Merda d'artista n°33, Piero Manzoni, 1961. |
Oggi un argomento un po' controverso, di un artista altrettanto controverso: Piero Manzoni.
Anche in questo caso ci troviamo davanti a un'opera - o meglio, serie di opere - che, come accade per i Concetti Spaziali di Lucio Fontana, l'Arte Povera o in generale tutta l'arte contemporanea, viene largamente mortificata; ormai lo sappiamo bene, non è facile far accettare ai più che "arte" è un concetto ben più ampio di tutto quel che si può pensare, che va oltre al "questo potrei farlo anche io quindi non è arte, questo non potrei farlo e quindi è arte".
Lo sappiamo, lo abbiamo ripetuto più e più volte.
Ce ne pentiamo? No.
Smetteremo mai di ripeterlo? No.
Lo sappiamo, lo abbiamo ripetuto più e più volte.
Ce ne pentiamo? No.
Smetteremo mai di ripeterlo? No.
Ma prima di parlare di questa serie di opere è ovviamente importante dare un'occhiata veloce nella breve vita dell'artista.
Piero Manzoni nasce il 13 Luglio 1933 a Soncino in provincia di Cremona, in Lombardia, dal conte Egisto Manzoni - appartenente al ramo cadetto Chiosca e Poggiolo - e da Valeria Meroni, industrialista e proprietaria dell'azienda tessile Filanda Meroni.
Frequentò le scuole medie e il liceo classico all’Istituto Cattolico Leone XIII, iscrivendosi dopo la maturità - nel 1951 - alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.
Nel 1953, già consapevole del suo amore per l'arte grazie alle lezioni di pittura prese nel 1951, inizia a dedicarsi assiduamente alla pittura e conosce Lucio Fontana (1899-1968), anche grazie agli ambienti artistici frequentati dalla sua famiglia.
Nel 1955 si iscrive alla Facoltà di Filosofia dell'Università "La Sapienza" di Roma, ma alla fine dell'anno accademico tornerà a Milano per frequentare l'Università degli Studi di Milano. Proprio a Milano inizierà a frequentare stabilmente gli ambienti artistici dell'epoca, e grazie alla conoscenza di Roberto Crippa (1921-1972) e Gianni Dova (1925-1991) farà amicizia con Angelo Verga ed Ettore Sordini (1934-2012), e proprio con questi ultimi debutterà l’11 Agosto 1956 alla “4ª Fiera di Soncino” alCastello Sforzesco del paese e pubblica il manifesto "Per la scoperta di una zona di immagini", mentre nel 1957 partecipa alla “Quinta mostra mercato dell’arte” organizzata alla milanese Schettini e pubblica il manifesto "Per una pittura organica" e nel 1959, con Enrico Castellani, (1930-2017) fonda la rivista Azimuth, uscita in soli due volumi.
Piero Manzoni morirà di infarto il 6 Febbraio 1963, a soli ventinove anni con il fisico consumato dall'alcol e dal fumo di cui era solito abusare.
Frequentò le scuole medie e il liceo classico all’Istituto Cattolico Leone XIII, iscrivendosi dopo la maturità - nel 1951 - alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.
Nel 1953, già consapevole del suo amore per l'arte grazie alle lezioni di pittura prese nel 1951, inizia a dedicarsi assiduamente alla pittura e conosce Lucio Fontana (1899-1968), anche grazie agli ambienti artistici frequentati dalla sua famiglia.
Nel 1955 si iscrive alla Facoltà di Filosofia dell'Università "La Sapienza" di Roma, ma alla fine dell'anno accademico tornerà a Milano per frequentare l'Università degli Studi di Milano. Proprio a Milano inizierà a frequentare stabilmente gli ambienti artistici dell'epoca, e grazie alla conoscenza di Roberto Crippa (1921-1972) e Gianni Dova (1925-1991) farà amicizia con Angelo Verga ed Ettore Sordini (1934-2012), e proprio con questi ultimi debutterà l’11 Agosto 1956 alla “4ª Fiera di Soncino” alCastello Sforzesco del paese e pubblica il manifesto "Per la scoperta di una zona di immagini", mentre nel 1957 partecipa alla “Quinta mostra mercato dell’arte” organizzata alla milanese Schettini e pubblica il manifesto "Per una pittura organica" e nel 1959, con Enrico Castellani, (1930-2017) fonda la rivista Azimuth, uscita in soli due volumi.
Piero Manzoni morirà di infarto il 6 Febbraio 1963, a soli ventinove anni con il fisico consumato dall'alcol e dal fumo di cui era solito abusare.
Passando a "Merda d'Artista", nel 1961 l'artista sigillò novanta scatolette di latta con un'etichetta identificativa tradotta in italiano, inglese, francese e tedesco con la scritta "Merda d'artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961", mentre sulla parte superiore del barattolo è posto un numero di serie da 01 a 90 con la firma di Manzoni.
Questa volta siamo d'accordo con chi dice che tutto ciò è leggermente di cattivo gusto, ma pensiamo anche che, come già detto numerose volte, è fin troppo facile giudicare qualcosa senza conoscere le vere intenzioni dell'essere umano dietro a quella data cosa; d'altronde stiamo pur sempre parlando di Arte Concettuale.
Manzoni nella realizzazione di "Fiato d'Artista e "Impronte" |
E se di Arte Concettuale si parla, non c'è da stupirsi se Manzoni si ispirò proprio ai ready-made di Marcel Duchamp (1887-1968) per questa creazione.
Di tutte le opere del Novecento, Merda d'Artista risulta essere senza dubbio la più provocatoria; con questa opera lo scopo di Manzoni era quello di sostenere che essere dei veri artisti è trasformare tutto in arte, anche la propria vita. Allo stesso tempo, però, quasi a contraddirsi, volle denunciare un meccanismo che proprio in quegli anni si stava pian piano sviluppando: l'arte stava divenendo una serie di firme e niente più.
Di tutte le opere del Novecento, Merda d'Artista risulta essere senza dubbio la più provocatoria; con questa opera lo scopo di Manzoni era quello di sostenere che essere dei veri artisti è trasformare tutto in arte, anche la propria vita. Allo stesso tempo, però, quasi a contraddirsi, volle denunciare un meccanismo che proprio in quegli anni si stava pian piano sviluppando: l'arte stava divenendo una serie di firme e niente più.
Nel corso della sua vita, ad avvalorare ambo i ragionamenti, produsse infatti anche "Fiato d'Artista" e "Impronte", e affermò di voler produrre anche del Sangue d'Artista.
Manzoni stesso dichiarò inoltre che: "Nel gennaio del ’61 ho costruito la prima “base magica”: qualunque persona, qualsiasi oggetto vi fosse sopra era, finché vi restava, un’opera d’arte".
Manzoni stesso dichiarò inoltre che: "Nel gennaio del ’61 ho costruito la prima “base magica”: qualunque persona, qualsiasi oggetto vi fosse sopra era, finché vi restava, un’opera d’arte".
Personalmente noi amiamo tutto ciò alla follia, e aderiamo pienamente alla contraddittoria idea di questo controverso personaggio: è una cosa meravigliosa che tutto possa essere arte, ma è allo stesso tempo terrificante.
Curiosità: Non si sa con certezza se all'interno delle scatolette siano veramente presenti le feci di Piero Manzoni e per quanto ci siano, possano essere trovate online delle foto che affermano ciò, di contro il suo amico Agostino Bonalumi (1935-2013) in un'intervista al Corriere della Sera dell'11 Giugno 2007 ha affermato che: "Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole".
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