Arrivato sulla piattaforma di Disney+ lo scorso 17 ottobre, Rosaline parte da una delle più famose tragedie di Shakespeare trasformandola in una commedia romantica. Cambiando il punto di vista si assume lo sguardo di un personaggio che finora è sempre stato marginale, la cugina di Giulietta, il primo vero amore del Montecchi, la ragione per cui Romeo si trovava al ballo in maschera: Rosaline. La giovane fanciulla, non facile da maritare nella caratterizzazione che la Disney le ha dato, nutre il suo grande e segreto amore per il bel Romeo, ma la sorte non le è di certo favorevole. Una serie di peripezie la condurranno a essere “l’altra” nella più grande storia d’amore da sempre narrata.
Siamo a Verona, ovviamente, e tra le mura del casato Capuleti tutti sanno quanto sia difficile il carattere di Rosaline: ribelle, non sta al suo posto, fa sentire la sua voce, doti che di certo non si confanno a una nobil donna che sta già diventando troppo vecchia per trovar marito. La sua tenacia, però, è fonte di numerose disgrazie e lei stessa sarà la causa del dramma che tutti noi conosciamo. Causa ed effetto giocano una partita con la sorte della bella Rosaline che, disastro dopo danno, riesce a districarsi nella sordida trama che la sua gelosia le fa metter in moto.
Ovvio è che il finale sia un lieto fine, non solo per la protagonista, ma non vi diciamo altro.
Rosaline è la classica storia che usa lo stratagemma del “What if” per poter costruire una linea temporale del tutto diversa da ciò che è stato noto finora. Una pellicola di fantasia che romanza con un punto di vista totalmente inascoltato finora e che, però, da numerosi e divertenti spunti per una commedia leggera. È sicuro che non vi siano state le pretese di realizzare qualcosa che potesse prendersi sul serio, al contrario si è giocato col dramma per costruire una principessa dal carattere tanto combattivo quando disastroso. L’odio che la nobil Verona fa scorrere tra le sue vie diviene spunto per una dolce storia d’amore.
Una nota un po’ stonata che però va sottolineata, è lo stereotipo nella caratterizzazione di alcuni personaggi. Oltre alla luce puntata su Rosaline, infatti, vengono puntati i riflettori anche su personaggi secondari all’interno dell’opera di Shakespeare; uno fra tutti è il buon Paride. In questa commedia, lui assume il ruolo di spalla comica gay che, però, è estremamente stereotipato e usa la proposta di matrimonio a Giulietta come copertura per la sua identità. Anche Paride, però, diviene tessera del machiavellico piano che Rosaline ha attuato: lui sarebbe la perfetta distrazione per tenere Giulietta lontano da Romeo.
La caratterizzazione di Rosaline funziona bene anche grazie al contrasto che si ha con la cugina Giulietta. La seconda, infatti, ha tutte le doti della donna angelicata tanto romanzata dai poeti: bella, delicata, aggraziata, giovane e vergine. La Capuleti protagonista originale è, difatti, rispecchiata nella sua più classica versione smaliziata. Rosaline, all’opposto, è intelligente, legge e non si trattiene dal rispondere a tono. Un angelo da una parte, una bisbetica dall’altra.
Gli elementi di modernità calcano l’onda creata dalle musiche di Bridgerton: le musiche, infatti, sono moderne e rilette in chiave classica per potersi adattare all’epoca che si sta cercando di rappresentare all’interno della storia. Un contrasto che, ancor di più, serve a sottolineare quanto tutto il dramma shakespeariano sia stato volutamente caricaturizzato ed esasperato per poter cercare di sfruttare il marchio “Romeo e Giulietta”.
Tutto sommato è una commedia che diverte, nella sua leggerezza. All’interno di Rosaline sono stati dipinti a offuscati tocchi di antichità, caratteristiche prettamente moderne che però non hanno la giusta rappresentazione. Un po’ meno stereotipi e un arco narrativo un po’ meno scontato avrebbero giovato a questo romanticismo che, in fin dei conti, sulla sceneggiatura non ha nulla di innovativo.
Nessun commento:
Posta un commento