Sarà la mia luna in Cancro a parlare, ma personalmente amo perdermi nei ricordi d’infanzia, riassaporare odori, profumi, sapori che tornano in superficie quando visito dei luoghi o riascolto delle canzoni.
Allo stesso modo è stato per me un piacere perdermi in quelli di Damiani grazie alla sua penna poetica che, anche in prosa, ha saputo dare vita agli anni più belli.
Il mondo del piccolo Claudio è semplice e immerso nella natura. Trascorre il tempo andando in giro con la sua biciclettina rossa, a giocare con gli amici, a sporcarsi le mani di terra e la bocca del succo dei frutti che gli amici alberi sanno donargli. Cresce tra giochi, spensieratezza, primi amori ma anche la paura innata e forse insensata verso innocui insetti.
Il villaggio diventa pilastro fondamentale in tutta la sua vita, tant’è che saranno tante le volte in cui vi tornerà, nonostante il tempo complice della decadenza degli edifici e dell’esodo dei suoi abitanti.
I ricordi con i loro salti temporali, con animali e piante che prendono voce vengono trattati come sogni e in questo viaggio metaonirico, Damiani mette a posto pezzi della sua psiche comprendendosi grazie all’amicizia con il suo passato.
Così avviene la rinascita: riscoprendosi spettatori di un passato che abbiamo vissuto per capire da dove nasce una parte di noi.
Intervallato da prosa e poesie, questo piccolo libricino è un toccasana per quando vogliamo distaccarci dalla realtà e tornare a un tempo dove si poteva sognare senza preoccupazioni, senza vergogna, come il più puro e innocente dei baci.
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