Ogni anno è sempre la stessa storia. Di solito, le persone normali attendono il proprio compleanno per ricevere regali e per condividere convivialità con i propri amici. Ma io no. Il mio destino è alquanto… singolare. La mia nascita potrebbe non essere mai avvenuta. Detto così è sconcertante, lo so. Per trovare un senso alla mia grottesca situazione, non vi resta che ascoltare ciò che ho da dire. Anche se vi confesso che io un senso sul mio fato non l’ho mai trovato.
Fu un 3 febbraio particolare quello dell’anno in cui (forse) nacqui. Le opposizioni astrologiche dello zodiaco emergevano al culmine della mia venuta sulla terra. Quel cielo potrebbe essere stato certamente un caso rispetto agli eventi di quel 3 febbraio, ma data la “coincidenza” di ciò che accadde, mi risulta difficile credere che gli astri siano stati avulsi dal fenomeno che mi caratterizzò.
Normalmente, il tessuto della realtà è piano, la quarta dimensione a cui siamo tutti abituati ci culla nella certezza dei nostri sensi. Qualcuno spinge la propria immaginazione verso altri mondi e verso delle divinità, ma anche il più audace intuito nasce in un corpo vincolato dai sensi.
Il 3 febbraio fu solo un attimo in cui ciò non fu più vero. O almeno, non lo fu per mia madre. Nella camera dell’ospedale si verificò un collasso dimensionale, una piccola crepa impercettibile della realtà. Quasi nessuno difatti si accorse di nulla. Solo una persona comprese ciò che non doveva comprendere, comprese ciò che stava per accadere. Mi riferisco a una schizofrenica che si precipitò nel reparto maternità per avvertire mia madre.
La schizofrenica, sedicente veggente, non si fece notare da nessuno. Urlava e biascicava, ma solo mia madre poteva vederla e sentirla. Mi rendo conto che non sia una bella sensazione trovarsi di fronte una pazza che nessun altro può vedere mentre stai per partorire. Tuttavia, mia madre era così logorata dallo sforzo fisico del parto che non lasciava spazio alla paura. Neanche quando lei chiese ai medici di allontanare la pazza e i medici risposero che non c’era nessuno.
Mia madre si convinse di aver avuto un episodio psicotico quel giorno, ma in realtà quella veggente aveva sfruttato la crepa dimensionale per passare inosservata.
Io non seppi di questa storia nella mia infanzia, ne venni a conoscenza durante il mio tredicesimo compleanno. Durante la mezzanotte del 3 febbraio, caddi in un sonno profondo, quasi anestetico. Fu un’istante che mi ricordò ciò che di più ancestrale si annidava nella mia memoria: la mia nascita. Il sonno fu fisico, ma non spirituale. Percepivo intensamente tutto, vedevo la mia stanza dall’alto con il mio corpo dormiente e sdraiato.
In quel momento venne a trovarmi uno spirito deceduto per parlarmi di ciò che mi stava succedendo. Mi spiegò che tredici anni prima nacqui in una condizione di ambiguità fisica. Mi spiegò ciò che vi ho già raccontato della mia nascita, aggiungendo alcuni dettagli. Il mio corpo esisteva, ma allo stesso tempo non esisteva. Ero stato partorito nella dimensione sbagliata, nell’attimo in cui un vortice mi ha richiamato a una realtà che non mi appartiene. L’Ordine Supremo, che taluno della terza dimensione identifica come il Creatore, stava per reclamare la mia esistenza, annullando di fatto la mia nascita e il corso della mia vita svoltosi sino a ora.
Lo spirito che mi raccontò ciò, tuttavia, mi disse di non preoccuparmi. Mi avrebbe protetto dall’Ordine Supremo, giacché nella nostra dimensione aveva scarso potere. L’Ordine Supremo, difatti, impiegò tredici anni a rintracciarmi nella quarta dimensione.
Proprio nel momento in cui il racconto finì, una sfera di luce iniziò a materializzarsi davanti al mio corpo. Il mio spirito compagno recitò un sortilegio che scacciò via la fluorescenza che ormai avvolgeva il mio involucro mortale.
Al risveglio continuai a vivere normalmente, pensando di aver fatto solo uno strano sogno.
L’anno successivo, nella mezzanotte del 3 febbraio, accadde ciò che era accaduto l’anno precedente. Svenni nel mio letto e il mio spirito si sollevò.
L’Ordine Supremo a quanto pare ha bisogno di un periodo ciclico prima di tentare un nuovo attacco. Questo è ciò che mi disse il mio spirito guida, confessandomi ulteriori dettagli. Si trattava dello spirito della veggente che cercò di parlare a mia madre cercando di spiegarle come proteggermi dalle entità inter-dimensionali.
Questa volta, lo spirito della veggente fece molta più fatica a scacciare l’Ordine Supremo. Nel momento in cui sembrava tornato tutto normale mi risvegliai, solo per riaddormentarmi qualche secondo dopo.
Lo spirito della veggente, con costernazione, accettò di non poter impedire la nuova venuta dell’Ordine Supremo nel nostro mondo.
Fece allora una scelta che tutt’oggi non biasimo.
Evocò dinnanzi a lei l’entità e decise di negoziare con l’Ordine Supremo. La lingua era a me sconosciuta, sembrava un protolinguaggio, ma riuscivo a capire ogni cosa. Come può uno spirito un tempo appartenuto a una mortale trattare con una divinità di un intero piano dimensionale?
A quanto pare, le divinità della terza dimensione hanno paura di una cosa che caratterizza la nostra dimensione: il caso.
Lo spirito della veggente si propose di risolvere l’unica paura della divinità, in cambio sarei dovuto rimanere su questo mondo.
L’Ordine Supremo rifiutò, ma propose un accordo unilaterale: avrebbe superato la sua paura sconfiggendo esso stesso il caso. Ogni anno, il tre febbraio, si sarebbe lanciato contro di esso e in caso di successo sul caso, avrebbe reclamato il mio essere.
Oggi sono passati tanti anni da quel momento, e posso dire di aver vissuto una vita soddisfacente…
Oh no… lo sento arrivare, speravo di avere a disposizione qualche anno in più… Mi duole dirlo, ma è arrivato il momento per me di andare e ricominciare dal principio in un universo che mi è alieno. L’Ordine Supremo sta per reclamarmi sento la sua ineluttabile presa gravare sul mio corpo. Tutto ciò che ho vissuto sarà annullato in un solo momento, ma forse avrò l’occasione di ricominciare in un mondo dove il caso non esiste.
Nella nebbia mi dissolvo
un triste giorno d’inverno,
nell’assenza mi risolvo
in un’eco dell’eterno
ove il frastuono fa concerto
fra le beffe del passato.
La vita, in fondo, è un fugace attimo incerto
in cui ho scoperto di non esser mai nato.
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