mercoledì 17 gennaio 2024

#TheBeatles: Carry that weight

Immagine presa da Pinterest
Carry that weight” è la canzone che parte subito dopo “Golden Slumbers”, formando una sorta di brano unico insieme a “The End”.

Le tre, con gli accrediti Lennon/McCartney, sono contenute nell’album Abbey Road del 1969.

Ma adesso andiamo a vedere il suo significato, seguendo per lo più le parole di Paul, perché sul web ne girano parecchi.

C
’è anche da dire, però, che forse il significato dietro questa canzone è un insieme di tutte le voci che girano: la pesantezza nei loro animi dopo la morte di Brian Epstein, la droga che diventa come un quinto Beatle, pronta però a distruggere quella che è la loro determinazione e a rendere tutto più... pesante.


Boy, you’re gonna carry that weight
(Ragazzo, porterai quel peso)
Carry that weight a long time
(Porterai quell peso a lungo)
Boy, you’re gonna carry that weight
(Ragazzo, porterai quel peso)
Carry that weight a long time
(Porterai quel peso a lungo)

I never give you my pillow
(Non ti do mai il mio cuscino)
I only send you my invitations
(Ti mando solo i miei inviti)
And in the middle of the celebrations
(E nel pieno delle celebrazioni)
I break down
(Mi butto giù)

Come diciamo sempre, quando parliamo dell’ultimo periodo dei Beatles, i quattro non se la passavano benissimo, soprattutto se vediamo il tutto dal punto di vista di John e Paul. E no, non parleremo della McLennon, non questa volta.

Che facessero uso di droghe pesanti non è un mistero, così come ormai non è più un mistero che i loro viaggi da LSD non fossero tutti rose e fiori. Un trip può rimanere a lungo, anche per giorni, e quando è positivo si decanta all’utilità dell’allucinogeno, ma cosa fare quando ne arriva uno negativo?

Carry that weight” arriva proprio dopo uno di quei viaggi psichedelici terribili, dove si sente il peso del periodo che si sta vivendo.
Dopo la morte di Brian Epstein, il manager che ha fatto dei Beatles i Beatles, i quattro si sono dovuti guidare da soli, formando una loro etichetta e passando molto più tempo insieme, ma non negli studi di registrazione, bensì in un luogo odiato da tutti e quattro: l’ufficio.

Immagine presa da Pinterest
Le riunioni diventavano lunghe, interminabili e anche se estremamente necessarie, li opprimevano e questo scatenava litigi tra di loro e, purtroppo, anche l’avvicinamento alle droghe più pesanti.

Tutti ne hanno sofferto, ma forse chi aveva più bisogno di uscirne era proprio John Lennon che, supportato da Yoko Ono nell’evadere dalla mente e dalla realtà, non era più il John Lennon di prima.

Paul si sentiva quindi solo, come un padre che deve badare a tre figli senza che ci sia un’altra figura accanto.
Se Golden Slumbers è una ninna nanna che può dare conforto, Carry that weight è come un pugno in faccia, che ricorda a Paul che è tutto sulle sue spalle perché l’altra sua metà – non abbiamo resistito – potrebbe mollare da un momento all’altro.

Ironico, ma neanche troppo, che l’ultima canzone sia “The end”.

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