L’opera d’arte, di per sé, non tiene conto solo della bravura pittorica, ma anche quale significato esso celi dietro le pennellate. Il ventilatore mozzato è, in sostanza, un ventilatore rotto a cui sono sparite le pale. Un tempo è stato un oggetto di uso comune, tutti ne abbiamo avuto uno in casa ma, privato della parte fondamentale che serviva a smuovere l’aria, ha perso di per sé ogni utilità. Eppure anche un oggetto così può elevarsi a opera d’arte perché cela in sé un significato di tipo simbolico e, perché no, anche spirituale. Non restano che una manciata di fili colorati e una base a ricordare ciò che è stato. Si può tranquillamente tradurre come un passato che ha lasciato in noi solchi così profondi da impedirci di riconoscerci. Molto spesso la perdita di qualcuno ci lacera così nel profondo, ci cambia a tal punto che, guardandoci allo specchio, stentiamo a riconoscerci. Siamo smarriti davanti al riflesso che rimanda un’immagine di noi manchevole di qualcosa. Lo sguardo spento, manchevole di “vitalità” non è che la stessa mancanza che presenta il ventilatore in questione.
L’oggetto però, non è altro che la dimostrazione di un passato che non esiste più. Anche se si mettessero pale nuove, esso comunque non sarebbe altro che un nuovo ventilatore, non più quello di un tempo. Rimetterlo in sesto, probabilmente, costerebbe più che comprarlo nuovo, quindi perde la sua utilità rimuginarci sopra. E non è lo stesso che dovremmo fare noi con un passato che ormai non esiste più? Il ventilatore mostra l’usura del tempo, esattamente come un corpo con il passare degli anni. Noi, come l’oggetto in questione, possiamo però avere una sorta di riscatto, elevarci a opera d’arte. Da che era qualcosa da buttare tra i rifiuti, ha ricevuto una nuova vita, diventando arte concettuale post-moderna. Una nuova vita, dopo aver perso ogni appiglio con ciò che era ieri. I fili che collegavano le pale alla parte energetica si allungano come mani in avanti, cercando un appiglio per il futuro o anche solo per fermare chi vuole anticipare il cambiamento.
Tagliare i
rapporti con il passato, con un lavoro forzato, ci fa apparire come un albero
spoglio, come un ventilatore mozzato. Eppure nella sua caducità, esso è mutato
in arte dopo all’abbandono di ciò che lo rendeva un oggetto indispensabile nei
mesi in cui la calura estiva diventata un ostacolo per il proseguimento della
vita dell’uomo, così fragile da non riuscire a sopportare il cambiamento di
temperatura. D’inverno accende la stufa o il termosifone, d’estate ovvia al
caldo con ventilatori e condizionatori.
Il ventilatore ha perso, insieme alle pale,
la propria utilità, il proprio lavoro, eppure non dipende più da qualcosa, non
è più soggetto alla corrente elettrica e ha trovato il proprio posto nel mondo.
Pensate alla “Fontana” di Duchamp, considerata una delle maggiori opere d’arte
del secolo scorso: non è altro che un orinatoio con una firma. Ha dato, in
pratica, una nuova vita a un oggetto di uso comune. Lo stesso è stato fatto con
questo “Ventilatore Mozzato”. Non è importante la rappresentazione in sé, ma il
concettualizzare un'idea diversa da quella originaria.
Vi lasciamo il link dell’articolo scritto dall’autore stesso, nel caso vogliate approfondire l’argomento: “Il ventilatore mozzato”
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