ph. Claudio Giuli |
Se cambiamo i nomi dei luoghi e dei mandanti cosa è cambiato? Centodieci anni fa quella che fu definita la Grande Guerra fu combattuta anche da ragazzi giovanissimi, i famosi ragazzi del ’99 che a guerra finita non avevano ancora vent’anni. I loro fratelli maggiori come Ciro Scianna dalla Sicilia e Riccardo Giusto da Udine non tornarono, il racconto di Massimo Simonini è reso con grande maestria dalla regista Mariagabriella Chinè che riesce a coniugare dolore, passione, paura, incosciente sfacciataggine di fronte alla morte che poi è il coraggio di fare proprie le scelte di altri fino a morirne.
Fuoco e mitragliatrici, si sente il cannone che spara; per conquistar la trincea: Savoia! - si va. Trincea di raggi, maledizioni, quanti fratelli son morti lassù! Finirà dunque 'sta flagellazione? di questa guerra non se ne parli più.
ph. Claudio Giuli |
Quanto dolore, quante vite non vissute o vissute con la compagnia dei fantasmi dei compagni caduti, delle giornate trascorse nel fango delle notti insonni con le urla dei feriti, e tutto per un palmo di terra, per una bandiera che ci hanno insegnato essere la nostra e che dobbiamo difendere e onorare.
O monte San Michele, bagnato di sangue italiano! Tentato più volte, ma invano Gorizia pigliar. Da monte Nero a monte Cappuccio fino all'altura di Doberdò, un reggimento più volte distrutto: alfine indietro nessuno tornò.
Si pensava che quella guerra dovesse essere
l’ultima e sancire l’indipendenza dell’Italia dagli oppressori austriaci
fu invece la prima di quelle chiamate mondiali che fece altri ancora milioni di
morti e altre atrocità come i campi di sterminio.
Purtroppo ancora oggi non siamo stufi di trincee, di razzi, di bombe e
mitraglie, ancora oggi ci sono tanti Giovanni Coppola, Riccardo Giusto, Ciro
Scianna spinti, incoraggiati dai loro superiori a compiere il loro dovere
di soldati, ammazzare ed essere ammazzati per quel palmo di terra che non sarà
mai loro mentre le loro famiglie vivono nell’angoscia.
E che dire di Suor Clara (Angela Agresta) e delle tante
volontarie che cercavano di dare conforto a quei ragazzi feriti mutilati che
lottavano con il loro dolore fisico e quello dell’anima.
Non ne parliamo di questa guerra che sarà lunga un'eternità; per conquistare un palmo di terra quanti fratelli son morti di già! Fuoco e mitragliatrici, si sente il cannone che spara; per conquistar la trincea: Savoia! - si va.
ph. Claudio Giuli |
Dei nostri tre ragazzi ne tornò solo uno: Giovanni Coppola, menomato nel corpo e ferito nell’anima. Sono stati i suoi discendenti a raccontare la sua storia, a tenere viva la Memoria.
Tre giovani vite nella grande carneficina di una delle tante guerre volute dall’ipertrofico ego di un qualcuno senza alcun senso morale.
Ai morti resta a volte un monumento, a volte una corona d’alloro, qualche medaglia e le tante lacrime di chi li ha amati. Applausi e commozione per un bellissmo spettacolo, attori eccellenti.
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