sabato 19 giugno 2021

#StorieRomane: San Pietro in Vincoli

Una delle nostre basilche preferite a Roma è senza dubbio quella di San Pietro in Vincoli. In questo articolo vogliamo parlarvene dal punto di vista artistico, ma anche emotivo, senza tralasciare la leggenda che si cela dietro la sua costruzione.

La Chiesa sorge nel rione Monti, sul colle Oppio, a pochi passi dal Colosseo. È un luogo estremamente storico di Roma, conosciuto fin dall’antichità col nome di Suburra. La strada che vi consigliamo di prendere per recarvi, è quella che parte da via Cavour. (Fermata Cavour della linea B). Da lì, infatti, potete ammirare anche la famosa scalinata, nominata “scalinata dei Borgia”. Nel palazzo adiacente, infatti, hanno vissuto per lungo tempo Vannozza Cattanei e i figli avuti con Rodrigo Borgia, che diventerà Papa Alessandro VI nel 1492.

La storia della basilica inizia nel 442 d.C. quando viene fatta costruire per volere di Licinia Eudossia, figlia di Teodosio II e moglie di Valentiniano III. Secondo la tradizione la madre di Eudossia, Elia Eudocia, durante un suo viaggio in Palestina nel 442, avrebbe ricevuto in dono dal Patriarca di Gerusalemme Giovenale le catene che hanno stretto San Pietro durante la sua prigionia. Elia Eudocia incaricò la figlia di portarle a Roma. Una volta arrivata in città, le mostrò a Papa Leone I, che le accostò alla parte già presente nel Carcere Mamertino (al Foro Romano). I due pezzi coincidevano senza alcun dubbio. Il miracolo delle due catene, una proveniente da oriente e una da occidente, si caricò di un profondo significato simbolico e politico, a dimostrazione che l’unione tra le due ideologie era voluta e benedetta da Dio.

Oggi sappiamo che la basilica sorge sopra un complesso urbanistico chiamato Domus Transitoria neroniana L’edificio originale è del 439, ma la conosciamo per quello che è a causa devi vari restauri avvenuti nel tempo, fino a quello definitivo del 1503 voluto da Giulio II.

La facciata che dà su Piazza San Pietro in Vincoli è interamente circondata dalle mura del convento. La parte esterna dell’abside e i muri esterni sono originali del V secolo, mentre la facciata e il portico sono frutto delle ristrutturazioni di Sisto IV (1471) e Giulio II. Il portico è stato costruito sul progetto di Baccio Pontelli. Se il portale esterno in marmo risale sempre al V secolo, la parte interna è stata modificata nel XVI secolo.

Al suo interno troviamo la volta a botte ribassata, ricoperta da cassettoni e realizzata da Francesco Fontana nel 1706. Al centro del soffitto troviamo un grandioso affresco di Giovanni Battista Parodi (1706), rappresentante la liberazione dal demonio di Ottone I di Sassonia avvenuta nel 969, proprio grazie alle catene di San Pietro.

Il presbiterio è un progetto di Virginio Vespignani, realizzato tra il 1876 e il 1877. Solo l’altare centrale è del 1465. Tutta la struttura attorno è in stile neoclassico e tramite due scalinate in marmo, si può accedere all’altare centrale e all’area absidale. Nell’altare, sempre in marmo, è presente un reliquario del 1477, opera del Caradosso che custodisce l’Urna (realizzata nel 1856 da Andrea Busiri Vici) con al suo interno le Catene di San Pietro. Ai lati troviamo due statue: a sinistra quella di San Pietro, a destra quella dell’Angelo Liberatore.

Non possiamo non considerare i dipinti di Roncalli, del Guercino, del Domenichino o del Bartoli. Così come non possiamo citare le tomba, tra le tante, del cardinale Girolamo della Rovere, o quella del cardinale Niccolò Cusano, scolpita nel 1465 da Andrea Bregno. La vera meraviglia, però ve l’abbiamo voluta lasciare per ultima.

Se già vi siete appuntati: "vedere la basilica di San Pietro in Vincoli a Roma", siamo felicissime e ve ne siamo grate; se non lo avete ancora fatto, sappiate che al suo interno c’è una delle opere più famose di un grande artista.

Nel braccio del transetto destro, infatti, vi è il mausoleo che sarebbe dovuto diventare la tomba di Papa Giulio II: il Mosè di Michelangelo. L’opera, commissionata nel 1505, sarebbe dovuta essere molto più grande di come la possiamo vedere ora, tanto che il progetto prevedeva anche l’ampliamento della basilica. Erano previste più di quaranta statue, ma dopo varie modifiche, il numero è sceso a sette.

Il Mosè è considerata una delle più grandi opere della scultura rinascimentale. Pensate che Michelangelo ci lavorò così tanto perché aveva come obiettivo quello di distogliere i visitatori dalle catene di San Pietro. Vi assicuriamo che è riuscito nel suo intento: in tempi normali, infatti, il Mosè vanta una schiera di turisti e cittadini romani che lo ammirano estasiati. Quasi si dimenticano, o non sanno proprio, che la basilica custodisce una reliquia così importante. 
 
Ricordiamo che Michelangelo era un umano come tutti noi, e le corna su Mosè sono frutto di un errore del grande artista: egli, infatti, interpretò male l’ebraico e tradusse come “corna” ciò che aveva significato di “raggi di luce”. Ma chi siamo tutti noi per giudicare Michelangelo?
 
Il sarcofago con il corpo di Giulio II è posto sopra al Mosè, con un grande statua che dorme sdraiata su di un fianco.
Alla destra del Mosè troviamo la Rachele (Vita contemplativa), mentre alla sinistra troviamo Lia (Vita attiva) sempre eseguite da Michelangelo, ma completate da Raffaello da Montelupo. Di Raffaello da Montelupo sono la Sibilla alla destra di Giulio II e il Profeta, alla sua sinistra. Mentre la Madonna col Bambino, il alto al centro, è di Scherano da Settignano.
 
Stare davanti il Mosè è un'esperienza che lascia veramente senza fiato. Troviamo la dualità (destra e sinistra, vita completativa e vita attiva,  maschile e femminile) nella sua Unità (sopra infatti abbiamo la Madonna con in braccio il Bambino) e ci accorgiamo di quanto ogni sfumatura di colore faccia in realtà parte di una cosa sola: la Vita.
 
Ora non esiste nessuna scusa per andare a visitare questa meraviglia romana, certo, se non contiamo le restrizioni dei vari dpcm. Ma se siete nella regione giusta, potete raggiungere la Basilica di San Pietro in Vincoli o scendendo alla fermata Colosseo, o alla fermata Cavour. Entrambe nella linea B della metropolitana di Roma.

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