Nato dalla penna di sir. Arthur Conan Doyle, l’investigatore Sherlock Holmes è sempre stato un personaggio enigmatico e affascinante. Il primo romanzo, “Uno studio in rosso” del 1887, lo vede come protagonista con a fianco il suo amico fidato John Watson (e no, la frase “Elementare, Watson” non è assolutamente una citazione scritta da Conan Doyle).
Nei romanzi, Sherlock è un personaggio del giallo deduttivo, del thriller psicologico che porta lo spettatore a vedere il protagonista a combattere battaglie mentali per risolvere i casi, fino al “combattimento” finale contro il suo acerrimo nemico, James Moriarty. Le storie di questo personaggio vengono sempre narrate in prima persona da John Watson, che si prende il compito di conservare le memorie dello straordinario investigatore, nonché migliore amico, con cui ha avuto il piacere di lavorare.
A partire dal 2009 le indagini del più intelligente tra gli investigatori sono tornate a conquistare il pubblico. Ad aprire questa nuova corrente è stato il film “Sherlock Holmes” diretto da Guy Ritchie in cui i ruoli di Sherlock e Watson erano affidati a due attori straordinari: Robert Downey jr e Jude Law.
Ambientato in epoca vittoriana, nella pellicola la mente geniale e il comportamento stravagante dello Sherlock di Downey jr ha fatto da subito presa sugli spettatori, grazia al talento del cast nel suo insieme, ma la particolarità dello charme di questo Sherlock era molto simile a quello che avevamo ritrovato un anno prima in Iron Man della Marvel. Una particolarità del film è vedere il funzionamento delle mappe mentali, o meglio, del palazzo mentale dell’investigatore: essendo un esperto nelle arti marziali e abbastanza intelligente da capire azioni e reazioni di quasi tutti i personaggi che incontra, Sherlock tende a mostrare allo spettatore, con apposita spiegazione, quali saranno le mosse dei suoi avversari e queli le proprie, con tanto di risultati sul piano dei danni ricevuti e inferti. Due anni dopo il primo film, abbiamo avuto sul grande schermo il secondo, dal titolo “Sherlock Holmes – Gioco di Ombre”, dove il nostro protagonista investiga su Moriarty (Jared Harris) insieme a un Watson sempre più borbottante dello star dietro all’amico e alle sue stramberie. Nel combattimento finale contro Moriarty, vediamo entrambi i due rivali precipitare e dati entrambi per morti. La scena conclusiva del film, però, lasciava uno spiraglio aperto: mentre Watson scrive la parola “Fine” al suo resoconto sulle azioni del suo migliore amico, quando se ne va dallo studio, ecco che Sherlock (che era rimasto nascosto per tutto il tempo) esce fuori dal suo nascondiglio e aggiunge un punto di domanda finale. Il terzo capitolo della saga, che doveva uscire nel dicembre di quest’anno dopo ben dieci anni dall’ultimo film, è stato rimandato a causa del covid. Chissà quando riprenderanno le riprese. Al momento non c’è alcun dettaglio in mano ai fan, neanche quale sarà il titolo (che alcuni sospettano sia “The Last Investigation”, ma non c’è nulla di confermato).
Parallelamente allo Sherlock sul grande schermo, anche la BBC ha deciso di girare la sua personale visione dell’investigatore, ambientandolo in un’epoca moderna. Nel cast troviamo Benedict Cumberbatch nei panni di Holmes e Martin Freeman in quelli di Watson. Questa serie tv, diretta da Steven Moffat, si è composta di quattro stagioni, dal 2010 al 2017, con uno speciale (“La sposa abominevole”) nel 2016. Seguiamo le vicende di un investigatore (consulente investigativo) meno “strambo” rispetto a quello interpretato da Downey jr, ma dal comportamento più sociopatico. Risolve le sue indagini usando il metodo deduttivo ed è in grado di usare la tecnologia, come sms, mms e gps, come se il personaggio di Conan Doyle fosse volato nel futuro e ha delle difficoltà nei rapporti sociali. È vanitoso, freddo, permaloso e introverso, ma i suoi pensieri volano alla velocità della luce, con ragionamenti veloci e precisi che lo portano a essere sempre un passo avanti allo spettatore. Neanche Watson riesce a stargli dietro. È come vedere un supereroe che non ha come scopo tanto il risolvere il caso che gli sottopongono, che spesso risolve con una frase ascoltata distrattamente, quanto mostrare che il suo intelletto è superiore a quello di tutti. Ma arriva anche il punto in cui il genio di Moriarty (Andrew Scott) entra a gamba tesa, in cui il più geniale dei geni sembra crollare davanti a chi è al suo stesso livello. Anche qui verrà simulata la morte del protagonista (che si getta dall’ultimo piano di un palazzo) che, come per il film del 2011, troveremo poi ad assistere al suo stesso funerale in un angolo del cimitero.
Perché entrambi questi Sherlock sembrano morire? La risposta viene proprio dall’opera originale: nello scontro “finale” tra Moriarty e Sherlock, i due muoiono precipitando dalle cascate di Reichenbach. Il publico, però, non era ancora stufo delle avventure dell’investigatore e fece pressioni affinchè Doyle scrivesse ancora del personaggio che l’aveva portato al successo. Lasciatosi convincere, scelse quindi di far resuscitare il suo protagonista e dal 1893 fino al 1927 continuò a portare avanti la sua storia.
Sherlock Holmes è anche il protagonista di “Elementary” la serie tv della CBS interpretato da Jonathan Lee Miller, mentre Watson è nella sua versione femminile con Lucy Liu. Questa è una versione poliziesca moderna, dove la spalla destra ha il ruolo della sua terapista, ma si sono persi alcuni elementi, come il trasferimento nella Grande Mela, malgrado il ruolo dell’investigatore strambo sembra calzare bene anche a Miller.
L’ultimo film in cui è stato inserito Sherlock è Enola Holmes, dove seguiamo le avventure della sorellina minore (mai esistita nei romanzi) del famoso detective. Giovanissima e interpretata da Millie Bobby Brown, si ritrova a investigare come il fratello usando la sua mente brillante, rivolgendosi però anche a un pubblico più giovanile. La libertà che viene data a questo personaggio è dovuta al fatto che non è nata dalla penna di Conan Doyle, ma si tratta di una sorta di spin-off scritto dall’autrice per ragazzi Nancy Springer. L’investigatore, che non è al centro della storia, è interpretato da Henry Cavill.
Il 26 marzo andrà in onda su Netflix la serie tv “Gli Irregolari di Bakes Street”, dove si seguiranno le storie delle “voci degli invisibili”, i poverelli di cui Sherlock si serviva per risolvere i suoi casi. I panni del detective vengono vestiti da Henry Lloyd-Hughes e quelli del suo assistente da Royce Pierreson.
Dopo aver analizzato gli Sherlock Holmes moderni, dal 2009 a oggi, voi da quale attore lo preferite interpretato? Fatecelo sapere nei commenti.
Nessun commento:
Posta un commento