neal, piacere di conoscerti”.
Elise: "Sai parlare quindi!"
Dopo questa affermazione, ella si lasciò scappare una piccola risata, per poi continuare a parlare.
Elise: sono Elise. Scusami è colpa mia se ora stai dormendo come un ghiro, ma non potevo lasciarti scappare via, anche se ormai sono abituata a non vedere persone da molti anni… Quando stavi andando via mi sono sentita così triste..."
Neal: "Ma non posso restare qua per molto”.
Elise: "La scelta è tua, l'altra sera ti ho fatto rivivere la giornata perché volevo capire cosa ti abbia spinto a venire qui... Nel luogo da cui vieni, non sembra tu ti diverta".
Neal: "Dammi una prova che non sei un semplice sogno".
Elise: "Appena ti sveglierai avvicinati alla libreria situata più vicina alla finestra e prendi il quarto libro del secondo scaffale... cerca attentamente qualcosa…”.
Elise si interruppe mostrando uno sguardo adirato. Dopo alcuni istanti continuò a parlare:
Elise: “Ti prego, resta almeno per le vacanze che ti sei programmato".
Si fece strada nella villa buia e seguì le istruzioni che gli aveva fornito Elise. Nel libro da lei indicato, trovò un articolo di giornale ritagliato con accanto una vecchia foto.
Sconvolto, vide che era una foto in bianco e nero di lei, la osservò attentamente e sorrise dopo uno spavento iniziale. Neal pensò: "Nonostante manchino i colori, la bellezza di Elise è così evidente". Lesse dopo l'articolo ritagliato dal giornale e si sentì terribilmente triste. Erano poche righe ma il messaggio era chiaro: Elise si era uccisa dissanguandosi con un coltello. Neal sprofondò di nuovo nel sonno ed Elise si presentò imbarazzata davanti a lui.
Neal: "Perché lo hai fatto?"
Formulò la domanda con tono molto triste.
Elise: "I miei genitori non avevano mai mostrato di volermi bene, e non conoscevo nessun altro perché vivevamo isolati qua, ho resistito molto ma arrivata a un certo punto non ho più combattuto contro certi pensieri. Il richiamo di quella lama era troppo forte per non ascoltarlo".
Rimase qualche istante ammutolito, non sapeva cosa rispondere. Dopo qualche secondo, cercando di stemperare la tensione, cercò di dire qualcosa.
Neal: "Perché vivevate così lontano?"
Elise: "Mio padre era un membro importante di un organizzazione criminale, ha scelto questa vita e ha trascinato con sé me e mia madre. Due giorni dopo che sono morta lo trovarono e arrestarono, mia madre ritornò finalmente in città dopo molti anni, e le forze dell'ordine scoprirono il mio cadavere".
Ancora, Neal non sapeva cosa dire, aveva solamente un forte bisogno di piangere. Si avvicinò a lei e le diede un abbraccio. In quel momento, lei per la prima volta sentì cosa fosse l'affetto. Lo aveva gradito così tanto che non si volle più staccare...
Elise: "Devi svegliarti, perché con la luce del sole non riesco a tenerti addormentato... Promettimi che ci rivedremo la prossima notte."
Neal: "Sarò qui con te, rimarrò fin quando vorrai."
Passarono le notti e Neal ed Elise legarono sempre di più, Neal le narrava del mondo e del suo passato, mentre Elise raccontava di come aveva immaginato il suo futuro da viva, aveva molti sogni nel cassetto.
Finirono per innamorarsi e Neal si accorse che non aveva mai provato veramente l'amore prima di allora. Il giorno in cui sarebbe dovuto tornare in città chiese a Elise se anche lui potesse stare lì. Elise gli disse adirata che stava perdendo la capacità di destare la sua anima la notte, e che sarebbe dovuto morire per rimanere con lei. Ma Elise aggiunse che non desiderava affatto accadesse una cosa del genere.
Elise: "Ti ringrazio di ciò, ma devi tornare alla tua vita... non posso costringerti qua".
Neal: "L'hai detto pure tu che non me la passo bene..."
Lei guardò Neal intensamente, come se non sapesse cosa fosse giusto dirgli. Ma alla fine decise di rivelargli ciò che la vincolava alla realtà fisica.
Elise: "Sai perché sono qua ancora in questo mondo? Controlla in uno dei libri vicini a quello in cui hai trovato la mia storia. Dopo decidi cosa fare, ma sii prudente".
Ella si avvicinò a lui e lo baciò, fu strano per lui come la sensazione rimandasse a qualcosa di fisico, nonostante fosse puramente spirituale. Fu il momento più importante della storia di entrambi, si sentirono terribilmente bene. Lui si svegliò soddisfatto con il sole dell'alba e cercò quel libro.
Era un piccolo libro che parlava di credenze rituali, vi era illustrato il coltello del suo primo sogno, lo stesso con cui si uccise nell'incubo. Si precipitò allora verso la cucina e cercando ovunque lo trovò in uno dei cassetti.
Vi era scritto che la morte attraverso quel coltello, vincolava l'anima della vittima al luogo in cui era stata uccisa. Apparve chiaro a Neal che Elise si uccise con lo stesso coltello. Neal salì con il coltello nella camera da letto, guardò impassibile il suo riflesso e... in pochi secondi cadde esanime con una grossa ferita sul collo.
Nessun commento:
Posta un commento