Il 15 marzo è la giornata dedicata ai disturbi del comportamento alimentare e in questa stessa data Federica G. ha fatto uscire il suo nuovo singolo: “Come fosse ieri”, che parla proprio della sua esperienza nel percorso di cura all’anoressia, iniziato nel 2019.
Il brano è quindi a tutti gli effetti una sua rinascita, un desiderio di tornare alla libertà che la mattia a lungo le ha tolto.
“Il brano è una carezza
alla me del passato, è un riscatto e una rivincita personale. Mi
piacerebbe che la canzone offrisse una speranza a tutte le persone che
stanno lottando contro la mia stessa malattia perché se aiutati, per
quanto difficile possa sembrare, guarire è possibile.”
- Federica G.
Abbiamo avuto modo di intervistarla, per parlare di quello che è stato e di come la musica sia un’ottima alleata, aiutante e amica.
Federica G., all’anagrafe Federica Gianangeli, è nata a Macerata nel 2003. Inizia a studiare chitarra da autodidatta e la musica diventa ben presto il suo mondo, così in adolescenza comincia anche la scrittura dei primi testi.
Nel 2022 trasferisce a Padova per frequentare l’Università e allo stesso tempo lavorare al suo primo EP, un concept album sui disturbi alimentari. Con la sua musica racconta di sé, delle sue esperienze personali e dei suoi sentimenti più intimi.
Vorrei iniziare facendoti subito i complimenti per aver avuto la forza di parlare dei disturbi alimentari. Scrivi “Come fosse ieri” nel 2021, mentre stavi concludendo un percorso di cura all’anoressia iniziato nel 2019. Quanto ti ha aiutato la scrittura e il brano in generale in quel periodo?
La scrittura ha avuto un ruolo cruciale nel comprendere me stessa e nel farmi comprendere dagli altri. C’erano alcuni aspetti della mia vita che mi facevano soffrire, di cui non riuscivo a parlare, e proprio come di solito accade nei disturbi alimentari, il corpo per me era diventato l’unico canale possibile di comunicazione con l’altro. La musica, nel tempo, me ne ha aperti altri.
“Come fosse ieri” è un titolo che, per me, non lascia i dubbi: anche se un periodo finisce, questo rimane cicatrizzato in noi e non va dimenticato. Vale lo stesso per te, o al contrario pensi che sia un capitolo chiuso definitivamente?
Hai centrato in pieno il senso del brano! Ho ricordi dolorosi del periodo della malattia che so che non potrò dimenticare, ma questo è anche un bene. Avere in mente l’intensità del malessere sperimentato in quegli anni mi ricorda, nei momenti difficili, che non è necessario toccare il fondo prima di chiedere aiuto e che qualsiasi tipo di difficoltà, anche la più “banale”, può e deve essere presa in considerazione prima che diventi qualcosa di ingestibile.
Uno dei passaggi che mi è rimasto più impresso è: “E m’è rimasto in testa, mille voci, una stanza/vuota, piena non cambia, ferma sola con l’ansia/ma sai non sentivo niente,/no non sentivo niente”. Soffrendo del disturbo d’ansia generalizzato hai centrato esattamente quello che provo in certi momenti, quindi ti vorrei chiedere: cosa diresti a una persona che sta vivendo quest’incubo e ha paura di curarsi, qualsiasi sia il problema?
Premetto che ogni caso è a sé, però ripensando alla mia esperienza mi sentirei di consigliare di non aver paura di ammettere di essere in difficoltà e di aver bisogno di qualcuno o qualcosa che ci supporti. Credo che sentirsi fragili e vulnerabili in alcuni momenti della nostra vita sia umano e inevitabile; in questa situazione di incertezza, chiedere aiuto è l’atto più coraggioso e rispettoso che possiamo compiere nei confronti di noi stessi.
Nel testo parli anche delle altre ragazze incontrate in terapia, “incontrate per caso sono come sorelle”. Porti ancora con te questi rapporti?
Sì, sento ancora alcune ragazze che hanno condiviso con me il percorso. Abitiamo in città diverse e quindi ci teniamo in contatto via messaggio, ma appena possiamo cerchiamo di vederci.
Sono state anche mie grandi sostenitrici dal punto di vista musicale: quando ho iniziato a condividere le mie canzoni al Centro che frequentavo per la cura dei disturbi alimentari, loro mi hanno incoraggiata a proseguire nella scrittura.
Ti sei avvicinata alla musica fin da bambina, scrivendo i primi testi già in adolescenza. Mi immagino sempre i nostri scritti un po’ come le fotografie: testimoniano la nostra crescita, seppur interiore. Ti capita mai di rileggerli e di notare il cambiamento dei tuoi ultimi anni?
Assolutamente sì. A oggi ho acquisito molta più consapevolezza delle mie capacità e maggiore fiducia in me stessa. Tra alcuni mesi pubblicherò un EP che conterrà sei brani scritti in quel periodo della mia vita e potreste accorgervi anche voi della differenza tra le canzoni: per esempio alcune, le prime scritte, sono dense di parole rispetto a “Come fosse ieri”, composta per ultima. Negli anni ho imparato a definire più chiaramente le mie emozioni e probabilmente è per questo motivo che ho avuto bisogno di meno parole nei testi.
Che consiglio ti sentiresti di dare alla te di cinque anni fa?
Le consiglierei di avere fiducia in sé stessa e nelle risorse interne che ha a disposizione perché, proprio grazie a queste qualità che non aveva idea di possedere, riuscirà a costruirsi un futuro e ad essere felice.
Torneremo sicuramente a parlare di Federica G. nei prossimi mesi, allora. La ringraziamo di vero cuore per essere stata così disponibile con tutti noi.
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