martedì 30 settembre 2025

#Libri: Il segreto di Miss Austen

Con un esordio che risale al 2011, sempre per Fazi Editore con il titolo Mani calde, Giovanna Zucca torna in libreria dal 16 settembre 2025 con un nuovo titolo, ancora una volta dedicato a una delle sue autrici del cuore. Il segreto di Miss Austen promette frizzantezza e un romanzo in fiero stile regency.
 
Essendo reduce dalla mia prima lettura di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, che ho amato con tutta me stessa (com’è possibile che abbia atteso così tanto prima di lanciarmi sul classico dei classici, sul romance per eccellenza? Me lo sto chiedendo da allora), quando ho adocchiato questo titolo ho pensato che potesse fare al caso mio: non ero ancora pronta a lasciare l’epoca regency di Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy, che tanto mi aveva fatto compagnia nelle settimane precedenti.
Mio malgrado, Il segreto di Miss Austen si è rivelato essere l’opposto di quel che speravo.

Io e gli autori italiani non abbiamo un ottimo rapporto.
Parte di questo problema sono senza ombra di dubbio io: preconcetti e pregiudizi sono ben radicati, soprattutto essendo abituata a leggere narrativa straniera e grandi classici, per lo più inglesi. Il resto del ‘problema’, se così lo si può definire, sono proprio gli autori italiani: difficilmente riesco a trovarne uno che mi emoziona e mi scuote tanto quanto sono in grado di fare gli autori stranieri.
Ovviamente ho le mie eccezioni sia in una categoria che nell’altra, quindi autori stranieri che non ho apprezzato affatto e autori italiani che ho letto volentieri, ma purtroppo Zucca non rientra tra questi ultimi.

L’impressione che ho avuto leggendo questo romanzo, seppur l’idea di fondo mi sia davvero piaciuta e si capisca che l’autrice sa di cosa parla (a partire dall’ambientazione nel cottage di Chawton, ultima dimora di Jane Austen e ora museo a lei dedicato), è stata quella di una volontà di emulazione, a mio parere purtroppo mal riuscita.
Le atmosfere regency che tanto andavo cercando e che avevo da poco lasciato in Orgoglio e pregiudizio sono rimaste nascoste sotto lo stile dell’autrice, a volte tanto forzato nell’imitazione dell’originale da perdere traccia di sé e lasciare la pallida e spiacevole sensazione di un’emulazione mal riuscita.
Ciò che cerco in una lettura è, oltre a una trama interessante che possa catturare il mio interesse, una voce unica, qualcosa che distingua un autore da un altro, che mi permetta di riconoscere in mezzo a tanti altri la peculiarità di quell’autore. Per Steinbeck sono le descrizioni particolarmente vivide, in grado di trasportarmi nei luoghi dei racconti; per King è il suo essere prolisso, che tanto amo quanto in passato ho detestato; per Donna Tartt le atmosfere oniriche, che trasportano il lettore nel libro quasi fosse un sogno. 
Per ognuno di questi autori c’è un particolare che mi permette di riconoscerli, che li fa spiccare sopra altri, e purtroppo questo non è accaduto con Zucca, che ha – a mio parere. Liberissimi di dissentire, anzi, mi piacerebbe molto conoscere pareri opposti al mio! – ecceduto nel desiderio di riproduzione di un grande classico a discapito della propria voce
Purtroppo non ho empatizzato davvero con nessuno dei personaggi descritti nella storia, trovandone alcuni – uno dei protagonisti principali, Miss Olimpia Stokes – davvero insopportabili, a tratti poco credibili con l’idea di regency che ci è pervenuta con Orgoglio e pregiudizio e il resto della letteratura dell’epoca.
Nemmeno Jane Austen in persona (letteraria) è riuscita a rubare la scena e convincermi. Per quanto non abbia idea di come davvero fosse l’autrice in vita, l’ego smisurato con cui è stata dipinta – seppur con le sue fragilità – mi ha portato a storcere il naso più e più volte, senza riuscire a entrare in sintonia nemmeno con colei cui il libro è implicitamente dedicato.
 

La conclusione risolleva leggermente le sorti del romanzo, altrimenti davvero lontano dal mio gusto personale. Alcuni dei personaggi hanno, proprio verso la fine, un cambiamento in positivo, che regala un po’ di senso al percorso che hanno affrontato lungo gli eventi.
Non ho apprezzato la vera e propria chiusura del romanzo, uno scorcio in prima persona sui personaggi, lontano dalla voce narrante: a mio parere non del tutto superfluo, ma certamente ridondante.
Una lettura che consiglierei soltanto a chi ha voglia di regency, sì, ma a chi non è strettamente legato all’idea del genere nato all’epoca.

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