Situate sull’Appia Antica, nel quartiere Ardeatino, le catacombe di San Sebastiano sono un sito da visitare assolutamente.
Dalle scuole abbiamo imparato che per i pagani era molto importante il culto e il rispetto dei morti, così avevano istituito le necropoli, dal significato letterale: “città dei morti”.
Con il Cristianesimo, invece, il nome cambia, divenendo cimitero, che sempre dal greco letterale significa: “dormitorio”. Quello che ai primi Cristiani era chiaro fin da subito era proprio l’attesa del risveglio dai morti, tant’è che tradizionalmente erano soliti andare nelle tombe di amici e parenti per banchettare e parlare con loro, come fossero ancora vita. Questa tradizione è rimasta, per esempio, in Messico con la celebrazione del dia de Los Muertos.
Sembra strano, ma è proprio con questo umore di gioia e attesa che ho camminato lungo gli stretti corridoi delle catacombe, con loculi ora vuoti ma con ancora testimonianze dei simboli che venivano utilizzati per riconoscere la tomba del proprio caro: un graffito con il nome, un disegno evocativo, una lucerna, una moneta, un giocattolo nei casi dei bambini…
Il luogo riparato dall’esterno permette alle decorazioni e agli affreschi di rimanere immutati, come se il tempo si fosse fermato esattamente in quel momento. Ammetto che mi sono immaginata a camminare guidata solo dalla poca luce delle fiaccole, che ho sentito il rumore dei dei sandali degli antichi fedeli, i sussurri delle preghiere proibite… sono tanti anche i simboli Cristiani “criptati”, cioè utilizzati come codice segreto: i pesci, le lettere XP (nell’ortografia greca a indicare Chi e Rho, le prime lettere di Cristo), le colombe, i pavoni...
Ricordiamo infatti che nella seconda metà del I secolo d.C. professare la fede cristiana era illegale in tutte le città dell’Impero, e chi veniva scoperto rischiava le terribili torture e la vita stessa. Tutto questo cambia con Costantino che, nel 313 d.C., dichiara pubblicamente la sua adesione al Cristianesimo. La Religione diventa ufficiale e universale nel 380, con Teodosio e l’Editto di Tessalonica.
Tra l’importanza a livello spirituale e storico del posto troviamo le numerose testimonianze dei graffiti per le intercessioni ai Santi Pietro e Paolo (patroni di Roma) è chiara: al loro interno, infatti, erano presenti le spoglie dei due Apostoli e martiri.
Ma non solo, l’importanza artistica della Basilica di San Sebastiano fuori le mura può portarci ad ammirare l’ultima opera di Gian Lorenzo Bernini: il “Salvator Mundi”, busto in marmo e diaspro di Sicilia che venne commissionato nel 1679 per la regina Cristina di Svezia.
Ma perché le catacombe sono chiamate in onore di San Sebastiano?
Del santo sappiamo davvero poco: nato e cresciuto a Milano era di origine francese da parte di padre. Di fede cristiana ma tenuta sempre segreta, si trasferì a Roma nel 270, dove intraprese la carriera militare. Nel 283 divenne Tribuno della Prima Coorte della Guardia Imperiale di Roma.
Sfruttò il suo potere per aiutare i cristiani incarcerati, per assistere alla loro sepoltura e convertire i compagni militari e nobili della corte.
Fu proprio mentre era intento a seppellire i Quattro Santi Coronati (Claudio, Castorio, Sinforiano e Nicostrato) che venne arrestato e condotto dagli imperatori Massimiano e Diocleziano che, sentendosi traditi dal migliore dei loro uomini, non ebbero pietà di lui: Sebastiano venne condannato al martirio.
Venne trafitto da frecce scagliate proprio dai suoi soldati sul colle Palatino e, persa conoscenza, venne abbandonato per diventare pasto degli animali selvatici.
Fu Irene, una nobile anch’essa cristiana, a prenderne il corpo per incaricarsi della sepoltura ma si accorse presto che in realtà Sebastiano non era morto. Così lo curò e quando si riprese, andò lui stesso da Massimiano e Diocleziano, questa volta scegliendo come luogo d’incontro il tempio del dio Sole. Disse tutto ciò che pensava sui due, soprattutto riguardo le persecuzioni inflitte a degli innocenti, rei per loro di credere in Dio.
Conoscendo la figura di Diocleziano possiamo immaginare la sua faccia quando lo condannò alla flagellazione a morte, sul Palatino. Il corpo venne poi abbandonato nella Cloaca Massima.
Sebastiano apparve in sogno a una donna di Lucina, per indicarle dove andare a prendere il suo corpo per portarlo nel cimitero “ad Catacumbas”.
La sua straordinaria storia divenne subito popolare, tant’è che i primi fedeli pregavano lui tanto e quanto facevano con Pietro e Paolo. Nel 680 d.C. una grave epidemia di peste sconvolse la città che in massa si risolve a Sebastiano per intercedere e mettere fine alla pestilenza. Questo avvenne e va da sé che Sebastiano, divenuto santo, è considerato il terzo patrono di Roma. È patrono anche della polizia locale italiana, degli arcieri, dei sofferenti e dei militari. Si festeggia il 20 gennaio.
Luogo di sepoltura fin dall’antichità, queste catacombe erano chiamate “ad catacumbas”, che tradotto significa: “presso la cavità” perché la via era utilizzata come cava pozzolana.
Con il passare del tempo il luogo si è trasformato in un cimitero pagano, che con l’avvento del Cristianesimo ha accolto i primissimi fedeli, mantenendo il nome che aveva all’origine.
Di tutte le catacombe presenti sul suolo romano, quelle di San Sebastiano sono le uniche a essere rimaste sempre aperte e attive come luogo di culto.
Con il passare del tempo il luogo si è trasformato in un cimitero pagano, che con l’avvento del Cristianesimo ha accolto i primissimi fedeli, mantenendo il nome che aveva all’origine.
Di tutte le catacombe presenti sul suolo romano, quelle di San Sebastiano sono le uniche a essere rimaste sempre aperte e attive come luogo di culto.
Dalle scuole abbiamo imparato che per i pagani era molto importante il culto e il rispetto dei morti, così avevano istituito le necropoli, dal significato letterale: “città dei morti”.
Con il Cristianesimo, invece, il nome cambia, divenendo cimitero, che sempre dal greco letterale significa: “dormitorio”. Quello che ai primi Cristiani era chiaro fin da subito era proprio l’attesa del risveglio dai morti, tant’è che tradizionalmente erano soliti andare nelle tombe di amici e parenti per banchettare e parlare con loro, come fossero ancora vita. Questa tradizione è rimasta, per esempio, in Messico con la celebrazione del dia de Los Muertos.
Sembra strano, ma è proprio con questo umore di gioia e attesa che ho camminato lungo gli stretti corridoi delle catacombe, con loculi ora vuoti ma con ancora testimonianze dei simboli che venivano utilizzati per riconoscere la tomba del proprio caro: un graffito con il nome, un disegno evocativo, una lucerna, una moneta, un giocattolo nei casi dei bambini…
Il luogo riparato dall’esterno permette alle decorazioni e agli affreschi di rimanere immutati, come se il tempo si fosse fermato esattamente in quel momento. Ammetto che mi sono immaginata a camminare guidata solo dalla poca luce delle fiaccole, che ho sentito il rumore dei dei sandali degli antichi fedeli, i sussurri delle preghiere proibite… sono tanti anche i simboli Cristiani “criptati”, cioè utilizzati come codice segreto: i pesci, le lettere XP (nell’ortografia greca a indicare Chi e Rho, le prime lettere di Cristo), le colombe, i pavoni...
Ricordiamo infatti che nella seconda metà del I secolo d.C. professare la fede cristiana era illegale in tutte le città dell’Impero, e chi veniva scoperto rischiava le terribili torture e la vita stessa. Tutto questo cambia con Costantino che, nel 313 d.C., dichiara pubblicamente la sua adesione al Cristianesimo. La Religione diventa ufficiale e universale nel 380, con Teodosio e l’Editto di Tessalonica.
Tra l’importanza a livello spirituale e storico del posto troviamo le numerose testimonianze dei graffiti per le intercessioni ai Santi Pietro e Paolo (patroni di Roma) è chiara: al loro interno, infatti, erano presenti le spoglie dei due Apostoli e martiri.
Ma non solo, l’importanza artistica della Basilica di San Sebastiano fuori le mura può portarci ad ammirare l’ultima opera di Gian Lorenzo Bernini: il “Salvator Mundi”, busto in marmo e diaspro di Sicilia che venne commissionato nel 1679 per la regina Cristina di Svezia.
Ma perché le catacombe sono chiamate in onore di San Sebastiano?
Del santo sappiamo davvero poco: nato e cresciuto a Milano era di origine francese da parte di padre. Di fede cristiana ma tenuta sempre segreta, si trasferì a Roma nel 270, dove intraprese la carriera militare. Nel 283 divenne Tribuno della Prima Coorte della Guardia Imperiale di Roma.
Sfruttò il suo potere per aiutare i cristiani incarcerati, per assistere alla loro sepoltura e convertire i compagni militari e nobili della corte.
Fu proprio mentre era intento a seppellire i Quattro Santi Coronati (Claudio, Castorio, Sinforiano e Nicostrato) che venne arrestato e condotto dagli imperatori Massimiano e Diocleziano che, sentendosi traditi dal migliore dei loro uomini, non ebbero pietà di lui: Sebastiano venne condannato al martirio.
Venne trafitto da frecce scagliate proprio dai suoi soldati sul colle Palatino e, persa conoscenza, venne abbandonato per diventare pasto degli animali selvatici.
Fu Irene, una nobile anch’essa cristiana, a prenderne il corpo per incaricarsi della sepoltura ma si accorse presto che in realtà Sebastiano non era morto. Così lo curò e quando si riprese, andò lui stesso da Massimiano e Diocleziano, questa volta scegliendo come luogo d’incontro il tempio del dio Sole. Disse tutto ciò che pensava sui due, soprattutto riguardo le persecuzioni inflitte a degli innocenti, rei per loro di credere in Dio.
Conoscendo la figura di Diocleziano possiamo immaginare la sua faccia quando lo condannò alla flagellazione a morte, sul Palatino. Il corpo venne poi abbandonato nella Cloaca Massima.
Sebastiano apparve in sogno a una donna di Lucina, per indicarle dove andare a prendere il suo corpo per portarlo nel cimitero “ad Catacumbas”.
La sua straordinaria storia divenne subito popolare, tant’è che i primi fedeli pregavano lui tanto e quanto facevano con Pietro e Paolo. Nel 680 d.C. una grave epidemia di peste sconvolse la città che in massa si risolve a Sebastiano per intercedere e mettere fine alla pestilenza. Questo avvenne e va da sé che Sebastiano, divenuto santo, è considerato il terzo patrono di Roma. È patrono anche della polizia locale italiana, degli arcieri, dei sofferenti e dei militari. Si festeggia il 20 gennaio.
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