Devo dire la verità: non sono una grandissima appassionata dei viaggi, dei climi freddi e dei paesi scandinavi, ma leggendo “Le formidabili donne del Grand Hȏtel” di Ruth Kvarnström – Jones la voglia di alloggiare o anche solo lavorare nel prestigioso albergo di Stoccolma ha fatto capolino nella mia mente.
Rigorosa all’estremo, perfezionista, caparbia, puntigliosa, la Skogh incute timore ma anche ammirazione, il tutto sta nella risposta a una semplice domanda: “Quanto ho voglia di mettermi in gioco?”
La Skogh, già proprietaria di tre alberghi, accoglie la sfida di prendere la gestione del più prestigioso della Svezia che, a due passi dal Palazzo Reale, non solo ha il fiato sul collo della politica e dello spettacolo internazionale, ma anche di tutte le teste coronate dell’epoca.
Alloggiare al Grand Hȏtel deve essere un’esperienza unica, senza uguali in Europa, se non addirittura nel mondo. La Skogh non ammette errori, ha bisogno di estrema professionalità e questo, fortunatamente, riesce a trovarlo nelle altre donne che lavorano per lei: la fedele Ottilia, la valente Margareta, le promettenti Karolina, Beda, Märta, Torun e Birna. Senza escludere le grandi amicizie, soprattutto quella con Elisabet Silfverstjerna, la storica dama di corte di sua maestà la Regina Sofia prima e Vittoria di Baden poi.
Alla grande operosità,
forza di volontà si scontrano le vite tumultuose di queste donne, che
con gran fatica cercano il loro posto nel mondo, fanno riconoscere il
loro valore agli uomini, troppo abituati a governare ogni aspetto della
vita e fanno sentire la loro voce e la loro volontà decenni prima di
ottenere il diritto al voto, che in Svezia ottengono nel settembre 1921.
La signora Skogh, intransigente e devota al lavoro, si dimostra anche una fedele alleata per le sue dipedenti in difficoltà: non le ostacola mai nelle loro scelte professionali e private, garantendo loro una libertà di movimento ed espressione che farebbe invidia anche agli imprenditori di oggi.
La Skogh è un personaggio realmente esistito e questo non può far altro che aumentare la nostra ammirazione nei suoi confronti.
Nata nel 1849 nell’Isola Fårö, a soli sei anni perde il padre e da quel momento la famiglia diventa estremamente povera.
A quattordici anni si trasferisce a Stoccolma per aiutare economicamente la madre e rimane così estasiata e affascinata dalla grande città che è decisa a dentro di sé a fare carriera. Si innamora dei ristoranti e degli alberghi, quindi parte dal ruolo di cameriera e a soli ventisette anni, quindi stiamo nel 1876, compra il suo primo albergo a Storvik.
La sua storia, insomma, è la prova che la volontà può tutto, il resto sono solo scuse a cui ci aggrappiamo per giustificare la paura di riuscire.
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