Quando un autore pubblica il suo
primo romanzo, spesso risultata – per ovvie ragioni – acerbo dal punto di vista
stilistico. Capita anche, però, che il medesimo libro sia anche il giusto
trampolino di lancio per un talento universalmente conosciuto. La recensione di
oggi si occupa di un libro pubblicato nel 2001, scritto da Banana Yoshimoto:
Kitchen.
Riconosciuto come caso
letterario, in "Kitchen" ci troviamo in Giappone e seguiamo lo triste storia di Mikage Sakurai che all’improvviso
perde l’unica persona che le era rimasta della sua famiglia: la nonna. Per un
periodo si ritrova a vivere (meglio dire a “non vivere”) nell’unico luogo della
casa che la fa sentire protetta, la cucina. Dopo il funerale della defunta, un
compagno di scuola e sua madre la invitano a stare da loro e lei, per
sdebitarsi, si dedica alla preparazione dei pasti. Trovandosi in un ambiente confortevole e
potendo dar sfogo alla sua originalità culinaria, Mikage riprende a vivere.