Vi sarete sicuramente accorti che noi di 4Muses amiamo parlare di filosofia e spiritualità. Possiamo passare intere giornate a discutere di questi argomenti, tanto da trovare parallelismi tra la Disney e i testi sacri delle varie religioni o filosofie. Ciò che ci manca è sicuramente una mente scientifica, ma questo può essere davvero un ostacolo?
Spesso ci siamo imbattute in persone che hanno ascoltato affascinate i nostri discorsi, liquidando il tutto in: «Molto interessante, peccato che di concreto non ci sia nulla». Anche se siamo rimaste sempre un po’ perplesse (insomma, che vuol dire “che in concreto non ci sia nulla”? La felicità, la rabbia, la paura, l’amore... sono forse tangibili? Eppure non ci pare qualcuno le metta in dubbio) siamo comunque molto curiose e ci siamo chieste: “cosa dice la scienza in riguardo?”. Non credendo alla casualità delle cose (“caso” è solo una parola che diamo a ciò che ancora non conosciamo) ci siamo imbattute in un libro: “Il Tao della fisica”, di Fritjof Capra. Inutile dire che abbiamo deciso di acquistarlo e che lo abbiamo letto tutto d’un fiato.
Capra, classe 1939, è un fisico e saggista austriaco. Nel 1975 pubblica il “Tao della fisica”, libro che gli darà la fama mondiale nel 1989. Nell’introduzione racconta come è nata l’idea del libro, e del perché sia così importante cercare di coniugare la fisica con le filosofie orientali.
“Cinque anni fa ebbi una magnifica esperienza che mi avviò sulla strada che doveva condurmi a scrivere questo libro. In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica.”
Questo è un libro sia per chi vuole avvicinarsi alle filosofie orientali passando per la scienza, sia per chi vuole apprendere alcune nozioni scientifiche passando per la filosofia. In un continuo di esempi e spiegazioni basilari di fisica quantistica, comprendiamo che le nuove scoperte moderne si avvicinano sempre di più al significato dei testi sacri di millenni fa.
“Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l’uomo.”
Giordano Bruno, grandissimo filosofo della seconda metà del Cinquecento, aveva ben in mente cosa dovesse fare la scienza per l’uomo. E così sapevano Max Planck, Albert Einstein e tanti altri fisici rimasti a bocca aperta per le continue scoperte della fisica.
Tanto più si cerca di entrare nella semplicità della materia, tanto più si rimane sorpresi dal fatto che ogni convinzione avuta prima tende ad annullarsi.
“La contraddizione, che tanto sconcerta il modo di pensare ordinario, deriva dal fatto che dobbiamo usare il linguaggio per comunicare la nostra esperienza interiore, la quale per sua stessa natura trascende le possibilità della lingua.” –Suzuki
Per i mistici è praticamente impossibile spiegare con le parole le esperienze spirituali che fanno. Utilizzano metafore, vocaboli che possono avvicinarsi, ben sapendo che non è abbastanza. Noi quattro, quando vogliamo parlare dell’Uno, ad esempio, utilizziamo la parola Dio. Lo facciamo più per convenzione che per reale significato, perché sappiamo perfettamente che Quello che tutto è, non ha nulla a che vedere con il dio delle religioni.
E per chi non comprende, perché non ha mai sperimentato lo spirituale, è davvero difficile provare a immaginare ciò che vogliamo dire. Proprio come per un antiscientifico è estremamente difficile comprendere la fisica quantistica.
“I problemi del linguaggio sono qui veramente gravi. Noi desideriamo parlare in qualche modo della struttura degli atomi ma non possiamo parlare degli atomi servendoci del linguaggio ordinario.”
- Heisenberg
Sembra che anche per i fisici sia estremamente difficile parlare degli atomi, soprattutto quando si scava nella loro unità. Come si può, quindi, parlare di qualcosa, quando le parole che abbiamo a disposizione non riescono a descrivere quel qualcosa?
Occorre osservare, sperimentare. Ed è esattamente ciò che fanno i mistici da millenni, e ciò che fanno i fisici da un secolo. Non possiamo addentrarci nei particolari della fisica quantistica, perché non ne abbiamo i titoli, ma dalla lettura del libro ci è apparso chiaro che anche la scienza –che vive di dimostrazioni quanto i mistici- è arrivata al punto di aver confermato l’estrema interconnessione di ogni cosa, e allo stesso tempo la sua unicità. Nulla può esistere senza l’altro. Anche fenomeni che in apparenza non hanno alcun legame, sono in realtà profondamente connessi.
“Nel principio quantistico nulla è più importante di questo fatto, e cioè che esso distrugge il concetto di mondo inteso come ‘qualcosa che sta fuori di qui’, con l’osservatore a distanza di sicurezza, separato da esso e da lastre di vetro spesse venti centimetri. Anche quando osserva un oggetto così minuscolo come un elettrone, l’osservatore deve spaccare il vetro: deve entrare, deve installare il dispositivo di misura che ha scelto. Sta a lui decidere se misurare la posizione o la quantità di moto. L’installazione del dispositivo per misurare una delle due grandezze gli impedisce e gli esclude la possibilità di installare il dispositivo per misurare l’altra grandezza. Inoltre la misurazione cambia lo stato dell’elettrone. Dopo, l’universo non sarà mai più lo stesso. Per descrivere ciò che è accaduto, bisogna eliminare la vecchia parola “osservatore” e sostituirla con il nuovo termine “partecipatore”. In un certo qual modo, l’universo è un universo partecipatorio.”
- Wheeler
Chi ha letto la Bhagavadgītā, o è solo vicino una qualsiasi filosofia, ha capito perfettamente questo discorso, pur non sapendo nulla di fisica. Chi invece non si è mai approcciato allo studio della filosofia, rimane interdetto quando nota che il misticismo è innanzitutto partecipare attivamente a un determinato processo. Il mistico non si accontenta di sapere per sentito dire. Nessun Maestro ha parlato solo a parole, ma tutti hanno dimostrato con i fatti.
Il misticismo è molto più scientifico di quanto si pensi. Con il misticismo l’intuizione è alla base di tutto e la si verifica in ogni esperienza. Al mistico, quindi, non importa sapere perché un atomo si comporta in un determinato modo, basta sapere che lo fa.
“I mistici comprendono le radici del Tao ma non i suoi rami; gli scienziati ne conoscono i rami ma non le radici. La scienza non ha bisogno del misticismo e il misticismo non ha bisogno della scienza; ma l’uomo ha bisogno dell’uno e dell’altra. L’esperienza mistica è necessaria per comprendere la natura più profonda delle cose, e la scienza è essenziale per la vita moderna. Ciò che ci serve, quindi, non è una sintesi ma un’interazione dinamica tra intuizione mistica e analisi scientifica.”
Nell’epilogo Capra riprende, probabilmente intenzionalmente, il senso della frase di Giordano Bruno. All’alba di una nuova era è inutile pensare alle filosofie come semplici divagazioni di persone, perché significherebbe semplicemente non aver compreso ciò che realmente siamo. Ed è proprio in questo momento che la scienza deve intervenire per dare spiegazioni chiare –o almeno matematiche- ai grandi discorsi filosofici.
Sappiamo bene che questo articolo potrebbe far storcere il naso a molti. Come sappiamo bene che l’insicurezza ha bisogno di fatti concreti in mano. L’essere scettico vincerà sempre perché per l’uomo comune è davvero difficile pensare che una sua idea potrebbe essere sbagliata.
Ma basta fermarsi un attimo a pensare, a riflettere. Filosofia è amore per la sapienza, come può annullare o sminuire la scienza?
Vi consigliamo di leggere il libro, prima di dare una risposta sicura all’ultima domanda!
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