Il panorama delle serie televisive si amplifica giorno per giorno. Episodio dopo episodio le storie che si susseguono sono sempre molteplici, differenti e raccontano, in un modo o nell’altro, il mondo nel quale viviamo e siamo completamente immersi.
Qualche giorno fa si è conclusa la terza stagione di una serie, prodotta da Starz, che schiera in campo le “divinità americane”. Molti di voi, se non dovessero conoscere questa serie, si stanno domandano che cosa loro abbiano a che fare con la festività o i festeggiamenti di Pasqua. Ma dovreste saperlo, noi di 4Muses ci divertiamo a trovare paragoni e confronti nei luoghi più nascosti e oggi, in particolare, vi parleremo di una specifica puntata di questa serie, che porta in auge tutti i dissidi che si sono creati a livello votivo nel corso dei secoli.
La serie in questione si chiama, per l’appunto, American Gods (Recensione 3° stagione) e prende ispirazione dalla geniale penna di Neil Gaiman, un soggetto molto particolare che si diletta nel documentarsi e nello studiare ogni sorta di mitologia e di mito. Pensate che lui è l’autore di moltissime storie sia per la DC che per la Marvel, in particolare la storia più nota su Sandman - resa audio da Amazon - è stata stesa proprio da lui. Un genio, dunque, che affianca gli showrunner della serie e che ha contribuito a creare un mondo unico in grado di narrare il presente attraverso narrazioni e stereotipi che si sono sedimentati nel corso del tempo.
American Gods porta in scena la divinità che sono approdate nel nuovo mondo, quando era agli albori e, quando i conquistadores o i coloni erano appena arrivati pronti per poter strappare e conquistare quelle terre ancora vergini.
Il tutto si basa su una semplice domanda, che supera anche la fantasia o la storicità che viene messa in scena: nasce prima l’uomo o la divinità?
È l’uomo con la sua immaginazione a creare una o più divinità per potersi spiegare l’inspiegabile o è la divinità che dà origine all’uomo e a tutte le sfaccettature che lo caratterizzano?
Sì, domanda semplicissima.
Ma quanto mai fondamentale per poter capire quale sia il movente che fa nascere molte delle narrazioni che oggi prendiamo per assunti. In particolare, prendendo in esame una puntata sola di questa serie (tranquilli vi parleremo solo dei loro personaggi e non vi faremo spoiler), si può provare un certo senso di divertimento nello scandagliare il concetto di Resurrezione o Rinascita, ma anche di Pasqua e di Ostara.
La puntata in questione si chiama “Vieni da Gesù” e ruota proprio intorno a questi concetti che molto spesso conosciamo come “tradizionali” e che prendiamo per buoni perché ci è stato detto di farlo.
I due protagonisti della serie, mentre si muovono lungo la strada diretti a incontrare una meravigliosa e affascinante signora, vengono inseguiti e accolti da tantissime lepri. Se avete letto l’articolo che abbiamo postato qualche giorno fa (link qui), saprete che questo è un chiaro riferimento al culto pagano della divinità di Ostara. In questo articolo, infatti, vogliamo proprio soffermarci sulla sua figura e sul modo con cui una divinità, per tanti secoli festeggiata e idolatrata, sia stata soppiantata da tantissime copie del Messia. Forse, infatti, non tutti sapranno che il cristianesimo ha assunto certe date all’interno del suo calendario per poter riuscire a rendere più familiari le feste che stava cercando di inoculare nelle popolazioni durante la sua espansione. Quando, infatti, si cerca di modificare un credo per poterne far assumere un altro alla popolazione si prova a colpire i simboli che finora erano stati attribuiti a esso. Se si era soliti pregare in un tempio, il credo che cercava di espandersi avrebbe cercato con le unghie e con i denti di entrare all’interno di quel suddetto tempio. Pensate al Pantheon qui a Roma che all’inizio del VII secolo venne riconvertito al cristianesimo e tutte le divinità romane al suo interno vennero abbattute e sostituite da affreschi. Questo processo, infatti, innesca nella popolazione una sostituzione in un certo senso meno “traumatica” e più facile da accettare perché la familiarità con il luogo aiuta a inserire un dato fatto nella routine il cambiamento.
Ostara, infatti, era una festività che cadeva proprio in occasione dell’equinozio di Primavera quindi intorno al 20-21 marzo, ma molto spesso per festeggiare i suoi rituali si attendeva il completamento del ciclo lunare. La Pasqua Cristiana, infatti, cade la prima domenica successiva alla prima luna piena di primavera, quindi dopo il 21 di marzo. Motivo per cui la Pasqua cristina cade sempre dal 22 marzo al 25 aprile. La pasqua ebraica segue una regola molto simile, ma non viene festeggiata di domenica perché è il giorno proibito per la religione ebraica.
Quindi il tutto diviene un gioco di iconografie, di simboli, di usi e costumi che vengono trasmutati in altro. Proprio secondo questa ottica appare divertente analizzare questa particolare puntata di una serie che tratta una guerra tra nuove e vecchie divinità. Nell’episodio è “domenica 16 aprile, sette giorni dopo l’equinozio di Pasqua”. Pasqua, del resto, piace a molti: a chi per i coniglietti, a chi per la resurrezione, e in più se ne apprezza il cibo. Ostara, cioè Easter (Pasqua in inglese), è praticamente la divinità che in realtà è costretta a condividere il suo giorno e la sua gloria. Lei, la dea della primavera e della vita, colei che risorge dopo la fredda morsa dell’inverno.
Ma per quanto noi possiamo amare il personaggio di Ostara, anche perchè interpretato dalla bella e folle Kristin Chenoweth, tra queste righe si parla di credo. Non un credo religioso, quanto più a un potere che deriva dalla cieca fede o, come abbiamo detto poco sopra, un credo che deriva anche dall’abitudine. Una tradizione, un’usanza, un immaginario, un’icona.
“Credere significa vedere, gli dei esistono se tu credi in loro”
Perché accanto a una sola Easter ci sono molti Gesù in questa puntata, e forse questo è il vero fulcro di ciò che molto spesso assumiamo per reale e per tangibile. Per ogni credo, per ogni dogma o ideologia si vedono dei volti diversi, perché quando si chiudono gli occhi e si è spinti dalla voglia di pregare è la nostra immaginazione che concretizza quell’immagine che abbiamo del divino. Forse anche per questo il divino in realtà risiede in ogni singolo uomo... in ognuno di noi.
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