Il celebre artista contemporaneo Lucio Fontana è passato alla storia come l’autore dei cosiddetti “Concetti Spaziali”, ma in realtà in vita (da bravo e solerte artista) ha realizzato anche altre opere.
Oggi parleremo della sua “Madonna” e della nostra sorpresa nello scoprire che Fontana si è occupato anche di arte sacra.
Non ci immagineremmo così una scultura religiosa, eppure Fontana ha osato preferendo declinare il sacro inglobandolo nel suo stile.
La scultura appare molto ruvida allo sguardo, come se il contrasto fra pietra e figura non fosse totalmente risolto, come se l’essere e il non essere si congiungessero tra loro, così come se il senso e non senso dovessero completare insieme un discorso visuale.
Oggi parleremo della sua “Madonna” e della nostra sorpresa nello scoprire che Fontana si è occupato anche di arte sacra.
Non ci immagineremmo così una scultura religiosa, eppure Fontana ha osato preferendo declinare il sacro inglobandolo nel suo stile.
La scultura appare molto ruvida allo sguardo, come se il contrasto fra pietra e figura non fosse totalmente risolto, come se l’essere e il non essere si congiungessero tra loro, così come se il senso e non senso dovessero completare insieme un discorso visuale.
L’opera fu commissionata negli anni Cinquanta da Luigi Verzè, lo stesso sacerdote che in seguito fonderà l’ospedale San Raffaele di Milano.
Verzè scrisse all’artista una lettera in cui veniva descritta l’estetica desiderata dell’opera finale. Osservando l’opera possiamo capire che le direttive di Verzè furono un’importante indicazione per l’artista; il sacerdote, infatti, usò queste parole per indicare l’aspetto che avrebbe dovuto assumere la scultura: “Un masso di pietra emerso dalla terra come nube, nella quale il volto ispiri chiara la presenza materna”.
Nella prima versione dell’opera il volto della Madonna fu definito da Verzè troppo freddo e distaccato, allora Fontana lo rifinì dando alla statua un viso molto più umano, ma lasciando comunque al simulacro l’impronta della modernità. L’opera fu allora approvata e conclusa nel 1956. La statua è rimasta fino al 1973 nel cortile dell’Opera di Don Calabria, istituzione situata a Cimiano in provincia di Milano. Dopo quella data, il simulacro fu donato ai musei Vaticani dove permane ancora alla data attuale.
L’imponenza e l’originalità compositiva stupiscono il visitatore del museo, sorpreso di vedere una figura sacra rappresentata in una pietra tufacea scolpita da un artista concettuale come Fontana.
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