La leggenda romana di cui
tratteremo oggi trae origine da un poema cavalleresco che tutti conoscono (o
dovrebbero conoscere): L’”Orlando
Furioso” di Ludovico Ariosto. Quest’opera
italiana deve le sue origini da un altro poema epico, a cui si allaccia, L’”Orlando Innamorato” di Boiardo.
Ma come si legano questi poemi a Roma?
Partiamo da una piccola
introduzione sulle due opere: l’”Orlando innamorato” parte con Angelica,
bellissima principessa del Catai, che si presenta alla corte di Carlo Magno per
chiedere aiuto contro i suoi nemici.
Orlando, il migliore paladino di Francia s’innamora
così follemente della principessa, che la insegue fino al suo regno in Oriente,
arrivando a battersi persino con suo cugino Rinaldo per averla. L’opera di
Boiardo risulta incompiuta, ma Ariosto si propose di scriverne un finale epico,
creando poi un’opera a se stante. Nell’”Orlando Furioso”, il protagonista è
alla disperata ricerca di Angelica, fino a quando non scopre che lei è
innamorata di un soldato saraceno, Medoro. I due sono innamorati al punto di
scrivere i loro nomi su di un albero, sulle pareti di alcune grotte dove
consumano il loro amore. Il protagonista lo scopre e perde completamente la
testa, distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Orlando aveva una spada
leggendaria, Durlindana, famosa per essere indistruttibile.
Alcune leggende affermano che sia il risultato di diverse reliquie cristiane: un
dente di San Pietro, il sangue di San Basilio, i capelli di San Dionigi e un
frammento di abito della vergine Maria, per altri l’arma dell’eroe troiano
Ettore.
Nell’opera epica, è Carlo Magno a consegnarla ad Orlando, che l’aveva a sua volta ricevuta in dono da un angelo. Quando il nostro eroe viene mortalmente ferito, è attanagliato dalla paura che la spada leggendaria possa cadere in mano nemiche. Nel suo impeto di follia, il protagonista comincia a girare per il mondo intero, cercando di distruggerla. Il suo passaggio a Roma ha lasciato il segno: secondo la leggenda, infatti, Orlando cominciò a far ruotare l’arma a destra e a manca nel vano tentativo di distruggerla, fino a spezzare in due una colonna, di cui rimane oggi solo la parte inferiore, situata nel Vicolo della Spada D’Orlando (Piazza Capranica), nei pressi del Pantheon. Si possono vedere ancora i fendenti che sul pezzo di marmo cipollino che l’hanno distrutta.
Secondo un’altra leggenda, la spada lasciò lì il suo
segno perché il protagonista era caduto in una imboscata dei Mori. Uno degli
infedeli schivò uno dei potenti fendenti, che andò a spezzare una colonna alle
sue spalle.
Che sia un caso che questa colonna mozzata sorga nei pressi del Pantheon, luogo in cui Ariosto amava soggiornare in una locanda che ancora oggi porta una targa in suo onore? L'albergo del sole, infatti, è proprio a Piazza della Rotonda.
Dopo di ciò, Orlando decise di sbarazzarsene lanciandola in aria. Questa
andò a conficcarsi tra le rocce della città di Rocamadour, in Francia. In quel
luogo è tutt'ora presente una spada incastrata nella roccia, tenuta al sicuro
da possibili ladri con delle catene.
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