Il
quadro si rifà al mito di Saturno, il titano figlio di Urano e di Gaia, ben
conosciuto come Crono o Kronos nella mitologia greca. Il mito narra che
Saturno, essendogli stato profetizzato che sarebbe stato sostituito da un suo
figlio, avrebbe iniziato a mangiare la sua progenie con l‘intenzione di non
risparmiare nessuno. Sarebbe stata sua moglie Rea a salvare quello che poi,
alla fine, avrebbe spodestato Saturno dal trono: il suo nome era Giove, anche
conosciuto come Zeus.
Nell’opera
vediamo raffigurato Saturno mentre divora con foga uno dei suoi figli più
piccoli; la bocca è spalancata, gli occhi strabuzzati e le mani serrate sul
piccolo corpo, che è ormai privo di testa. La scena, sanguinolenta e piuttosto
raccapricciante, è esaltata dallo sfondo nero pece, che non fa altro che
evidenziare tutti i dettagli del dipinto.
“Saturno
che divora i suoi figli” fa parte delle cosiddette “Pitture nere” di Goya, una
serie di quattordici pitture murali (in cui sono presente anche opere come “Il
sabba delle streghe”, “Visione fantastica” e “Due donne e un uomo”) destinate
alla sua “Quinta del sordo”, una casa da lui acquistata a Madrid nel febbraio
del 1819. Questi murali, realizzati su intonaco durante un periodo di profondo
malessere mentale e fisico del pittore, sono stati trasferiti su tela nel 1874
e sono attualmente conservati al Museo del Prado di Madrid.
Saturno divora uno dei figli, Rubens |
Come
si collegano Goya e Caparezza, dite? È semplice: è “Figli d’arte” dell’album
Museica del 2014 la canzone a essere ispirata a quest’opera. Ve l’abbiamo
accennata a inizio articolo, ma siamo sicuri che se non conoscete la backstory
di Museica (ogni canzone è ispirata a un’opera d’arte) e se non siete fan di
Caparezza non ne avevate idea.
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