Il 28 febbraio 2024 è uscito su tutte le piattaforme digitale e radio “Vi Voglio Bene”, il nuovo singolo di Carlo Pontevolpe, un brano intimo e toccante che esplora le emozioni e le difficoltà dell’essere genitori; un ruolo che ha come significato quello di camminare su un filo sottile tra il desiderio di proteggere e la necessità di lasciare spazio, tra il bisogno di educare e quello di comprendere.
Scritta e composta dall’artista, la canzone è una ballata pop/rock intensa e sincera, nata in un momento di riflessione personale.
Dopo aver rimproverato il figlio, il cantautore ha sentito il peso di non essere riuscito a comunicare nel modo giusto. La domanda “Cosa direi ai miei figli se domani non fossi più qui?” ha dato vita a un brano che è insieme un testamento d’amore e un atto di consapevolezza. Il testo, diretto e senza filtri, attraversa paure, errori e desideri di ogni genitore, fino a un abbraccio liberatorio che scioglie ogni distanza.
“Vi Voglio Bene” è più di una canzone: è una lettera aperta ai figli, un promemoria per chi si trova a camminare nel difficile ma meraviglioso equilibrio della genitorialità.
Musicalmente, “Vi Voglio Bene” si sviluppa su una struttura atipica, priva della classica alternanza strofa-ritornello, con un crescendo emotivo che rispecchia la tensione e la dolcezza del rapporto tra genitore e figli. Gli accordi semplici, privi di tasti neri, richiamano le prime tastierine per bambini, mentre il ritorno all’accordo di DO maggiore nel finale simboleggia un ritorno alla serenità.
Il videoclip di “Vi Voglio Bene” racconta visivamente l’essenza del brano: l’amore incondizionato che si nasconde tra il caos della quotidianità. La casa piena di giochi sparsi, il disordine che ogni genitore cerca di sistemare senza successo, diventano metafora di un’esistenza imperfetta ma autentica. Carlo Pontevolpe canta il brano al tramonto, un momento simbolico che segna la fine di una giornata ma anche l’attesa di un nuovo inizio, proprio come il rapporto tra genitori e figli, fatto di inciampi e ripartenze. Nel finale, i bambini tornano a casa e, in un gesto spontaneo, abbracciano il padre prima di rimettersi a giocare, riportando il disordine, e con esso, la loro gioiosa vitalità.
Scritta e composta dall’artista, la canzone è una ballata pop/rock intensa e sincera, nata in un momento di riflessione personale.
Dopo aver rimproverato il figlio, il cantautore ha sentito il peso di non essere riuscito a comunicare nel modo giusto. La domanda “Cosa direi ai miei figli se domani non fossi più qui?” ha dato vita a un brano che è insieme un testamento d’amore e un atto di consapevolezza. Il testo, diretto e senza filtri, attraversa paure, errori e desideri di ogni genitore, fino a un abbraccio liberatorio che scioglie ogni distanza.
“Vi Voglio Bene” è più di una canzone: è una lettera aperta ai figli, un promemoria per chi si trova a camminare nel difficile ma meraviglioso equilibrio della genitorialità.
Musicalmente, “Vi Voglio Bene” si sviluppa su una struttura atipica, priva della classica alternanza strofa-ritornello, con un crescendo emotivo che rispecchia la tensione e la dolcezza del rapporto tra genitore e figli. Gli accordi semplici, privi di tasti neri, richiamano le prime tastierine per bambini, mentre il ritorno all’accordo di DO maggiore nel finale simboleggia un ritorno alla serenità.
Il videoclip di “Vi Voglio Bene” racconta visivamente l’essenza del brano: l’amore incondizionato che si nasconde tra il caos della quotidianità. La casa piena di giochi sparsi, il disordine che ogni genitore cerca di sistemare senza successo, diventano metafora di un’esistenza imperfetta ma autentica. Carlo Pontevolpe canta il brano al tramonto, un momento simbolico che segna la fine di una giornata ma anche l’attesa di un nuovo inizio, proprio come il rapporto tra genitori e figli, fatto di inciampi e ripartenze. Nel finale, i bambini tornano a casa e, in un gesto spontaneo, abbracciano il padre prima di rimettersi a giocare, riportando il disordine, e con esso, la loro gioiosa vitalità.
«“Vi Voglio Bene” è il
mio “testamento umanitario” scritto per i miei figli. Il pezzo è nato a
metà del 2022, quando ero padre di un solo figlio, ma è stato completato
nel 2024, quando i figli erano già diventati due…e questo si riflette
anche nel brano, in cui all’inizio mi rivolgo a “te” e per poi passare
al “voi” nella seconda parte.»
Carlo Pontevolpe





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