sabato 2 gennaio 2021

#Costume&Società: Mystic Messenger (parte 1)

 
personaggi "principali" del gioco
(da sinistra a destra: Zen, Yoosung, Jumin, 707 e Jaehee).
Sappiamo bene che per i gamer sentir parlare di visual novel nella maggior parte dei casi è un colpo al cuore.
Estremamente famosi in Giappone, inizialmente con una grafica tutta in stile anime e un'animazione limitata o addirittura assente, le visual novel sono considerate, dagli amanti dei videogiochi, dei giochi fasulli.

Se traduciamo letteralmente questo termine, quello che uscirà fuori sarà romanzo visivo.
Il concept delle visual novel è molto semplice: tu sei il personaggio principale, e tu influenzi in tutto e per tutto la trama del gioco in questione e di conseguenza anche il finale di quest'ultimo.
Nel corso degli anni questo genere sta tornando alla ribalta, e il mondo delle visual novel sta - per fortuna - uscendo sempre di più dallo stereotipo di "giochetto per ragazzine".
Avete mai sentito parlare della saga di Life is Strange e di Detroit: Become Human? Veniteci a dire che son giochetti per ragazzine quelli, se avete il coraggio.

venerdì 1 gennaio 2021

#SullaStrada: Siena

Noi di 4Muses siamo attratte da tutto ciò che è Storia. Un posto ci ammalia completamente se sentiamo l’energia storica che emana. Ecco perché ci piace tantissimo girare per ogni vicolo di Roma, o per il resto d’Italia. Certo, in questo periodo storico è un po’ difficile prendere un treno per visitare altre città, ma nulla ci impedisce di farlo virtualmente. Vorremmo così portarvi con noi a Siena, in attesa di poterlo fare anche fisicamente.

Siena è una città che comincia il suo cammino verso la fioritura sul finire dell’XI secolo. L’aumento del commercio e dei pellegrinaggi tra Nord e Sud ne rafforzano il potere economico e politico. Nel 1197, assieme ad altri comuni toscani, firma la Lega Tuscia: un patto dove le cittadine toscane si impegnano a difendersi vicendevolmente e assieme stabiliscono i propri confini territoriali.

Nonostante tutto, questo non è ancora il periodo che dà il via alla vera epoca d’oro senese, per la quale dobbiamo attendere altri due secoli. Arriviamo così nel XIII secolo, quando la Repubblica decide di investire il proprio patrimonio in opere di rinnovamento urbano. Sono di questo periodo, infatti, le basiliche di San Domenico (1226) e di San Francesco (1228).

Piazza del Campo

È una delle piazze più visitate al mondo, e in più ci offre una visione spettacolare su quella che è l’architettura medievale. Con i suoi 333 metri di circonferenza, vista dall’alto assomiglia a una vasta conchiglia. La sua rarità consiste anche nel fatto che non è perfettamente piatta, ma anzi, segue il dislivello del terreno che sorge nell’antico campo, da cui prende il nome. Qui sorge Palazzo Pubblico: la sede del governo della Repubblica di Siena. Se avete avuto la fortuna di visitarla, potete notare la divisione in nove spicchi, in onore del Governo dei Nove (1287-1355). In questo periodo, grazie al governo delle istituzioni repubblicane, che durerà fino alla metà del ‘500, Siena conosce la sua vera epoca d’oro.

Palazzo Pubblico

Come già detto, era la sede del Governo. Una delle sale più importanti al suo interno è quella del Mappamondo, che deve il nome a un disco piatto girevole su cui rappresentato c’era il mondo con Siena al suo centro. Questo oggetto è andato perduto circa sette secoli fa.
All’interno della sala vi si riuniva il Consiglio Generale, o Gran Consiglio della città. Venivano prese tutte le decisioni più importanti, e si discuteva di politica estera. Ricordiamoci che in quel periodo storico anche un comune a qualche chilometro di distanza era considerato “estero”. Per evitare di diventare una città sotto una Signoria, la classe nobiliare era volutamente esclusa dal Consiglio.
La sala è decorata con i ritratti dei personaggi più illustri di Siena, come Santa Caterina e San Bernardino. Ma ci sono anche affreschi di battaglie e guerre, come quello celebre di Simone Martini che ritrae Guidoruccio da Fogliano alla conquista di una città fortificata.

Nella sala della Pace, chiamata anche del Buongoverno, si riuniva il Governo di Siena, ossia i nove membri scelti tra i cittadini più illustri. Non a caso qui troviamo raffigurato un ciclo di affreschi: l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.
Da una parte ci viene mostrato il Cattivo Governo: un uomo raffigurato come un personaggio mostruoso, metafora del tiranno. Sopra di lui volteggiano i tre Vizi capitali che spingono l’uomo a compiere le azioni più spregevoli: Avarizia, Superbia e Vanagloria. Dall’altra parte abbiamo la rappresentazione del Buon Governo: una donna che cerca l’ispirazione in Dio. Tra le mani ha una bilancia con due piatti, chiaro segnale che se c’è una giustizia equilibrata, armonia e pace prospereranno su ogni Regno. Sulla testa di un vecchio, che rappresenta il Governo stesso, il grande saggio, troviamo le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Alla sua sinistra c’è la Pace, rappresentata come una bella signora vestita di bianco adagiata su cuscini che nascondono armi e corazze.

Siena e le Contrade

Siena è una città particolare, che fin dalla sua nascita ha vissuto in rivalità con il resto dei borghi e anche all’interno di se stessa. Siena fa la guerra alle città confinanti, ma i tumulti non cessano neanche nel suo interno. Ancora oggi è divisa in diciassette Contrade, ma nei secoli passati erano molte di più. Le contrade moderne risalgono al Cinquecento e si sfidano ogni anno nel celeberrimo Palio. Ci scusiamo se non riusciamo a parlarne nel modo giusto, ma non avendo provato sulla nostra pelle il reale significato di ciò che si prova, non riusciremmo mai a poterlo far arrivare a voi. Solo un senese può comprendere il valore della competività tra Contrade. Ma come si decide a quale Contrada appartenere? Oltre alla ovvia motivazione di dove si è nati, un peso enorme lo fa anche la discendenza di appartenenza. Possono esserci anche dei simpatizzanti, che pur non appartenendo a una per diritto di nascita o di discendenza, la sostengono per altre motivazioni personali.

Santa Caterina da Siena, Patrona italiana ed europea

Un personaggio senese di spicco è senza dubbio Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena. Nasce a Siena il 25 marzo del 1347 e muore a Roma il 29 aprile 1380. Forse dire “nasce a Siena” non rende particolarmente omaggio allo spirito della città, quindi sarebbe meglio dire che nasce nel rione Fontebranda, nella contrada dell’Oca.

All’età di dodici anni i genitori cominciarono le comuni trattative per un matrimonio vantaggioso. All’inizio lei ne fu entusiasta, ma ben presto se ne pentì, dicendo ai suoi che era votata al Signore ed era disposta a mantenere la parola data. All’epoca, per prendere i voti, bisognava versare una dote al monastero. La famiglia non poteva permetterselo, e questo creò molti ostacoli a Caterina. Ogni difficoltà, però, venne rimossa quando suo padre la sorprese in preghiera. Per il padre, in quel momento, la figlia non sembrava quasi umana, e diede l’ordine che nessuno le impedisse la realizzazione del suo desiderio.

Nonostante la giovane età e la castità che ne conseguiva, l’ordine delle Terziarie domenicane, conosciute come “Mantellate” rifiutò la giovane Caterina. All’epoca venivano ammesse solo vedove o donne di età matura e di buona fama. Dopo la negazione di entrare nell’Ordine, Caterina fu colpita da una grave febbre che le mutò i lineamenti del viso, facendola apparire più anziana di quanto non fosse. La madre andò quindi a chiamare le Sorelle, riferendo le parole sofferenti della figlia. Le suore, rimaste a bocca aperta per il dolore della giovane, la accolsero e poco dopo, lei guarì. Passò i primi tre anni completamente isolata dalle altre sorelle che le negarono ogni aiuto. Lei, infatti, non capiva il latino con cui erano solite pregare e ascoltare messa. Caterina passò la vita a curare gli ammalati e a dare aiuto ai bisognosi. Si sacrificò al prossimo, anche sotto le minacce di insulti e percosse. 
 
La Santa è patrona della città di Siena, della contrada del Drago e dell’Oca. È inoltre patrona di Cengio, Poggio San Vicino, Varazze e della Diocesi di Gamboma. Nel 1939 Papa Pio XII la proclama Patrona d’Italia assieme a San Francesco d’Assisi, e Giovanni Paolo II la proclama compatrona d’Europa nel 1999.

giovedì 31 dicembre 2020

#StorieRomane: Marforio

Torna il nostro appuntamento con le statue parlanti di Roma, quelle sculture sparse per la città su cui i cittadini erano soliti lasciare frasi e invettive contro il potere dell’epoca. Abbiamo già parlato di Pasquino e di Madama Lucrezia, ma oggi parliamo di Marforio. Si tratta di una statua costruita da un ignoto nel primo secolo, che probabilmente rappresenta il dio Nettuno, Oceano o il Tevere. Secondo altre fonti sarebbe la personificazione del fiume Nera, uno dei principali affluenti del Tevere. 

mercoledì 30 dicembre 2020

#Costume&Società: Black Mirror nella vita reale - il caso di Stas Reeflay

Stanislav Reshetnikov, in arte Stas Reeflay.
Forse conoscerete già il volto di questo ragazzo, o forse, purtroppo o per fortuna per voi, ancora no.
Il suo nome è Stas Reeflay, nome d'arte di Stanislav Reshetnikov.
Ha trent'anni, come potete ben immaginare dal suo nome è russo, ed è uno youtuber. O forse dovremmo dire era.

I suoi iscritti non erano nemmeno tanti, e se calcoliamo quanto alcuni creators sulla piattaforma di YouTube abbiano alzato l'asticella (il canale con più iscritti al mondo è T-Series, con 166 milioni di iscritti), ci rendiamo conto che i quasi 5 mila iscritti di Reeflay sono letteralmente il nulla cosmico.
Eppure, era molto conosciuto.

martedì 29 dicembre 2020

#Costume&Società: Balla che ti passa!

Quante volte abbiamo detto o sentito qualcuno dire “Io non so ballare”? Bene, è una delle più grandi menzogne di sempre. Il ballo fa parte del nostro patrimonio culturale da secoli, dalla nascita delle prime comunità. Nasce con noi, con i primi ominidi, con lo scopo di comunicare e per rafforzare il lavoro di gruppo. Addirittura lo psicologo dell’evoluzione Robin Dunbar sosteneva che il primo ballo fosse nato come conseguenza di uno “spidocchiamento”.

Noi sappiamo ballare, perché la capacità di seguire un ritmo nasce insieme a noi. Gli esseri umani e poche specie di uccelli hanno il senso del ritmo. Siamo in grado di distinguere quello regolare da uno irregolare, perché il secondo psicologicamente tende a sorprenderci.

lunedì 28 dicembre 2020

#Pensieri: La rana e lo scorpione

Ho conosciuto la favola de: "la rana e lo scorpione", attribuita a Esopo, nel 1999, grazie alla musicassetta degli 883 Grazie mille”. Da bambina mi piaceva tantissimo, tanto che il nastro era quasi rovinato nella parte in cui si narra la storia. Crescendo mi è rimasta sempre impressa la frase: “Perché sono uno scorpione, è la mia natura”. E ora che sono ormai donna, mi rendo conto di quanto le persone non cambino realmente. Possono limare i propri difetti, possono evitare certi comportamenti, ma finché agiscono a seconda della propria natura umana (l’Ego), non cambieranno mai del tutto.

"Lo scorpione doveva attraversare il fiume, così non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana. «Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda». La rana rispose: «Fossi matta! così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi». «Per quale motivo dovrei farlo?», incalzò lo scorpione. «Se ti pungo, tu muori e io annego»."

sabato 26 dicembre 2020

#Natale: Questo era Natale

Ci sono ricordi che solleticano il cuore. Ognuno vive il Natale secondo le proprie tradizioni, tramandate negli anni, intoccabili come comandamenti incisi su pietra. Per noi la vigilia era l'ultimo ostacolo a dividerci dal mattino più atteso dell'anno. Consisteva in una comune cena seguita possibilmente da uno speciale canoro ad hoc del cantante di turno, e poi tutti a letto dopo aver lanciato un'occhiata smaniosa ai piedi sgombri dell'albero, rigorosamente vero, addobbato ogni volta di una miscela diversa di colori e ornamenti.

Allora entravo in scena io, silenziosa, rapida, a posizionare i pacchetti di tutta la famiglia sul pavimento cosparso di aghi di abete, per poi coricarmi trovando il sonno solo più tardi, troppo emozionata per abbandonarmi subito nel suo abbraccio.