“Roma, 24 agosto 2000
Non so che dire!!”
Questa unica frase campeggia sul mio diario segreto 1998-2003. Di certo non ha un contenuto profondo, né è un susseguirsi di pensieri tipici di un’undicenne italiana all’alba del nuovo millennio. Non annuncia la nuova cotta del mese, non ci sono estratti di canzoni, neanche il classico sclero di una ragazzina che avrebbe iniziato le medie a breve.
Eppure la pagina su cui è scritta è, per me, di enorme importanza. Sotto quest’unica riga ho attaccato quattordici adesivi, presi da Cioè, che testimoniano i miei gusti musicali del momento. Gemelli Diversi, Alexia, Bon Jovi, Eiffel 65, Lunapop, 883 e… Gigi D’Alessio.
Vedete, è la prima prova tangibile che ascolto Gigi fin dalle elementari. Come vi ho già spiegato nell’articolo Napoli e Musica, l’ho conosciuto grazie al Festival di Sanremo 2000, con Non dirgli mai. Andando veloce negli anni, ci sarebbero stati tanti altri diari a testimonianza di tale amore, se solo la mia cantina non si fosse allagata e l’acqua non avesse portato via tutto. Frasi di canzoni scritte tra i compiti da fare, biglietti per Napoli in giorni scolastici, frasi sognanti dove mi immaginavo a un suo concerto.
Se si potesse andare indietro nel tempo, vi mostrerei io e le mie amiche cantare “Spiegame cherè”,-con un terribile accento napoletano, essendo di Roma. Comunque è migliorato- “Tu che ne sai” e tante altre sue canzoni, sedute su una panchina in attesa di entrare alla seconda ora per saltare la lezione di matematica. Vi farei vedere i nostri duetti su “Un nuovo bacio”, dove ci alternavano nelle parti maschili e femminili.
Ma soprattutto vi farei vedere quanto sia stata dura per me alzarmi dal letto ogni mattina. Vi mostrerei le ore buie passate nella mia stanza a piangere, a disperarmi. Vi farei vedere i tagli nascosti, le richieste d’aiuto ignorate, gli attacchi di panico e il ripetermi costantemente: “Se la notte fa rumore sogna l’alba che verrà.”
E sono scene che ricordo, che ogni tanto rivivo, non perché io sia ancorata al passato, ma perché se sono qui a scrivere lo devo a un'incredibile forza venuta da chissà dove (sul serio, non lo so neanche io) che mi ha portata a pensare più all'alba che alla notte.
E ci sono voluti diciotto anni per lasciarmi la notte alle spalle. Diciotto anni dove non ho voluto mettermi in gioco per non deludere le aspettative degli altri. Dove il terrore per la vita cresceva sempre di più. Dove mi si ripeteva costantemente: "Ma dove vai con la scrittura? Ormai è troppo tardi, pensa a trovarti un lavoro vero”. E non avete idea del male ricevuto dopo ogni frase del genere.
Non avete idea dei pensieri che mi sono arrivati e a cui ho creduto. Ero imprigionata, mi sentivo di non valere nulla, mi vedevo come una delusione agli occhi di tutti. Andavo a dormire sperando di non svegliarmi. Vivevo la giornata sperando fosse l'ultima. Mi aspettavo il dolore, e lo ricevevo. Ho dovuto toccare il fondo, non pensare più al Non mollare mai, per trovare la vera me.
Come scritto su Instagram, e mi scuso se questo passaggio può risultare crudo, poco prima di tentare sul serio il suicidio, nel 2002, ho sentito una voce dire: “Perché lo fai se arriveranno giorni bellissimi?”.
Nell’estate 2020 ho ricordato quel momento, ho avuto la convinzione che i giorni di 4Muses sarebbero stati quelli che attendevo da anni. Ho superato ogni mio limite, ho affrontato ogni dubbio o paranoia. Quelle frasi ora non mi fanno più del male, anzi. Mi fanno sorridere perché le vedo arrivare da persone che hanno gettato via i loro sogni per seguire le aspettative degli altri. Vengono da persone che sperano che tutti facciano come loro per non affrontare la realtà dei fatti: hanno vissuto una vita che non volevano vivere.
Come mi ha detto una volta Silvia (ti ringrazio tantissimo): “Le aspettative che gli altri hanno su di te sono un problema loro, non tuo. Se si aspettano ciò che non vuoi, e ci rimangono male, cavoli loro”. (Dove “cavoli” originariamente non era proprio cavoli).
Ho imparato finalmente a fregarmene, a vivere l’esperienza a RadioSapienza come un nuovo inizio, la mia vera nascita. E a ogni puntata, a ogni appello lanciato a Gigi D’Alessio, cresceva in me la voglia di urlargli: “Grazie!”, perché senza di lui, non sarei stata qui.
Forse è vero che solo un Pesci può capire un altro Pesci, così solo un sognatore può capire un altro sognatore. Solo chi si è visto ostacolato da ogni persona può capire quanto sia doloroso procedere verso il proprio sogno, ed è per questo che Gigi, più di tutti, mi ha aiutata.
Canzoni, interviste, spettacoli. Le sue parole, il suo linguaggio del corpo, i suoi occhi mi hanno dato la forza per vivere del tutto il mio dolore, prima di lasciarlo andare. Lui più di chiunque altro mi ha insegnato che la gente parlerà, la gente criticherà ogni scelta, la gente non riconoscerà il talento, ma non importa.
Si va avanti. Volete il segreto per vivere bene? Fate quello che volete fare. Perché siamo qui? Cosa amiamo? Cosa ci spinge ad alzarci dal letto ogni mattina? Ecco, fate tutto questo. Fate ciò che amate, e urlate al mondo il vostro amore.
E sembrerà sciocco, ma ogni storia Instagram dedicata a lui, ogni appello lanciato in radio, sono i miei segnali non solo per ringraziarlo, ma per seminare in tutti voi il seme che sì, qualsiasi cosa avete in mente, si può fare.
Potrebbe sembrare ancora più sciocco, ma quel video di quindici secondi (questo) che lui ha registrato per noi, che mi ha mandato tramite il fan club ufficiale (grazie di cuore, Valentina!) solo quello è valso tutto il dolore che ho vissuto.
Quel video è la conferma che “Arriveranno giorni bellissimi”. È la mia certezza che non esistono piani B, che "arriveranno gli eroi". La strada potrebbe essere in salita, lo sappiamo bene, ma per la vista che offre, ne vale la pena.
Ecco, quindi, che lo dico anche a te che stai leggendo. A te che potresti sentirti sbagliato, inutile, non abbastanza. A te che non sei capito, che vuoi vivere di sogni invece che di aspettative: arriveranno giorni bellissimi anche per te. Non mollare mai.
Grazie di cuore, Gigi. Rinnovo l’invito a cena, comunque.
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