lunedì 7 luglio 2025

#Pensieri: Tornare a casa

Correggendo il racconto di Gianluca, “Il poema dimenticato” mi sono tornati in mente tutti i momenti in cui di prima mattina, nel pieno del dormiveglia, sono arrivate le ispirazioni migliori per la scrittura. In quel mistico ponte tra i due mondi: quello del sogno e quello della realtà, il pensiero razionale è ancora sottile, lasciando trasparire le profondità dell’inconscio che prende parola e parla.


Quella voce, che io sento come profonda e calma, non ha davvero bisogno di noi. È come se parlasse sempre, costantemente, e potessi ascoltarla solo in quei pochi minuti di coscienza non ancora consapevole. Sono frasi veloci, concise che, però, aprono un vero e proprio mondo. Come il verso di una poesia, l’acquarello di un pittore, un accordo preludio di una dolce melodia…

Lo dico sempre: l’arte non viene dall’artista. Siamo solo dei tramiti, un po’ come nella storia di Paul McCartney e della sua “Yesterday”, come Coleridge quando scrisse “Kubla Khan”, come Shakespeare stesso ammise: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”… così anch’io devo ammettere che nulla di ciò che scrivo, neanche questo mio pensieri, nasce da una vera e propria volontà. Mi metto di fronte alla pagina bianca di Word e mi figuro questo portale aperto, posto tra la mia mente e l’universo, e lascio che ciò che non si può esprimere faccia la sua magia.


Non è sempre facile e nei grandi blocchi di scrittura mi accorgo di come la magia del dormiveglia sia sempre più forte. Credo che la creatività non abbia un luogo preciso dove collocarsi, credo sia come un qualcosa che risiede nel profondo di ogni anima e arrivi in superficie quando lasciamo che il resto se ne vada. Per poter emergere ha bisogno di silenzio, di lasciare che tutto sia, di spontaneità, di apertura. Come quando giocano i bambini e si perdono in quel mondo dove tutto è possibile, e dove tutto fluisce in maniera naturale.

Proprio come nei sogni: dove la logica si assopisce e lascia che il mondo delle possibilità sia davvero infinito, perché protetto dalla sfera dell’irreale. Allora ci concediamo di fingere, o semplicemente di essere davvero noi stessi. Quando diamo spazio alla creatività stiamo imitando qualcuno, o siamo davvero noi? Come ci sentiamo davvero quando ci rendiamo conto che non abbiamo più bisogno di apparire in un determinato modo? Quanto cambia la nostra mente quando è libera da ogni pregiudizio e preconcetto? 

Libertà è anche allentare la presa sulle nostre aspettative, sui nostri doveri, sui nostri impulsi. Ed è lì che torniamo a casa.

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