Anche il nonno di Adam un giorno era sparito, una lunga discendenza fatta di primogeniti maschi che sparivano nel cuore della notte del 31 ottobre. Il ragazzo non credeva alle leggende, era un uomo ormai, dall’alto dei suoi sedici anni, ed era convinto che la maledizione della loro stirpe, così definita dal padre anni addietro, si potesse spiegare con termini scientifici. Sembrava, infatti, che un loro avo avesse sconfitto la Morte, ingannandola. Questa, per ripicca, si era poi vendicata, strappando dal mondo i suoi figli e nipoti. Secondo la leggenda, non si sarebbe fermata fino a che non avesse epurato il mondo dalla famiglia di colui che si era burlato di lei.
Adam, come detto, non ci credeva: pensava che il loro antenato fosse stato vittima di una sorta di morte apparente e che tutta la dinastia avesse una qualche malattia ereditaria. Era curioso, però, che solo i primogeniti ne venissero colpiti, ma a questo Adam non pensava. Era troppo pratico per le credenze popolari.
Quel giorno aspettò il
calar delle tenebre e, con le mani nascoste nelle tasche larghe dei pantaloni
logori, si avviò verso il bar malfamato della zona, certo che lì avrebbe
trovato le risposte che cercava. Di certo gli avventori del locale potevano
avere delle informazioni utili per poter ritrovare suo padre. La luna era alta
nel cielo, tonda e luminosa, il che conferiva alla stradina deserta della città
un’aria lugubre. Un soffio gelido lo fece rabbrividire e si sentì come
osservato. Si voltò di scatto, ma era solo. Doveva esserselo immaginato.
“No, i fantasmi non esistono.” Pensò, accelerando il passo. Nel piccolo luogo
in cui viveva, gli abitanti la notte di fine ottobre si chiudevano in casa,
sbarrando porte e finestre. Sua madre lo aveva implorato tra le lacrime di non
andare, certa che non sarebbe più tornato. Aveva provato per ore, dovendo però
arrendersi davanti alla caparbietà del giovane. Ormai era perduto. Dopo aver
bloccato la porta con una sedia, si era inginocchiata con un rosario tra le
mani in preghiera.
Adam odiava la debolezza della madre e ancora di più odiava il fatto che suo padre lo avesse lasciato a dover provvedere al benessere della famiglia. Si aggirava per i vicoli colmo d’ira, calciando ogni piccolo sassolino che incontrava lungo la via.
Mancavano gli ultimi minuti di cammino, ma per fare prima avrebbe dovuto attraversare il cimitero. Per lui i morti erano semplicemente corpi rinchiuse in orrende casse di legno, non c’era alcuna vita ultraterrena, così si avviò per il percorso tra le lapidi. Eppure aveva costantemente addosso la sensazione di essere seguito e spiato. Sicuramente era colpa della madre che lo aveva frastornato con stupide leggende. Si strinse maggiormente nella sua calda giacca grigia e, leggermente ricurvo, iniziò ad attraversare il camposanto, illuminato solamente dalla luce lunare. Per fortuna conosceva la strada a memoria, avendola usata spesso come scorciatoia per il centro della cittadina.
Il vento soffiò ancora più forte e per un attimo Adam si sentì sospinto in avanti, come se lo stesse obbligando a proseguire. Ora aveva cominciato a tremare, ma se per paura o per freddo non sapeva dirlo. Il cuore iniziò a battere ferocemente nella gabbia toracica, come un presagio. E infine vide una luce. Era un lumino giallognolo, abbastanza forte da poter essere una torcia o una fiaccola.
“Strano” pensò, mentre allungava il passo verso quella fonte di luce. “Il custode non si è barricato in casa come gli altri.” Quel piccolo spiraglio nell’oscurità lo rincuorò, al punto da fargli sparire la paura. Mentre percorreva i lunghi passi che lo separavano dal vecchio amico custode, si diede mentalmente dello stupido. Non c’era nulla di spaventoso nascosto all’ombra delle lapidi. Ma quando fu abbastanza vicino, si fermò e inclinò il capo di lato, confuso. Quello che portava tra le mani una sfavillante lanterna a petrolio non era il vecchio custode: era una figura incappucciata, alta e longilinea, vestita con un mantello nero logoro, che strusciava sul pavimento del cimitero impolverato. La lanterna, che vide essere sorretta da un bastone, dondolava pigramente ad ogni passo che l’essere compiva, avvicinandosi ad Adam. A quella vista, il ragazzo raggelò, cercando di non sembrare spaventato. Non c’era nulla di spaventoso nella figura incappucciata, non poteva essere quello che temeva sua madre.
Sussurri e urla lontane lo riscossero, ma Adam realizzò di non riuscire a muoversi. Quei suoni presero ad avvolgerlo, assordandogli le orecchie ad ogni passo che la figura davanti a lui compiva. Per un attimo ebbe il folle pensiero che le urla provenissero dalla lanterna stessa.
Degluttì sonoramente e considerò l’ipotesi di scappare, di prendere la strada più lunga, ma non gli fu possibile. Non appena riprese controllo del suo corpo e si voltò per correre via, la figura lo agguantò per la giacca.
Adam cacciò un urlo e le voci intorno a lui divennero risate isteriche. Non era impazzito, quei suoni venivano davvero dalla lanterna. L’essere lo trascinò a sé e lo obbligò a voltarsi. Alto, scheletrico e agghiacciante, il Tristo Mietitore era lì, con un sorriso obliquo e diabolico ad incurvargli la mascella.
«Di padre in figlio, nella luce diverran bisbiglio.» Una voce bassa, come di qualcuno nato dall’Inferno stesso, riempì la quiete del camposanto. Una cantilena che la Morte sembrava ripetere come un mantra.
« Ti pre… ti prego, lasciami andare.» lo supplicò Adam, che in quel momento rimpianse di non essere rimasto a casa con sua madre. Forse le leggende che circolavano su quella notte non erano poi così improbabili.
«Di padre in figlio, nella luce troveran giaciglio.» continuò con cadenza bassa la Morte.
Insofferente ai lamenti, la figura sembrò godere di quel terrore che vedeva negli occhi del ragazzo. La lanterna tra loro iniziò a dondolare sempre più velocemente, le risate isteriche divennero assordanti, tutto intorno ad Adam sembrò vorticare, terrorizzato e ipnotizzato da quella lanterna dall’aspetto antico. Poi, d’un tratto, si fermò e le voci si spensero, lasciando il camposanto in un inquietante silenzio. Degli artigli di luce gialla uscirono dalla lanterna e agguantarono senza pietà Adam, stritolandolo e imprigionandolo per sempre. Era una luce sinistra, malvagia, e ne accorse quando, raggiunti gli altri esseri umani imprigionati, ritrovò suo padre, suo nonno e tutti gli altri primogeniti della loro dinastia. Non ci fu alcun momento nella gioia del ritrovo, perché quello era l’Inferno e le loro torture erano appena iniziate. Le urla agghiaccianti di dolore, paura e sofferenza di Adam non riuscivano ad arrivare fuori dalla lanterna. La caccia del Mietitore si era conclusa, l’ordine naturale delle cose ripristinato. Ora non restava che godersi il delirio dei suoi prigionieri. Riprese la via da dove era arrivato, cantilenando nella gelida notte: «Di padre in figlio, nessuno si salva dal mio artiglio.»
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