Sanremo 2024 è Ghali che urla “stop al genocidio” e Dargen D'Amico on fire. Ma anche le bande delle forze armate, il ricordo dei profughi istriano-dalmati, una scelta degli ospiti un po' più “boomerissima”. L’ultimo festival dell’era-Ama (sempre sia lodata) è sembrato il tentativo di “preparare la tavola” per qualcosa di diverso, più in linea con lo spirito della Nazi(one)
NB: Questo articolo l'ho scritto prima di tutte le polemiche su Domenica In con Mara Venier (sempre sia lodata anche lei: con il comunicato bislacco -"merdone" suona male- che le hanno costretto a leggere, ha levato le castagne dal fuoco a Giampaolo Rossi. Si meriterebbe una statua equestre a viale Mazzini. Il cavallo c'è gia), quindi tutte le polemiche post Sanremo 2024 non le ho seguite. Comunque grandi Ghali e Dargen D'Amico.
74% di share. Quasi il doppio di giocatori al fantasanremo. La consapevolezza che le canzoni di Annalisa le canta anche tua nonna con la sciatica (che poi la mobilità di Annalisa sul palco era quella). I freddi numero di Sanremo 2024 sono tutti dalla parte di Amadeus.
Eppure, messaggiando tutto il mio sdegno per la classifica finale a un’amica, la risposta che ho ottenuto è stata «Boh, sì, non ho seguito molto. L’ho trovato noiosissimo». E ho iniziato a riflettere: l’anno scorso, ho visto le serate in mezzo alla settimana con avidità, la finale me l’ero fatta con l'endovena di caffè e c’erano stati 2000 colpi di scena. Quest’anno, ho tentato di vedere la serata cover e l’ultima serata. Risultato: all’1.30, dormivo a bocca aperta, in modo molto poco di classe.
Il che dice due cose: che i 30 prima o poi arrivano per tutti (sì, parlo con voi 2002); e che qualcosa è cambiato, anche se i numeri vanno ancora alla grande. E ho pensato a quel poco che ho visto: l’anno scorso avevamo avuto un festival “sovversivo”. Quest’anno, Amadeus ha pensato più a non prenderle, a fare un festival Ama-sovranista.
Questo perché Amadeus è un grande professionista e un grande aziendalista; perché il sentiment del Paese, piaccia o non piaccia, è cambiato; ma anche perché era un anno che gli facevano una testa così con la scena di Fedez e Rosa Chemical. Una gioia per noi spettatori; l’argomento di un anno di sessioni di psicanalisi per Amadeus. Che (e qui chiudiamo il cerchio) ha visto per 365 giorni il fantasma di Pino Insegno aleggiare sull’ariston. Fantasma che si è dissolto del tutto solo alla fine dell’altr’anno, quando pure Roberto Sergio e co. hanno dovuto ammettere che il suo programma aveva meno share della pubblicità.
Ricostruendo quello che sono riuscito a vedere di Sanremo 2024 (per i trenta che incombono di cui sopra), mancava intanto un Rosa Chemical, ma anche solo un Achille Lauro, un po' più performer. Il bastimento carico carico di trasgressione se lo portava dietro Loredana Bertè. Che però, onestamente, non è in linea con lo spirito dei tempi a livello musicale. E poi, Loredana Bertè è Loredana Bertè da più di 40 anni, il tempo per digerirla lo abbiamo avuto.
Da questo discende un’altra cosa: la penuria di messaggi. L’anno scorso pareva che ogni cantante avesse da trasmettere la sua visione di un mondo nuovo. Quest'anno, tolto Ghali, questo non si è visto. Ghali che infatti è stato bastonato a dovere, il giorno dopo il festival, dall'ambasciata di Israele e da Maurizio Gasparri (che a noi piace ricordare con questa foto).
Per il resto, tutto molto sul vago: Dargen D’Amico che si dice a favore della pace la prima sera e la seconda dice che: «Non voglio essere strumentalizzato politicamente». Un giornalista engagé direbbe che l’unico tipo di dissenso che è ancora universalmente accettato è il qualunquismo. Ma forse gli avrà bussato Amadeus nel camerino dopo la prima sera, dicendogli che «Sanremo 2023 è passato. In Sanremo 2024 questo non si fa». Tutto questo con una pistola in mano, per restare più sullo spirito della Nazione.
Gli altri, una nebbia di “sii te stesso”, “Non ti nascondere”, “passati il filo interdentale”. Roba talmente vaga da fare l’effetto “quadro con raccomandazioni nello studio di un pediatra”.
Poi, la conduzione. Per una strana legge fisica, chi conduce Sanremo bene (Amadeus e Pippo Baudo, di base) non è un blocco solido, ma un liquido: prende la forma del suo contenitore. E il contenitore si chiama co-conduttore. L’anno scorso c’erano Fedez e la Ferragni che il Festival lo hanno plasmato a loro immagine e somiglianza. Ma anche, tanto per dire, Francesca Fagnano.
Nel Sanremo 2024, Mengoni a parte (la vera genialata di questo Sanremo) c'è stata una condizione molto pacata e professionale da parte di Giorgia, che però è stata poco d’impatto.
Al contrario di Lorella Cuccarini: sembrava il carnevale di Rio, la sala stampa poteva darle un premio per la conduzione più irritante dell'ultimo decennio. Una continua autocelebrazione, in mezzo alla quale Amadeus sembrava un po' imbambolato. Scolastica, anche se non demerita la Mannino.
E poi c'è la questione Fiorello. Fiorello è un grande, Fiorello ha fatto dei grandissimi programmi che resteranno nella storia della Rai. Detto questo, Fiorello ha un budget e un’apertura di credito di cui nessuno gode in Rai da quando ho memoria. Gli ascolti lo premiano, ma con lo stesso budget (e la stessa copertura legale) Valerio Lundini finirebbe al Saturday Night Live e Report vincerebbe il Pulitzer tre volte di seguito. Inoltre, anche Fiorello un po' liquido lo è: dal momento in cui Giorgia Meloni è diventata primO ministrO, Fiorello si è spostato più sul conservatorismo. E questo si vede anche con l’originalissimo monologo sul politically correct, tema che a Destra non è mai stato sentito: se la Destra mettesse la stessa energia psico-fisico-intellettuale che usa per combattere la cultura “woke” (che in Italia è una barzelletta, fra l’altro) nell’azione di Governo, oggi avremmo autonomia differenziata, premierato ed egemonia culturale per i prossimi 90 anni. Meglio così, forse.
Ma forse, lo spread più grande fra Sanremo 2023 e Sanremo 2024 lo si vede con l’apertura con inno di Mameli e “Va pensiero”. Ed è inutile ricordare la serie che sta per uscire, l’anno scorso queste cose non interessavano a nessuno. E mai ci sarebbero stati gli high five con bande di generali e forze dell’ordine. L’apoteosi di questo è stata la commemorazione delle foibe. Lì, si è visto che anche Amadeus ha dei limiti: non si era studiato la lezione. Oppure, è stato “costretto” a farsi dettare la linea dalla Destra: non dire mai quanti sono stati i morti per infoibazione. E quindi parte molto sicuro, l’ultima sera, a ricordare «Le 200.000 persone, costrette a fuggire dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, per opera dei titini. Una tragedia nascosta per decenni». Subito dopo, però, parte un teatro dell'assurdo «Ma non vi sono solo gli esiliati, perché in quegli anni morirono… ci furono veramente… beh, moltissime persone soffrirono e vennero uccise». Fra le 3500 e le 5000, Amadè. Le stesse uccise a San Saba, il nostro principale campo di sterminio.
Fatte queste premesse, Sanremo 2024 è stato il solito evento straordinario. Qualcuno potrebbe lamentarsi per la lunghezza, ma penso che sia stato così “ingolfato” solo perché molti cantanti sapevano che un altro Sanremo al 75% forse gli ricapiterà fra 30 anni. E quindi nessuno si voleva perdere quello.
Per quanto riguarda i fischi a Geôlier, detto che anche a me musicalmente la canzone non piace, si potrebbe citare Churchill «Gli italiani perdono i festival di Sanremo come se fossero guerre e le guerre come fossero festival di Sanremo». Amadeus comunque irreprensibile.
Per la classifica finale sostituirò «Te lo meriti Alberto Sordi» con «Te la meriti Angelina Mango»: brava cantante, ma Ghali a questo Eurovision sarebbe stato fantastico. E poi, la cosa di far vincere una donna era scontata, da parte della sala stampa.
E quindi, dopo cinque anni di rassicurantissima e stabilissima autorità, con Sanremo 2024 il Governo Amadeus si fa da parte. Lo fa con una carrozza che sembra uscita fuori da Shrek insieme a Fiorello (chissà dei due è Fiona), proprio il primo anno dopo la morte di Steve, il cantante degli Smash Mouth. E adesso? Il Governo vorrà qualcuno di controllabile e stabile. Motivo per cui chiederanno a Fiorello, che però probabilmente gli sbatterà la porta in faccia. A quel punto, si apre un enorme campo di ignoto, ma ci sono due nomi papabili: Paolo Bonolis, che vede il suo contatto con Mediaset scadere a giugno 2024. Oppure (questa è una congettura personale) Lorella Cuccarini: sovranista, con un bel piglio, ma almeno un minimo più spendibile di Pino Insegno o di un discreto numero di ottuagenari. Anche se Sanremo sembrerà High School musical, ma senza protagonista maschile e con quello femminile che canta in loop "La notte vola".
In ogni caso, buona fortuna a tutti noi, un senso di disorientamento simile al dopo-Sanremo 2024 lo avremo solo dopo Mattarella.
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