Visitando il Casino Nobile siamo inevitabilmente rimaste affascinate dalla bellezza e dalla storia dietro all'ex dimora di alcune delle famiglie più importanti del mondo - e di Benito Mussolini - e tra le righe dell'articolo (che potete trovare qui) da noi scritto, abbiamo provato a descrivere e a spiegare per quanto possibile la magnificenza di questo edificio, senza però soffermarci troppo su tutta una parte del museo in realtà assai importante ed estremamente interessante: quella del Museo della Scuola Romana.Situato al secondo e ultimo piano del Casino e aperto al pubblico dal 2006, il Museo racchiude le opere d'arte di una delle epoche più interessanti della storia dell'arte italiana.
Il Novecento è stato un periodo storico a dir poco complesso e particolare, ma è stato anche quel periodo storico che, nelle sue difficoltà, ha visto nascere alcuni degli artisti poliedrici e rivoluzionari che oggi tutti conosciamo.
Camminando per le stanze di questo secondo piano del Casino Nobile, principalmente due sono le scuole e le correnti artistiche messe in risalto: il Realismo magico e la Scuola di Via Cavour (sottocategoria della Scuola Romana).
Il Novecento è stato un periodo storico a dir poco complesso e particolare, ma è stato anche quel periodo storico che, nelle sue difficoltà, ha visto nascere alcuni degli artisti poliedrici e rivoluzionari che oggi tutti conosciamo.
Camminando per le stanze di questo secondo piano del Casino Nobile, principalmente due sono le scuole e le correnti artistiche messe in risalto: il Realismo magico e la Scuola di Via Cavour (sottocategoria della Scuola Romana).
Ma cos'è questa Scuola Romana?
Fausto Pirandello, Composizione, 1923. |
L'espressione fu coniata dal critico francese George Waldemar, che nel 1933 nel catalogo di una mostra di Corrado Cagli (1910-1976), Giuseppe Capogrossi (1900-1972), Emanuele Cavalli (1904-1981) e Ezio Sclavi (1903-1968) alla Galerie Bonjean di Parigi utilizzò il termine "jeune École de Rome" (letteralmente: "giovane Scuola di Roma") per battezzare il gruppo di pittori.
Questa Scuola vide la luce nel 1922, quando Felice Carena (1879-1966) aprì insieme ad Orazio Amato (1884-1952) e Attilio Selva (1888-1970) una scuola d'arte della Capitale, in Piazza Sallustio 19 - o Horti Sallustiani, giardini edificati nel primo secolo da Gaio Sallustio Crispo. Oggi tra Via Salaria, le Mura Aureliane e Via Veneto -, e proprio qui mossero i primi passi pittori come Onofrio Martinelli (1900-1966), Fausto Pirandello (1899-1975), figlio di Luigi Pirandello, Capogrossi e Cavalli.
La Scuola Romana si affermò quando all'inizio del 1930 attorno a Cavalli e Capogrossi, nello studio che condividevano in Via Pompeo Magno 10/bis e successivamente sul galleggiante "Tofini" (sul Tevere), si riunirono una serie di giovani artisti e intellettuali.
Obiettivo: unire la moderna corrente del post-cubismo all'arte antica, trovando i propri cenni nell'arte greca e romana e in pittori come Piero della Francesca (uno dei maggiori esponenti del Primo Rinascimento).
A sostenere questi artisti, il critico ligure Pietro Maria Bardi, allora direttore della Galleria di Roma ubicata a Via Veneto. Lì venne organizzata la mostra "Dieci pittori: cinque romani e cinque milanesi", a cui presero parte per l'appunto, cinque artisti rappresentanti per la Città Eterna: Cavalli, Cagli, Pirandello, Capogrossi e Vinicio Paladini (1902-1971) e cinque per Milano: Renato Birolli (1905-1959), Oreste Bogliardi (1900-1968), Virginio Ghiringhelli (1898-1964), Atanasio Soldati (1896-1953) e Aligi Sassu (1912-2000).
Il gruppo si sciolse pian piano dopo il 1945, quando l'arte figurativa venne messa da parte a favore dell'Arte Informale (corrente considerata l'antenata dell'Arte Povera *LINK*).Obiettivo: unire la moderna corrente del post-cubismo all'arte antica, trovando i propri cenni nell'arte greca e romana e in pittori come Piero della Francesca (uno dei maggiori esponenti del Primo Rinascimento).
A sostenere questi artisti, il critico ligure Pietro Maria Bardi, allora direttore della Galleria di Roma ubicata a Via Veneto. Lì venne organizzata la mostra "Dieci pittori: cinque romani e cinque milanesi", a cui presero parte per l'appunto, cinque artisti rappresentanti per la Città Eterna: Cavalli, Cagli, Pirandello, Capogrossi e Vinicio Paladini (1902-1971) e cinque per Milano: Renato Birolli (1905-1959), Oreste Bogliardi (1900-1968), Virginio Ghiringhelli (1898-1964), Atanasio Soldati (1896-1953) e Aligi Sassu (1912-2000).
Cagli e Capogrossi si adeguarono al cambiamento e divennero a loro volta esponenti dell'Informale, rinunciando così all'arte figurativa, Cavalli rimase fedele al suo linguaggio, mentre invece Pirandello decise di spostarsi verso l'Arte Informale per tornare successivamente sui suoi passi.
Molte sono state le donazioni al Museo nel corso degli anni, basti pensare ai contributi dell'Accademia Nazionale di Danza, alla Fondazione Carlo Levi, a Giulia Mafai e Miriam Mafai e a Dora Pirandello e Pierluigi Pirandello; inoltre nel 2011, a seguito della scomparsa di Ksenija Guina nel 2010 e ancor prima di Francesco Ingrao nel 2003, grazie alla donazione a Roma Capitale della sorella di Ksenija, entrano a far parte della collezione di questo museo trentacinque meravigliose opere.
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