Gibbs: Porta spaventosamente male avere una donna a bordo.
Jack: Porterebbe peggio non averla! Chi ha visto “Pirati dei Caraibi – La maledizione della Prima Luna” conosce bene questo dialogo, perché in un certo senso è emblematico di tutta la sfera nautica: le donne a bordo portano sfortuna. Ma perché? Secondo la tradizione, il problema era la donna “vestita”, perché poteva distrarre i marinai; discorso diverso se nude, perché il seno era in grado di “calmare i mari”, motivo per cui spesso i velieri avevano delle rappresentazioni femminili a prua. Dato che abbiamo citato i pirati e il gentil sesso, oggi parleremo delle donne pirata.
La pirateria è sempre stata considerata un’attività illegale, i cui marinai erano tipi poco raccomandabili, contrabbandieri e assassini a sangue freddo. Affiancavano navi mercantili e rubavano qualsiasi cosa. Non c’era mare che non ne fosse “infestato”, dal Mediterraneo ai Caraibi, dalla Cina all’Indonesia. Di solito se si pensa a un pirata ci si rifà al cinema, come Jack Sparrow (interpretato da Johnny Depp), Barbascura, Devi Jones, o si pensa agli uomini della leggenda, come Barbanera, Barbarossa, Francis Drake, Henry Morgan e tanti altri. Sempre e solo figure maschili, mentre se pensiamo alle donne in mare, ne sappiamo poco o niente, all’infuori di Elizabeth Swann (Keira Knightley), altro personaggio principale dei “Pirati dei Caraibi”.
Eppure a solcare i mari ci furono anche regine, ladre, mogli e donne di ogni ceto sociale, pronte a combattere dimostrando coraggio, forza e astuzia, che sfidarono le onde degli oceani al pari delle loro controparti maschili. Furono davvero tante, ma in questo articolo ci limiteremo a citarne quattro: Teuta, Alvida, Anne Bonny e Mary Read.
Teuta Regina degli Illiri, salì al potere di quella che è oggi l’Albania circa nel 230 a.C. alla morte del marito. In una società patriarcale era difficile per una donna imporre la propria reggenza, quindi fu costretta ad accettare di buon grado che il suo popolo si dedicasse alla pirateria, data anche la povertà e le scarse risorse della terra. Ma non si limitò a questo, si comportò a tutti gli effetti come un capo di stato, creando non pochi problemi ai mercantili diretti verso la nostra penisola. Organizzò diverse spedizioni e saccheggi sulle coste greche e strinse alleanze con gli Epiroti e Acarnani, popolazioni dei balcani terrorizzati dalla sua brutalità. I problemi nacquero quando arrivò a “infastidire” i Romani. Incapace di combatterli, Teuta si trovò costretta a ritirarsi dalle terre conquistate, pagare tributi a Roma e a rinunciare a ogni attività militare nel Mar Egeo. Piuttosto che inchinarsi ai Romani, la regina scelse la morte, suicidandosi.
Alvida
Chiamata anche Awilda, ci troviamo nel quinto secolo ed era figlia di un re della Scandinavia che, anziché sposarsi con Alf, il principe ereditario della Danimarca, scappò con altre donne restie a maritarsi e, travestendosi da marinaio, salpò per il Mar Baltico. Durante il viaggio, la ciurma femminile incontrò una nave pirata sulla quale era morto di recente il capitano. Dimostrando il suo valore, Alvida ne divenne capitano, attestandosi come la prima piratessa vichinga. Razziò e dimostrò la sua forza al punto da essere temuta in tutta la Scandinavia, fino a quando non si scontrò con il principe Alf, che la catturò e la riconobbe. Le chiese nuovamente la mano e, impressionata dal suo valore, lei stavolta accettò, diventando regina di Danimarca. Il suo personaggio ha ispirato “Albida” nel manga di One Piece.
Anne Bonny e Mary Read
Piratessa irlandese del 1700, la Bonny dimostrò sin dall’infanzia un’indole ribelle. Organizzò la sua prima impresa con il suo amico Pierre Bosket, rubando un'imbarcazione e assaltando una nave mercantile francese. Si innamorò di Calico Jack, John Rackham, che passò alla storia per il suo Jolly Roger, il simbolo della pirateria formato da un teschio e due sciabole. Divenne la sua seconda in comando, pericolosa come qualsiasi altro pirata della ciurma. Sembra che fosse l’addetta all’esplosivo. In una delle sue imprese, incontrò un’altra piratessa, vestita in abiti maschili, Mary Read. Le due strinsero una forte amicizia e, mentre per la vita in mare normale indossavano abiti femminili, si cambiavano durante gli assalti. I tre compirono diversi saccheggi, soprattutto nelle Bahamas.
Il governatore della Giamaica per catturarli mise in campo un cacciatore dei pirati, Capitan Barnet che assolse in breve tempo il suo compito. Nel novembre del 1720 tutta la ciurma venne giustiziata con l’impiccagione, a eccezione di Anne e Mary, che si dichiararono entrambe incinta e la loro esecuzione venne rinviata. Sembra che Anne non mancò di mostrare il suo carattere anche mentre il suo amante veniva impiccato, urlandogli contro "se avesse combattuto come un uomo, adesso non starebbe lì a farsi impiccare come un cane". D’altro canto la Read non mancò di pronunciarsi a favore dell’impiccagione, perché senza una pena così dura molti truffatori si sarebbero messi in mare ad occuparlo. Solo quest’ultima mise al mondo un bambino che finì in adozione, mentre lei morì in carcere per complicazioni inerenti al parto o per malattia. Per quanto riguarda Anne Bonny non si hanno notizie certe riguardo la sua morte. Secondo il “Dictionary of National Biography” sembra che riuscì a fuggire e, assumendo un altro nome, mise prima al mondo il secondo figlio di Calico Jack, per poi sposare in North Carolina Joseph Burleigh, a cui diede quindici figli. Secondo questa testimonianza, morì come donna rispettabile all’età di ottant’anni. Entrambe le piratesse compaiono nella serie tv Black Sails.
Le donne pirata sono state molte di più, ma tutte hanno una storia abbastanza simile. Forti, coraggiose, spietate, abili al comando, sono queste le caratteristiche che le hanno accumunate, spinte verso l’ignoto, all’arrembaggio.
Nessun commento:
Posta un commento