La “Modern Age” torna a farla da padrone nella scelta dell’alter ego raccontato nell’ultimo film del DC Extended Universe. “Blue Beetle” è il cinecomic che padroneggia nelle sale cinematografiche di questa estate. L’atmosfera pop degli anni ’80, i suoi sound i suoi colori governano questa avventura tutta latina.
Siamo a Palmera City, città fittizia che ricorda un po’ Mexico City un po’ Tulum. I suoi cibi e la sua cultura, così come lo spagnolo, sono i principali protagonisti che fanno da sfondo alle avventure di Jaime Reyes (Xolo Maridueña) e tutta la sua famiglia. Il ragazzo è appena tornato dalla fine dei suoi studi compiuti presso l’università di Gotham, laureato in legge è pronto a cercare fortuna nella propria terra natia così da poter risollevare la situazione economica della famiglia. Le cose, però, non sono così facili: una delle principali industri tecnologiche, la Kord Industries, è intenta a usare il territorio per poter continuare a espandersi. Lo sfruttamento delle zone in via di sviluppo è il core business dell’azienda, ovviamente il tutto è mascherato da finte azioni umanitarie. Lo scopo è quello militaristico, perché il solo sostentamento umano non è un principio abbastanza remunerativo.
Etica e guadagno si scontrano a colpi di sentimenti e di pugni. Blue Beetle è adrenalinico e riesce a parlare di diverse tematiche nonostante lo sfondo supereroico. Siamo, infatti, davanti a uno dei pochi film degli ultimi anni che riesce a riportare in auge la bellezza di queste pellicole. Attraverso le avventure di tutta la famiglia Reyes ci si riesce a commuovere e a combattere entrando in sintonia con i diversi protagonisti in scena. Il dolore è tanto tangibile quanto il senso di avventura e di giustizia. In questo caso Susan Sarandon, nei panni di Victoria Kord, riesce a giocare un ruolo fondamentale come cattivo credibilmente crudele. Nell’antagonista, infatti, vengono incarnati tutti i diversi aspetti che fungono da contrappeso all’unione della famiglia Reyes. Se, infatti, da una parte abbiamo unità, dall’altra troviamo disgregazione. Se abbiamo amore, dall’altra abbiamo avidità.
Il ritmo narrativo è, come si può intuire da quanto detto finora, coinvolgente. Si vede come la pellicola si rivolga e parli con un pubblico eterogeneo, forse molto giovane, ma i suoi siparietti comici convincono proprio perché fanno trasparire la cultura che si vuol mostrare. Ci si muove tra colonialismo e rivoluzione, tra potere e indipendenza. In questo modo si riesce a parlare di cultura latina e della continua ricerca della stessa. Possiamo saggiare un po’ del sentore cubano, oltre che di tutti quegli aspetti sud-americani. L’unione familiare, dunque, insieme a tutti i suoi siparietti comici, diventano rappresentativi e culturali. Compaiono così i luchadores insieme a una messa in scena coreografica nei combattimenti che richiama visivamente il videogioco “Street Fighter”.
Oltre alle tematiche della pellicola, però, dobbiamo sottolineare la bellezza dei dettagli di questo film. Come, infatti, abbiamo già detto è stata scelta l’ultima identità fumettistica di Blue Beetle. Siamo in piena Modern Age, ma viene comunque reso omaggio all’intero arco fumettistico attraverso i diversi costumi e le piccole imbeccate che vengono date allo spettatore nel corso della narrazione. Il tutto diviene, dunque, un racconto coerente con ciò che si vuol portare all’interno della pellicola e conferisce forza alle possibilità di portare avanti la vita di questo supereroe. Mentre assistiamo al passaggio di redini per quanto riguarda la direzione artistica del progetto DC, qui si pongono le basi per un potenziale tutto sfruttabile. Ovvio è che le post-credits, come al solito, lasciamo aperte proprio queste opportunità e queste ipotesi.
Lo scarabeo blu tornerà, coinvolgendo lo spettatore in nuove adrenaliniche avventure.
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