mercoledì 30 settembre 2020

#Arte: Allegoria del Trionfo di Venere

Allegoria del trionfo di Venere, Agnolo Bronzino, 1540/1545.

"Allegoria del trionfo di Venere", dipinto tra il 1540 e il 1545 da Agnolo Bronzino viene considerato uno dei capolavori più importanti del primo Manierismo italiano.

L’opera fu commissionata da Cosimo I de’ Medici e in seguito regalata al re Francesco I di Francia.
Il dipinto era solo uno dei tanti regali costosi che venivano fatti alla Francia dal Ducato di Toscana, che voleva evitare a tutti i costi di essere assorbita dall’impero di Carlo V d’Asburgo.

Nell’Ottocento le natiche di Cupido e il pube di Venere vennero coperti a causa dello scalpore che suscitava il quadro per via del suo erotismo e della sua sensualità e fu così esposto per la prima volta alla National Gallery di Londra nel 1860. Solo grazie a un restauro avvenuto nel Novecento si riuscirono a togliere gli indumenti aggiunti, facendo tornare il quadro al suo splendore originario.

Noto per i suoi numerosi simbolismi, il capolavoro di Bronzino suscita ancora oggi stupore e intensa curiosità nelle persone che si trovano ad osservare il quadro, ma quali sono questi simbolismi? Oggi noi di 4Muses vogliamo farveli scoprire.

Le due figure che saltano subito all’occhio sono indubbiamente quella di Venere, la dea della bellezza e dell’amore, e quella di Cupido, suo figlio.

In primo piano ci viene mostrata una scena dalle note incestuose: infatti, madre e figlio si stanno baciando e Cupido viene raffigurato completamente nudo a solleticare il seno della madre, mentre Venere viene dipinta su un cuscino azzurro mentre stringe nella mano il Pomo della Discordia.
Dopo uno sguardo più attento, però, notiamo che nonostante l’atto d’amore che si sta consumando, in realtà i due si stanno ingannando a vicenda; Cupido sta rubando il diadema che la Venere porta sul capo, mentre di contro la dea sta rubando al figlio una freccia mentre lui non guarda.

Ai piedi dei due amanti troviamo due maschere tipiche della commedia e della tragedia antica, e simboleggiano i cicli della vita.
Dietro ai due protagonisti in primo piano, troviamo una serie di personaggi molto interessanti: la personificazione della Gioia, un bambino, pronto a spargere per aria dei petali di rosa simbolo di sensualità, e guardando attentamente possiamo notare il suo piede sinistro ferito dalle spine.

La Frode, dietro alla Gioia, è una creatura per metà umana e per metà mostruosa e il suo aspetto è una allegoria della sua doppia faccia. Le sue mani vengono ritratte in due direzioni opposte e con due oggetti completamente differenti tra le mani: un favo di miele e un animale velenoso.
A sinistra del quadro possiamo vedere una donna anziana che urla e piange strappandosi i capelli: lei è Gelosia, che unisce l’invidia e la disperazione.

Tutti questi elementi rappresentano la passione carnale e i suoi effetti. Infatti, quest’ultima può farti gioire ma può anche causare un male immenso.

In alto a destra è raffigurato un uomo anziano che lascia cadere il manto blu che copriva la Verità e che faceva da sfondo al quadro. Quest’uomo è Padre Tempo, riconoscibile come tale dalle ali e dalla clessidra che si trovano sopra di lui.
Infine in alto a sinistra troviamo la Verità, che è stata scoperta: Il tempo porta sempre alla luce tutto, ed è proprio il tempo che svela gli inganni della passione e dell’erotismo.

Mi ricordo molto bene il giorno che vidi questa opera alla National Gallery,  e mi ricordo molto bene anche le espressioni incredule che si sono stampate sul mio volto e su quello della mia accompagnatrice.
Dopo la nostra visita al museo e una volta tornate in albergo abbiamo passato almeno un’ora e mezza a cercare il significato del quadro con tutti i suoi simboli che, ovviamente, non sono riconoscibili ad occhio nudo.

“L'arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.”
- Salvador Dalí



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