sabato 5 giugno 2021

#StorieRomane: Artisti e mecenati

Non ammettere l’immenso contributo che il potere della Chiesa ha dato per secoli al mondo dell’arte, sarebbe come non ammettere la più grande delle realtà: per progredire, per imporre stupore e rispetto, bisogna puntare tutto sull’arte. Noi di 4Muses ne siamo fermamente convinte, così come ne è stata consapevole la società di ogni secolo, fino a un lento declino novecentesco.

Dietro ogni grande artista del passato c’è sempre un grande mecenate, e nella Roma seicentesca ciò si proietta in: dietro un grande Bernini c’è un grande Papa.

La famiglia Bernini si trasferisce a Roma nel 1606, per volere di Papa Paolo V. Il talento di Pietro, padre di Gian Lorenzo, era già riconosciuto, ed è proprio tra i cantieri del lavoro del padre, che Gian Lorenzo affina il suo.

Urbano VIII, nato Maffeo Barberini, diventa Papa nel 1623 e affida a Gian Lorenzo Bernini la costruzione della Fontana del Tritone, (1625) oggi a piazza Barberini, e a poca distanza, la Fontana delle Api, (1644) animale simbolo araldico della famiglia Barberini.

Certo che il progetto che afferma il Bernini a Roma è quello del baldacchino al centro della basilica di San Pietro, (1633) consacrata da Urbano VIII il 28 novembre 1626. In questa occasione l'artista deve collaborare con il suo collega e rivale Borromini. Le quattro colonne tortili sono decorate da motivi vegetali e dalle api. I bassorilievi rappresentano la Chiesa come madre nelle diverse fasi del parto: tra dolori del travaglio e la gioia di una nuova nascita.


Di questo periodo è il motto: quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini (ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini) per la credenza, rivelatesi errata, che per la realizzazione del baldacchino, il Papa avesse ordinato di fondere i bronzi del Pantheon.

L’era di Papa Urbano VIII finisce nel 1644 e a lui succede Innocenzo X, membro della famiglia Pamphili, sua rivale. Non volendo essere da meno al suo predecessore, Papa Innocenzo X decide di rinnovare totalmente piazza Navona, rendendola il gioiello barocco che è ora.

La Fontana dei Quattro Fiumi sarebbe dovuta andare al Borromini, ma il Bernini riesce a subentrargli. Finisce di realizzarla nel 1651. Le quattro figure maschili rappresentano i quattro fiumi più importanti del mondo: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio de la Plata. Sopra i fiumi troviamo la colomba dello Spirito Santo, stemma dei Pamphili e simbolo di una Chiesa Cattolica che regna sui quattro continenti. In mezzo alla fontana è eretto il massiccio obelisco, alto più di sedici metri, risalente all’epoca di Domiziano e spostato dal Circo di Massenzio, sull’Appia.


La quasi tangibile forza maschile, assieme al dinamismo dei corpi, dà l’impressione ai cittadini romani del potere concreto e politico, non solo spirituale, della Chiesa cattolica e del suo sommo vertice: il Papa.

Vi siete mai chiesti da dove deriva il nome di Piazza Navona?
Nell’86 d.C. Domiziano istituisce il Certamen Capitolino Iovi, una gara tra musici, cavalieri e atleti, ispirata ai giochi Greci. Per ospitare questo evento, viene fatto edificare un vero e proprio stadio in muratura, a Campo Marzio. Era libero, aperto alle gare degli atleti, definiti agon. Agone era il termine latino per indicare una gara, che nel corso del tempo si è trasformato in: “in agone”, “Innagone”, “navone” e infine Navona.

Se vi recate a piazza Navona, vi sembra quasi di entrare in un posto esclusivo, come se fosse una sorta di ritrovo all’aperto. È quasi impossibile tenere gli occhi bassi sui sampietrini, perché si tende ad ammirare con stupore le opere architettoniche e a puntare gli occhi sempre verso il cielo.

Per noi la camminata piazza di Spagna, Pantheon e piazza Navona rimane la preferita in assoluto. E voi potete seguire i nostri passi scendendo alla fermata della metro A, Spagna.

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