Continuiamo a scrivere dei Beatles, anche se… stavolta non proprio di loro. Quasi, ma non proprio.
C’entra John, c’entra George così come c’entra Paul, ma di Ringo nemmeno l’ombra. I Beatles non sono nemmeno i Beatles e nessuno li conosce, a parte qualche gatto a Liverpool e dintorni.
C’entra John, c’entra George così come c’entra Paul, ma di Ringo nemmeno l’ombra. I Beatles non sono nemmeno i Beatles e nessuno li conosce, a parte qualche gatto a Liverpool e dintorni.
“In spite of all the danger
In spite of all that may be
I'll do anything for you
Anything you want me to
If you'll be true to me
In spite of all the heartache
That you may cause me
I'll do anything for you
Anything you want me to
If you'll be true to me
(Indipendentemente da tutto il pericolo
Indipendentemente da quello che potrebbe essere
Farei di tutto per te
Qualunque cosa tu voglia che io faccia
Se mi sarai fedele
Indipendentemente da tutto il dolore
Che potresti causarmi
Farei di tutto per te
Qualunque cosa tu voglia che io faccia
Se mi sarai fedele)”
È “In spite of all the danger” la canzone di cui parliamo oggi, e se rimuginandoci sopra non avete idea di che canzone sia, ve lo abbiamo detto: non è propriamente dei Beatles.
Alla voce ci sono sempre John e Paul – un grande classico –, alla chitarra c’è un quindicenne George Harrison, al piano c’è John Lowe e alla batteria c’è Colin Hanton. Il brano è dei Quarrymen, e quando questa viene incisa ai Phillips' Sound Recording Services (per poco più di diciassette scellini) è il 1958. Precisamente il 12 luglio 1958, tre giorni prima del tragico incidente che porterà Julia Lennon – la madre di John – alla morte.
“In spite of all the danger”, inciso per la prima volta su un 78 giri (ormai rarissimi da trovare) e oggi inserito nella compilation Anthology 1, è il primo singolo registrato dalla band allora capitanata da Lennon, nonché primo – e unico – brano a essere accreditato ufficialmente al duo McCartney-Harrison. Anche se in realtà McCartney la scrisse completamente da solo, il piccolo Georgie per la creazione della canzone offrì “solo” la sua dimora di famiglia a Upton Green e gli assoli di chitarra che possiamo sentire nella canzone.
Canzone che, nonostante sia d’amore, scritta da un Paul di soli quindici anni, risulta essere incredibilmente matura nel suo ripetitivo testo.
Sicuramente molto matura per un ragazzo che aveva perso la madre appena due anni prima, a soli tredici anni, e aveva di certo sviluppato una sensibilità fuori dal comune.
Con la premessa che ci piace tantissimo sognare e interpretare le canzoni a modo nostro, diciamo che non conosciamo McCartney e di certo non lo conoscevamo durante gli anni della sua adolescenza, ma sappiamo come ci si sente a perdere qualcuno di molto caro, e ti fa essere diverso e più adulto rispetto a quelli della tua età. Ti fa pensare diversamente e ti fa dire cose diverse dagli altri.
Magari “In spite of all the danger” nasce solo come l’ennesima canzonetta d’amore del tempo e noi stiamo costruendo castelli in aria, ma non ci crediamo particolarmente.
Pensiamo sia più frutto dell’immaginazione di un ragazzetto sofferente per la perdita della madre, che scrive d’amore e lo fa in modo quasi accorato con la sua band. Cosa rara per i tempi.
Attenzione, non fraintendeteci, all’epoca di cantanti famosi, amatissimi e talentuosissimi era pieno il panorama musicale (basta vedere artisti come Elvis Presley a cui i Quarrymen e i Beatles si sono inspirati più volte, Buddy Holly il cui A side del dello stesso disco contenente “In spite of all the danger” è una canzone di questo cantante, e Chuck Berry), ma le band, beh, le band – come ci insegnano i numerosi documentari che abbiamo visto su quegli anni – scarseggiavano, ed erano principalmente cover band o produttrici di, appunto, quelle canzonette d’amore che oggi consideriamo tranquillamente dei cliché.
Scrivere di proprio pugno parole del genere a quindici anni, dopo aver sofferto e probabilmente già iniziato ad abbracciare il tuo dolore (in questo, Paul e John sono completamente diversi) ti rende speciale, diverso dagli altri: non lo diciamo noi da fan, ma la storia, che poi faranno.
Senza contare che dopo poco più di un mese partiranno per Amburgo per suonare all’Indra Club.
E il resto, beh, lo sappiamo.
Alla voce ci sono sempre John e Paul – un grande classico –, alla chitarra c’è un quindicenne George Harrison, al piano c’è John Lowe e alla batteria c’è Colin Hanton. Il brano è dei Quarrymen, e quando questa viene incisa ai Phillips' Sound Recording Services (per poco più di diciassette scellini) è il 1958. Precisamente il 12 luglio 1958, tre giorni prima del tragico incidente che porterà Julia Lennon – la madre di John – alla morte.
“In spite of all the danger”, inciso per la prima volta su un 78 giri (ormai rarissimi da trovare) e oggi inserito nella compilation Anthology 1, è il primo singolo registrato dalla band allora capitanata da Lennon, nonché primo – e unico – brano a essere accreditato ufficialmente al duo McCartney-Harrison. Anche se in realtà McCartney la scrisse completamente da solo, il piccolo Georgie per la creazione della canzone offrì “solo” la sua dimora di famiglia a Upton Green e gli assoli di chitarra che possiamo sentire nella canzone.
Canzone che, nonostante sia d’amore, scritta da un Paul di soli quindici anni, risulta essere incredibilmente matura nel suo ripetitivo testo.
Sicuramente molto matura per un ragazzo che aveva perso la madre appena due anni prima, a soli tredici anni, e aveva di certo sviluppato una sensibilità fuori dal comune.
Con la premessa che ci piace tantissimo sognare e interpretare le canzoni a modo nostro, diciamo che non conosciamo McCartney e di certo non lo conoscevamo durante gli anni della sua adolescenza, ma sappiamo come ci si sente a perdere qualcuno di molto caro, e ti fa essere diverso e più adulto rispetto a quelli della tua età. Ti fa pensare diversamente e ti fa dire cose diverse dagli altri.
Magari “In spite of all the danger” nasce solo come l’ennesima canzonetta d’amore del tempo e noi stiamo costruendo castelli in aria, ma non ci crediamo particolarmente.
Pensiamo sia più frutto dell’immaginazione di un ragazzetto sofferente per la perdita della madre, che scrive d’amore e lo fa in modo quasi accorato con la sua band. Cosa rara per i tempi.
Attenzione, non fraintendeteci, all’epoca di cantanti famosi, amatissimi e talentuosissimi era pieno il panorama musicale (basta vedere artisti come Elvis Presley a cui i Quarrymen e i Beatles si sono inspirati più volte, Buddy Holly il cui A side del dello stesso disco contenente “In spite of all the danger” è una canzone di questo cantante, e Chuck Berry), ma le band, beh, le band – come ci insegnano i numerosi documentari che abbiamo visto su quegli anni – scarseggiavano, ed erano principalmente cover band o produttrici di, appunto, quelle canzonette d’amore che oggi consideriamo tranquillamente dei cliché.
Scrivere di proprio pugno parole del genere a quindici anni, dopo aver sofferto e probabilmente già iniziato ad abbracciare il tuo dolore (in questo, Paul e John sono completamente diversi) ti rende speciale, diverso dagli altri: non lo diciamo noi da fan, ma la storia, che poi faranno.
Senza contare che dopo poco più di un mese partiranno per Amburgo per suonare all’Indra Club.
E il resto, beh, lo sappiamo.
Nessun commento:
Posta un commento