Nell'ultimo periodo Netflix sta incrementando la sua importanza in campo cinematografico, specialmente dell'area di produzione, riuscendo a sottrarre la lavorazione di un soggetto che per anni è stato in mano della Warner. Complice anche la rottura dei rapporti tra Warner e Zack Snyder (il regista che desiderava occuparsi personalmente della realizzazione del progetto), la piattaforma digitale è riuscita a far proprio un film come Army of the Dead. Questa "pellicola" è presente nel catalogo digitale dal 14 maggio 2021 e ha fin da subito suscitato un grande interesse da parte del pubblico.
Questo "pop corn movie", come Snyder stesso lo ha definito, cioè un film di intrattenimento senza troppe pretese, che punta solo a divertire, si presenta come la classica storia di zombie. Un soggetto X, per un motivo o per un altro, fa partire un'infezione che si espande a macchia d'olio e fa cadere la città di Las Vegas. Al contrario di quanto avviene con altri film del genere, infatti, qui non è tutto il mondo a essere coinvolto da questo morbo, ma è solo un'unica città: quella del più grande parco giochi per adulti. Army of the dead è dunque un film sugli zombie, ma sarebbe riduttivo archiviarlo a tale genere; perchè ci rendiamo immediatamente conto che lo scopo dei nostri protagonisti non è quello di ripristinare il mondo pre-invasione, quanto più il cercare di rapinare uno dei più grandi casino caduto con tutto il suo bottino. Stiamo dunque guardando, in realtà, un heist movie, quindi un film incentrato su una rapina. Tutta questa premessa per poter sottolineare quanto in realtà la trama sia realmente scarna e fine a se stessa. Premendo play abbiamo un film che cerca solo di far divertire lo spettatore e, dunque, non ha neanche particolarmente senso concentrarsi sulla trama o su ciò che i personaggi dovranno fare. Entrano in un mondo decaduto, fanno una rapina e il tutto si archivia senza avere neanche un approfondimento nella caratterizzazione dei personaggi.
Questa mancanza di trama ha accompagnato la visione del film con non poca pesantezza. Il ritmo del film, specialmente all'inizio, permessa una rapida immissione all'interno del contesto che la storia vuole narrare, persino la spiegazione del piano risulta essere sufficientemente dettagliata da non essere "lenta", ma si fa fatica ad arrivare fino alla fine.
Non manca la violenza, ma per fortuna il ritmo del film non viene scandito dalle sparatorie, anche perchè questa violenza risulta coerente col mondo creato. Non vi è esagerata presenza di violenza al contrario, risulta essere gestita con sapiente intelligenza proprio per non sparare se non necessario.
Lo spettatore viene accolto sin dai titoli di testa, dalla musica. Quel "Viva Las Vegas" ci fa presagire quello che sarà il mood da "cazzone" che verrà mantenuto per tutta la durata del film. Un clima che è facilmente riscontrabile da numerosi elementi che visivamente si susseguono durante la visione della pellicola. Le canzoni scelte sono state in grado di dare un'impennata al ritmo e all'intera costruzione della scena in generale.
Zack Snyder, lo ripeteremo fino alla nausea, è uno di quei registi che lavora molto sulle tecniche visive e sulla resa visiva dei suoi film. Parla con le immagini e crea quasi dei grandi dipinti in cui il colore riesce a comunicare più di quanto non facciano, molto spesso, i dialoghi dei suoi protagonisti. Partendo, infatti, dalla fotografia possiamo notare le differenze principali con i film appartenenti alla narrativa horror, in particolare agli zombie movie. In genere, un po' come abbiamo avuto modo di accennare prima, i film sugli zombie coinvolgono almeno la totalità del Nord America (si, una logica molto Americanocentrica), ma in questo caso abbiamo una sola città che è stata colpita e che verrà distrutta all'alba. Dalla differenza geografica, possiamo poi passare all'uso dei colori. Con Snyder, infatti, non abbiamo la classica fotografica desaturata che ci fa presagire questo costante senso di angoscia e di morte, ma al contrario il tutto è molto vivido e quasi reale.
Alla fotografia viene affiancata una Las Vegas completamente devastata, aggiungiamo quindi anche un contesto che la scenografia riesce a restituire benissimo allo spettatore: l’idea di devasto nel più grande parco giochi sulla terra. A questo grande dipinto si aggiungono le particolari scelte che sono state portate in scena come la tigre zombie e anche l’Elvis zombie che sicuramente riescono a costituire degli ossimori: sono intriganti e ridicoli allo stesso tempo.
Se, però, da una parte abbiamo dei personaggi umani non troppo approfonditi; dall'altra abbiamo degli zombie che, in realtà, risultano essere organizzati in maniera molto più interessante. Nel film, infatti, ci vengono proposti su una scala gerarchica, costituita a seconda del grado di vicinanza con l'infezione presa dal soggetto X. Se gli umani sono stati morsi direttamente dal primo zombie che ci è possibile individuare nella storia, essi sono più sensienti e hanno un grado di intelligenza maggiore. Sono privati del loro cieco istinto predatorio, ma agiscono in maniera più ponderata. Mentre, man mano ci si allontana dal primo infetto, gli zombie sono meno intelligenti e anzi si lasciano addirittura essiccare sotto il sole perchè non comprendono quanto utile possa essere l'ombra. In un certo senso, nonostante essi siano redivivi, mantengono le caratteristiche principali del corpo umano e anche le sue funzionalità vitali.
P.S. Continuiamo a chiederci come sia possibile che un non morto possa generare vita.
Complessivamente questo è un film che ci è piaciuto tanto a livello tecnico, quando invece non ci ha convinte a livello di narrativa. È un po’ vuoto, ma comunque sappiamo bene che le premesse non erano quelle di fare un filmone. Quindi premete play aspettandovi qualcosa di puramente ludico.
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