venerdì 11 aprile 2025

#Libri: Ripetizione, quando la vita è un circolo infinito

Dopo Eredità (Fazi Editore, 2020), che le ha fatto guadagnare la fama internazionale, e Lontananza (Fazi Editore, 2021), l’autrice norvegese Vigdis Hjorth torna in libreria con Ripetizione, tradotto per Fazi - collana Le strade da Margherita Potestà Heir, e disponibile per l’acquisto dal 25 febbraio 2025

La protagonista ha superato la mezza età e come ogni anno assiste a un concerto di Natale, un evento che la costringe a tornare a contatto con il resto del genere umano – e non solo.
Accanto a lei siede una famiglia: padre, madre e figlia adolescente. L’insofferenza della ragazzina e il comportamento della madre, insistente e quasi dispotico, la riportano alla propria adolescenza, costringendola a rivangare i suoi sedici anni e affrontare quel che è accaduto nel proprio periodo di formazione.

A una trama tutto sommato poco movimentata perché ricca di riflessioni, d’introspezioni e lunghi flussi di coscienza, si unisce uno stile semplice e diretto, infarcito di frasi lunghe – a volte un po’ troppo – e profondo, che non lascia nulla al caso.
Ciò che in effetti la protagonista sperimenta è un viaggio in se stessa che la porta a esaminare fatti accaduti in adolescenza che pareva aver rimosso, ma che l’hanno segnata per la vita. L’infinita introspezione riguardo i comportamenti della madre nei suoi confronti nascondono invece una verità atroce, che la protagonista si trova ad analizzare davvero dopo anni.

Per quanto non l’abbia trovata, per gusto personale, una lettura particolarmente coinvolgente, ho apprezzato lo scorcio su una famiglia altamente disfunzionale, in cui una madre isterica, oppressiva e fin troppo presente – che la figlia subisce passivamente, in ogni aspetto, cercando soltanto verso la fine di liberarsi dalla presenza materna soffocante – è legata a un padre assente, che compare soltanto per invitare la moglie a lasciare in pace la figlia.
Se al principio pare la figura materna il vero focus della storia, la cui ossessione agli occhi della figlia non ha alcuna ragione d’essere, lo sviluppo finale lascerà intendere che il problema non è mai stato lei, che invece cercava di proteggere la figlia dalla vera fonte di traumi nella sua vita.

Questo è quello che la voce narrante lascia emergere dopo una lunga discussione con se stessa, un tuffo nel passato e riflessioni ripetitive – “Non finisci mai? No. Ripeti, richiami, rivivi, riproponi e ricambi perché l’infanzia persiste, la gioventù persiste, l’infanzia e la giovinezza rappresentano un futuro che inizia costantemente, un processo continuo.” – che ingenerano innumerevoli spunti riflessivi nel lettore.
La ripetizione è anche ciò che caratterizza il romanzo in sé, con frasi ripetute, gesti ripetuti, ripresa di concetti espressi nei capitoli precedenti che per qualche istante lasciano il lettore spiazzato, confuso dall’improvviso salto – che altro non è, appunto, che una ripetizione, un ciclo continuo che consentirà al lettore di arrivare alla realizzazione di quanto accaduto assieme alla protagonista della storia.
Unico è il senso di oppressione, d’innocenza e di confusione che si prova con il personaggio principale. Il perché di tanti gesti sarà comprensibile soltanto alle ultime pagine, quando la coscienza della narratrice sarà liberata dal peso, sapientemente nascosto da un pesante velo, che la opprime.

È una lettura priva di fronzoli, estremamente introspettiva e riflessiva, che non consiglio a chi ha bisogno di libri più dinamici, con più azione.

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