Era il 2005 quando Robbie Williams fece uscire “Intensive Care”, il suo sesto album, e proprio come in una terapia intensiva (nella traduzione) viviamo molteplici emozioni quando lo ascoltiamo.
Appena uscito, si è posizionato al primo posto in tutta Europa (eccezion fatta in Finlandia, rimasto al terzo), in Argentina, Australia e al secondo posto in Messico. Negli Stati Uniti non ha ricevuto questo grandissimo successo – come tutti gli album di Robbie – e promettiamo che cercheremo di non sfociare nel classico snobismo europeo che ci vede più intelligenti e meglio preparati culturalmente rispetto gli americani.
Certo, non ci vuole chissà quale livello di cultura musicale per apprezzare la musica di Robbie, e dopotutto vincere contro gli americani è vincere facile, ma nel brano che vediamo oggi: “King Of Bloke & Bird” Robbie, assieme al musicista, cantante e paroliere inglese Stephen Duffy, ha saputo giocare molto ironicamente sul muro americano che non l’ha visto protagonista nella scena della musica pop.
Lungi da noi sminuire gli artisti yankee(s), ma se ai tempi, da fan del re del pop ci rimanevamo male per il suo silenzio americano, ora quasi ringraziamo il cielo di essere europei e averlo ascoltato.
Appena uscito, si è posizionato al primo posto in tutta Europa (eccezion fatta in Finlandia, rimasto al terzo), in Argentina, Australia e al secondo posto in Messico. Negli Stati Uniti non ha ricevuto questo grandissimo successo – come tutti gli album di Robbie – e promettiamo che cercheremo di non sfociare nel classico snobismo europeo che ci vede più intelligenti e meglio preparati culturalmente rispetto gli americani.
Certo, non ci vuole chissà quale livello di cultura musicale per apprezzare la musica di Robbie, e dopotutto vincere contro gli americani è vincere facile, ma nel brano che vediamo oggi: “King Of Bloke & Bird” Robbie, assieme al musicista, cantante e paroliere inglese Stephen Duffy, ha saputo giocare molto ironicamente sul muro americano che non l’ha visto protagonista nella scena della musica pop.
Lungi da noi sminuire gli artisti yankee(s), ma se ai tempi, da fan del re del pop ci rimanevamo male per il suo silenzio americano, ora quasi ringraziamo il cielo di essere europei e averlo ascoltato.