Primo concerto kpop della vita, primo concerto kpop di un gruppo famoso in tutto il mondo in Italia: è stata una serata di prime volte per me e per gli Stray Kids, che hanno suonato il 12 luglio all’Ippodromo Snai La Maura a Milano, chiamando più di settantamila persone da un po’ tutta Europa.
Avevo aspettative? Sì, ma bassissime.
Per quanto ascolti e apprezzi il kpop da un paio d’anni circa, gli Stray Kids non sono mai stati tra i boy group – composti da soli ragazzi – che hanno davvero attirato la mia attenzione. Conosco qualche canzone e nulla di più.
Oltre ciò, devo dire che nessuno degli otto giovani ha mai davvero attirato la mia attenzione o mi ha spinta a informarmi di più, ha stuzzicato la mia curiosità a sufficienza da cercare di spingermi più in fondo della superficiale conoscenza, come ho fatto con altri gruppi in questi anni.
La scelta di andare al concerto è stata dettata dalla curiosità prima di tutto: un concerto kpop di queste dimensioni in Italia non si è mai visto, e c’era davvero bisogno che la community italiana si facesse valere e facesse capire che anche noi, seppur privi di strutture davvero grandi e adatte a ospitare eventi di grandi dimensioni, siamo fan tanto quanto gli altri.
Il secondo motivo che mi ha portata a cliccare “acquista” per un biglietto di questo evento è stato l’amicizia. Ho un’amica molto più fan di me che ci teneva davvero a godersi questo spettacolo, quindi ho deciso di accompagnarla, perché se fossi stata al posto suo avrei tanto voluto qualcuno che condividesse con me l’esperienza.
La giornata sicuramente è stata davvero sfortunata sotto tanti punti di vista, a volte per colpa degli esseri umani – tra le righe leggete pure il mio nome – e a volte per cause di forza maggiore. Problemi con il treno (mea culpa), caldo soffocante con infausta previsione di pioggia proprio per la serata del concerto, chilometri macinati a piedi e metropolitane sovraffollate.
Prima del concerto |
Pensavo che l’arrivo in albergo ci avrebbe concesso una piccola pausa dal tutto, ma il check-in si è rivelato infinito proprio per gli eventi che avrebbero interessato la città in quel fine settimana. Tra stays – fandom degli Stray Kids – e swifties, fan di Taylor Swift, Milano era davvero presa d’assalto.
L’attesa per la registrazione in albergo ci ha permesso però fare conoscenza con una coppia umbra, Matteo e Ilaria, con cui poi abbiamo passato tutto il concerto e il rientro in albergo al suo termine. Questo è uno degli aspetti della musica che più amo: unisce, creando nuove amicizie e complicità.
Vi risparmio il resto delle code, l’infinito esodo verso la venue del concerto, il sole cocente…
Arriviamo al concerto con questa premessa. Io fatico a tollerare sette persone, quindi l’idea di essere circondata da settantamila non mi piaceva più di tanto, ma devo dire la verità: eravamo davvero così tanti che a parte i dieci malcapitati intorno a me, non pareva nemmeno di essere in mezzo a così tanta gente (a patto di non guardare verso le uscite di sicurezza, che sembravano distanti chilometri).
L’atmosfera, trovarsi attorno a tante persone che condividono la tua stessa passione, era davvero incredibile. Ho apprezzato anche le Nmixx, il girl group che ha aperto il main act, nonostante sia riuscita a vedere soltanto dei minuscoli puntini a enorme distanza: essere alti 150 cm ai concerti non è divertente, ma anche il palco non troppo rialzato non agevolava.
I maxischermi compensavano, certo, fatta eccezione per quello coperto dalle casse. Non proprio la scelta migliore.
Eravamo pronti per il concerto, tra una caramella Haribo e un litro d’acqua per mantenersi idratati, ma alle 20 le previsioni del meteo si sono realizzate nel peggiore dei modi. Abbiamo indossato kway, aperto ombrelli, imprecato un pochino, e alla fine dell’acquazzone, quaranta minuti dopo, eravamo comunque fradici dalla testa ai piedi, le scarpe zuppe. Il ritornello era “Almeno qui non ha grandinato”, perché a Rho, qualche chilometro di distanza, i nuvoloni neri non avevano avuto pietà.
Il tempo è rimasto sospeso: tra la pioggia che sembrava non smettere più e l’ora del concerto che pareva non avvicinarsi mai, credo sia stata una delle ore più lunghe della mia vita.
Poi sono arrivate le 21 e gli Stray Kids sono saliti sul palco, ed è stato tutto così veloce quasi sembra non l’avessimo vissuto davvero noi. Eppure è stato così!
La setlist, composta da 17 canzoni più un encore, ha ripercorso un po’ la loro storia discografica, costellata dalle canzoni più celebri del gruppo. È davvero volata, tra qualche chiacchiera con il pubblico e le urla delle dodicenni alle nostre spalle (a oggi ancora mi chiedo come stessero le loro ugole il giorno seguente).
E nonostante gli inconvenienti, la pioggia, le zanzare, il caldo, la folla… lo rifarei. Domani, se me lo chiedessero.
È stata un’esperienza unica, che ha permesso a chiunque di vedere che sì, anche in Italia esiste una community k-pop, e siamo più numerosi quanto immaginate!
Oltre alle dimostrazioni – di cui palesemente qualcuno aveva bisogno, soprattutto le agenzie che si ostinano a reputare “world tour” le date organizzate soltanto nell’est asiatico e negli Stati Uniti – è stato meraviglioso assistere a uno spettacolo di musica e danza, una performance completa così com’è un concerto k-pop.
È stata un’esperienza unica, che ha permesso a chiunque di vedere che sì, anche in Italia esiste una community k-pop, e siamo più numerosi quanto immaginate!
Oltre alle dimostrazioni – di cui palesemente qualcuno aveva bisogno, soprattutto le agenzie che si ostinano a reputare “world tour” le date organizzate soltanto nell’est asiatico e negli Stati Uniti – è stato meraviglioso assistere a uno spettacolo di musica e danza, una performance completa così com’è un concerto k-pop.
Il responso sugli Stray Kids, che prima conoscevo superficialmente? Stanno cominciando a piacere un sacco anche a me!
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