Da appassionate di monarchie europee, soprattutto quella inglese, non potevamo non leggere il romanzo di Wendy Holden: “La governante della Regina”. Ora, nonostante la dicitura: “Questo romanzo è un’opera di fantasia. I fatti storici narrati sono liberamente interpretati dall’autrice”, vi assicuriamo che c’è ben poco di fantasioso. È quindi un libro che ci ha entusiasmate, ma che -come forse era prevedibile- non ci ha fatto ben inquadrare la figura di Marion Crawford.
Questo articolo non contiene veri e propri spoiler, essendo qualcosa di storico, ma se non conoscete la storia e non volete rovinarvi la lettura del romanzo, chiudete la pagina. Se invece volete saperne di più, potete continuare senza problemi.
Marion Crawford era una giovane donna scozzese di inizi anni ’30. Studiava per diventare insegnante e doveva imbattersi in professori uomini che la sminuivano per il solo fatto di essere donna. Forse le sue idee liberali e il taglio corto di capelli non l’aiutavano a farsi apprezzare. Il suo sogno era quello di insegnare nei bassifondi, per poter dare qualche opportunità ai bambini e ragazzi che all’epoca erano destinati a fare una vita di stenti fino alla morte. Così la sua settimana si divideva tra l’Università e Grassmarket, il luogo più malfamato dell’Edimburgo negli anni ’30, dove andava a insegnare ai bambini nelle baracche.
Un giorno la rettrice dell’Università -e sua professoressa- le propose di lavorare per Lady Rose Leveson-Gower, come istitutrice della figlia adolescente Mary. Marion non fu del tutto entusiasta, ma essendo un lavoro prettamente estivo, le sembrò un’ottima opportunità per mettere da parte qualche soldo. Si dimostrò fin da subito affidabile e molto brava. Instaurò un bel rapporto con la famiglia e fece un’ottima impressione anche alla sorella di Lady Rose: Elizabeth di York.
Se non siete ferrati in materia, l’ultimo nome potrebbe non dirvi nulla, ma nel 1932 -quando sul trono c’era ancora Giorgio V- gli York erano Elizabeth e Albert, genitori dell’attuale Regina Elisabetta II.
Elizabeth non volle farsi sfuggire Marion e le chiese di diventare l’istitutrice delle sue due bambine: Elizabeth di sei anni e Margaret di due. Marion rifiutò, soprattutto perché voleva tornare alla sua vita. Ma la York non aveva un carattere semplice, e tendeva a ottenere sempre ciò che voleva. Così, supportata anche da sua madre e dalla sua insegnante, Marion accettò il periodo di prova. Dopotutto avrebbe potuto insegnare alle due principesse la vita della gente normale. Quello che secondo lei doveva essere un lavoro di qualche mese, si trasformò nella sua ragione di vita.
Marion prese in cura le due bambine, le fece giocare, uscire per le strade di Londra, andare in metropolitana, vivere nel modo più normale possibile, almeno fino all’abdicazione di Edoardo VIII. Quando Albert di York divenne Giorgio VI (1937), non ci furono più tante occasioni per Marion di continuare il processo di “normalizzazione” di Elizabeth e Margaret, soprattutto perché un giorno la prima sarebbe diventata Regina. Marion si trasferì con la famiglia a Buckingham Palace e rimase con loro fino al matrimonio di Elizabeth con il principe Filippo (1947).
A fine lavoro (nel 1948) Marion ricevette una pensione cospicua, e il privilegio di risiedere a Nottingham Cottage, situato nel parco di Kensington Palace, assieme al marito. Era a tutti gli effetti parte integrante della famiglia, tanto che il Re, la Regina e le figlie la chiamavano amorevolmente Crawfie, e tanto che per Marion stessa Elizabeth e Margaret erano come delle figlie.
Fin qui tutto bene. Allora perché la figura di Marion non è riconosciuta in maniera positiva? Lei sapeva tutto della famiglia reale, era una vera e propria insider. Ed era -è tuttora- fondamentale tacere su ogni cosa capitasse dentro le mura del palazzo. Marion ha sempre adempiuto con massima serietà al suo lavoro, difendendo le bambine non solo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma anche da fotografi indiscreti.
Nel 1949 la celebre rivista americana “Ladies ‘Home Journal” la contattò per raccontare il suo lavoro, e descrivere come vivessero davvero i reali. Marion non accettò subito, ma pressata dal volere del marito -un uomo abbastanza pragmatico e del tutto legato al denaro- acconsentì. Conoscendo molto bene il carattere della Regina consorte, le scrisse una lettera per chiederle il permesso. Elizabeth Bowes-Lyon fu a dir poco categorica: non doveva azzardarsi a fare una cosa del genere. Nella lettera di risposta, le scrisse: “Se lo facessi proprio tu, allora non dovremmo mai più fidarci di nessuno”. Dopo qualche giorno, però, la Regina acconsentì a quel lavoro a due condizioni: Marion avrebbe dovuto mantenere l’anonimato nei suoi articoli, e avrebbe dovuto passarli a lei prima di mandarli alla redazione.
Marion firmò così il contratto e si mise d’accordo con una ghostwriter. Mandò il tutto alla Regina che negò allibita la pubblicazione. Al momento del contratto, però, la ex istitutrice non si accorse della clausola che imponeva la pubblicazione con il suo nome e a prescindere dal volere del Palazzo. Nel 1950 “Little Princess: The Intimate Story of HRH Princess Elizabeth and HRH Princess Margaret by Their Governess” era su tutte le librerie.
Se lo leggiamo con gli occhi di adesso, ciò che è scritto nel libro non è poi così scioccante. Marion ha parlato con estremo amore dell’infanzia delle due principesse, ma far sapere ai sudditi che erano come bambine normali, che bisticciavano, si picchiavano, giocavano arrampicandosi sugli alberi… era già motivo di scandalo agli inizi degli anni Cinquanta. A questo va aggiunta la descrizione del Palazzo Reale che cadeva a pezzi ed era invaso dai topi, la simpatia poco velata di Marion per Wallis Simpson, e il carattere estremamente vendicativo della Regina consorte. Oltre ai disturbi ossessivi della piccola Elisabetta.
Alla pubblicazione del libro la famiglia reale chiuse del tutto i rapporti con Marion, la quale diventò un'ospite sgradita a Palazzo. Per volere della Regina fu addirittura vietato a chiunque di pronunciare il nome di Marion Crawford.
Per il trattamento ricevuto, crebbe in Marion il risentimento. Com’era possibile che dopo diciassette anni di fedeltà alla Famiglia Reale, lei fosse stata trattata come la peggiore delle traditrici? Senza avere possibilità di spiegarsi, tra l’altro. Questo rancore venne aumentato anche dal marito che la spinse nel continuare a scrivere, impressionato dai guadagni che stavano ricevendo.
Così gli articoli e i libri sulla famiglia reale crebbero, sempre con la supervisione di Marion. Quando però gli aneddoti finirono, Marion cominciò a inventarseli del tutto. La caduta della fama avvenne quando lei scrisse un articolo sui fatti accaduti alla parata Trooping the Colour ad Ascot, sparlando degli ospiti presenti. Peccato che l’evento fu cancellato per uno sciopero il giorno prima. La rivista non fece in tempo a bloccare la pubblicazione e, insieme a Marion, fu denunciata per truffa.
Con una macchia così scura, Marion si trasferì assieme al marito in un quartiere esclusivo, vicino al castello di Balmoral. Non perse mai le speranze per una redenzione, invitando ogni volta Elisabetta e Margaret da lei, ma ogni richiesta fu del tutto ignorata.
Quando suo marito morì nel 1977, lei si rese conto di tutti gli errori fatti e di come avesse tradito le due ragazze che reputava come figlie. Tentò il suicidio -fu però salvata- lasciando una nota: “Il mondo mi è passato accanto e non posso sopportare che coloro che amo mi passino accanto per strada”. Marion muore nel 1988. Nessun membro della famiglia reale si presentò al funerale, né mandò fiori.
Come vi abbiamo detto prima, noi non sappiamo inquadrarla bene. Possiamo credere che abbia peccato di ingenuità firmando un contratto senza leggere ogni clausola, così come possiamo comprendere la sua sottomissione al marito, che molto probabilmente la plagiava psicologicamente.
Ma se a questi errori il tempo avrebbe potuto porre rimedio, soprattutto con Elisabetta II sul trono, non riusciamo a capire come abbia potuto continuare a spifferare tutto anche dopo la pubblicazione del libro, meno che mai come le sia passato per la testa di inventarsi pettegolezzi sulla famiglia che aveva detto di amare.
Era una donna matura, di ormai quarant’anni passati, non di certo una ventenne immatura. Davvero può averlo fatto solo per denaro? Lei che aveva come massima aspirazione quella di aiutare i poveri? E che continuava a dire quanto i soldi non fossero così importanti?
Forse -ed è un nostro personalissimo pensiero- Marion si è resa conto di aver del tutto sacrificato la sua vita. Per volere di protocollo si è potuta sposare solo dopo il matrimonio di Elisabetta e Filippo, così non ha mai potuto avere figli propri. Ha dovuto rinunciare al sogno di insegnare ai poveri, e questo ha creato non pochi rancori al suo interno. Probabilmente non si è mai vista dentro, supportata da un marito che le ripeteva costantemente quanto la famiglia reale si fosse comportata male con lei, e ha creduto così di avere una sorta di rivincita.
Nella sua estrema ingenuità ha scambiato la vendetta per riscatto, pensando di poter avere prima o poi una sorta di chiarimento. Ciò non è mai avvenuto, ma non possiamo fare a meno di chiederci se l’attuale Elisabetta II ogni tanto pensi alla donna che è stata quasi una madre. Se ogni tanto ricordi i giri per la metropolitana, o i caldi abbracci mentre erano rifugiati nelle ex prigioni del castello durante i bombardamenti.
E voi? Che idea vi siete fatti?
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