Anche chi non ha avuto modo di vedere “LOL – Chi ride è fuori” conosce a memoria le sue battute. Questa trasmissione “televisiva” ha raggiunto un vastissimo pubblico, largamente eterogeneo, da diventare virale in pochissimi giorni. Nonostante, infatti, si sia conclusa la sua “messa in onda” se ne continua smisuratamente a parlare. Alcuni di voi si saranno chiesti come mai abbiamo deciso di virgolettare le parole “televisiva” e “messa in onda” nell’incipit di questo articolo, del resto sono i termini più comuni con la quale ci si può rivolgere a una trasmissione come LOL. Ma la verità sulla natura di questo programma risiede proprio nelle virgolette: non si può parlare di trasmissione televisiva perché non è visibile sulle principali reti broadcast (radio e tv fanno parte dei mezzi di comunicazione che rispondono a tale etichetta), bensì è una trasmissione che ha mostrato quanto il potere delle narrazioni sia destinato ad approdare sull’online.
LOL è stato, infatti, trasmesso sulla piattaforma di Amazon Prime Video. Servizio di streaming che sembra voler puntare tutta la sua attenzione sulla comicità, nel suo palinsesto è possibile trovare diversi spettacoli anche teatrali. Ed è stato in grado di unire spettatori di diverse età per le scelte che sono state apportate al suo interno.
Se puntiamo l’attenzione proprio sulla scelta che è stata fatta nella composizione del cast, si nota la grande sagacia nel saper targhettizzare il proprio pubblico di riferimento. Siamo davanti a comici, chi più e chi meno, che in un modo o nell’altro vengono ricordati dagli affezionati del tubo catodico. Ma dall’altra parte abbiamo personaggi che sono nati o da Comedy Central o dal Web, basti pensare a Ciro e Fru dei The Jackal o Frank Matano stesso. Elementi che, come è stato possibile notare anche con le due passate edizioni di Sanremo, riescono a tirare a sé una buona fetta di pubblico che sembra essere sempre più solida nella fruizione dei contenuti social. I The Jackal, in tal senso, hanno una grande presa sia su Youtube, ma anche e soprattutto su Tik Tok (social nella quale la media dell’età dell’utente si sta comunque alzando). Senza considerare la presenza di Fedez e di Mara Maionchi, entrambi icone del mondo social.
Dal punto di vista narrativo è stata una grande innovazione perché si pone quasi come unioni di diversi format televisivi. Nonostante le polemiche del web, infatti, è quasi impossibile non notare la commistione di generi che è stata eseguita per la realizzazione del programma. Proprio perchè al suo interno è possibile riuscire a rintracciare diverse formule, legate allo spettacolo comico, provenienti da show di tutta Europa. Sarebbe decisamente riduttivo spiegare in modo così semplicistico quello che si ha davanti una volta premuto il tasto play. Considerando, infatti, solo l’aspetto strettamente legato alla comicità, si rischia di banalizzare la capacità comunicativa che realmente LOL possiede.
In un certo senso, da una parte, abbiamo dei richiami alla memoria di show come Zelig o Colorado o addirittura a Documental - un format ideato dal comico Hitoshi Matsumoto - dall'altra abbiamo l'aspetto strettamente connesso alla logica della Challenge; perché, ovviamente, stiamo parlando di un gameshow, in cui vi è un premio, una sfida e dei concorrenti. Ma se dovessimo spostare ulteriormente il punto di vista, dobbiamo analizzare, quasi obbligatoriamente, l’aspetto registico e anche il modo con cui i vari episodi sono stati proposti al pubblico, sembra quasi di trovarcisi davanti ad una situation comedy. Ciò lo si deve, soprattutto, dal fatto che non si ride per le battute, come avviene in show comici, quanto più per la situazione in sé.
Nelle sitcom non ridi per la battuta d’effetto, ma per la paradossale situazione che essa crea. Gli stacchi di regia e il modo con cui gli autori hanno agito nella realizzazione delle sei puntate (più extra) è sicuramente la carta vincente per l’ilarità di questo gameshow. A tal proposito è interessante citare le parole che lo stesso Lillo (Pasquale Petrolo) ha riservato al Corriere della Sera per rispondere alle polemiche che sono insorte dal web:
“Gli autori ci hanno solo messo in condizione di fare tutto quello che volevamo per far ridere. E quindi, dicendo che volevo fare Posaman, mi hanno fatto trovare il costume. È stato naturale parlare delle cose che avremmo voluto proporre e loro hanno fatto il possibile per assecondarci. Ma sono stati i primi a dirci che non dovevamo fossilizzarci sulla questione che fosse tutto repertorio nostro. Davvero, è un gioco, non una esibizione personale. Io, ad esempio, avrei voluto fare anche le pose di Zoolander, non ci vedo niente di strano.”
Il riso, infatti, non è dato dalle battute – spesso anche lente e non adatte all’improvvisazione – quanto più agli stacchi che permettono di suggestionare il pubblico tanto da farlo ridere. Per intenderci, un po’ come le risate registrate nella sitcom. Infatti, il ruolo di Fedez e di Mara è proprio quello di essere le risate dello spettatore da casa, gli imbonitori di una volta, la scritta “applause” che appare negli show registrati col pubblico dal vivo.Una formula ben congeniata, più simile alla struttura di una Sitcom, vincente sotto il piano comunicativo e, soprattutto, virale. Una risata quasi necessaria in questo periodo, dal sapore di aria fresca. Ecco cosa è LOL, una formula che ha avuto fin dal principio un’ideazione ben pensata e ben realizzata. La dimostrazione che il futuro della televisione sarà sempre più social e meno digitale.
Nessun commento:
Posta un commento