giovedì 3 settembre 2020

#Pensieri: Cinema post-covid

Uscire dal Lockdown, personalmente, è stata una delle cose più complicate fatte in questo anno. Stare a casa è facile, okay è vero… se non si ha il controllo della situazione diviene difficile. Stare in casa perché qualcun altro lo ha deciso è decisamente più complicato, ma a questo complicato credo che risponda la “necessità” della situazione. La storia ci insegna come si sia dovuti restare chiusi in casa per altre occasioni e non si aveva la possibilità di interagire attraverso internet.

Ma non sono qui per parlarvi di questo. Lo abbiamo fatto tutti, chi più e chi meno. Seguendo quella che è anche la coscienza sociale che il singolo ha avuto modo di sfoggiare in questi mesi.Ma – si questo è il secondo ma – ci sono stati settori che hanno subito una vera botta d’arresto. Se il turismo ha avuto i suoi 500 euro di bonus, l’arte ne continua a pagare il grosso delle conseguenze.

Teatri, cinema, artisti, concerti, spettacoli, festival. Tutto, o quasi, rimandato al 2021.
Tutto giustissimo, tutto necessario, ma come sempre dipende dai punti di vista.


C’è chi non può fare a meno della discoteca, e l’ha avuta con i risultati che i giornali riportano quotidianamente. 
C’è chi, però, non può fare a meno dei musei, dei cinema o dei teatri; tutti luoghi da dover sanificare ogni volta che si può tra uno spettacolo e l’altro. 
C’è chi ha gioito del piacere della sala pur costretto a indossare la mascherina per tutto il tempo.
Esigenze diverse, bisogno diversi, punti di vista differenti con risposte e considerazioni diverse proprio se considerate le possibili soddisfazioni.

Io, non essendo Romana di nascita, essendomi spostata per le vacanze in famiglia; mi sono vista privata della possibilità di andare in sala quando i cinema hanno riaperto. Non vi nego che era come quasi essere in astinenza perché sono passata dall’andare due volte a settimana in sala al non poterci andare per tutti questi mesi. E ripeto, comprensibile e corretto. La mia stessa ansia è stata capace di divedere in due i miei interessi: da una parte sentivo l’esigenza di correre ad occupare la poltroncina più vicina a me; dall’altra vi era quella sottile paura che molti sembrano aver dimenticato per colpa del caldo.

Il cinema post-covid per me è iniziato con Tenet, come per molti del resto, ma per potermi godere la sala ho dovuto percorrere alcuni chilometri spostandomi così da Sciacca a Mazara del Vallo. Ciò vuol dire che nonostante i suoi circa 40mila abitanti, il suo essere – così dicono – una città turistica, o polo attrattivo per i paesini limitrofi, il mio paese non ha avuto la possibilità di aprire le sue multi-sale. Non posso avanzare nessuna ipotesi su tale scelta o tale ragione, posso solo immaginarla come tutti quanti voi. Ipotizzo i costi di sanificazione, ipotizzo che l’idea di tornare in sala possa spaventare tutti tanto da non ritenere conveniente una riapertura. Ipotesi che possono essere vicinissime o lontanissime dalla realtà, ma che esprimono un disaggio per un settore che davvero sembra avere l’acqua alla gola.

Tornare in sala è stata una grande emozione, chi mi segue su Instagram ha potuto vedere che realmente era come se avessi le lacrime agli occhi. Per me è stato come tornare alla normalità per circa tre ore, è stato come se il lockdown non ci fosse mai stato. Tornare in sala ha fatto la mia estate e credo che questo possa essere simile alla sensazione che hanno provato in molti avendo la possibilità nel tornare un po’ nel proprio luogo preferito.

Il buio del cinema dovrebbe cullare i nostri sogni e le nostre speranze, così come lo fanno i luoghi di cultura. Spero, infatti, e chiedo a voi se per caso abbiate altre idee in merito, che qualora si dovesse verificare l’esigenza che abbiamo vissuto, si possa comunque pensare ai luoghi di cultura. Biblioteche, teatri, cinema, sono piccole case per centinaia di persone; sono piccoli luoghi nella quale poter sognare e nella quale potersi formare e spero che di ciò venga tenuto conto.  

Nessun commento:

Posta un commento