Paul W.S. Anderson è un regista che ama traslare i videogiochi in film; lo aveva già fatto con la saga di Resident Evil, ad esempio, e ci ha riprovato con la saga di Monster Hunter, film che è arrivato in sala lo scorso 17 giugno. Non è un caso, che infatti, come protagonista ci sia Milla Jovovic che tra le altre cose è sua moglie dai tempi della Umbrella Corps.
Pur non avendo mai giocato al videogioco, vogliamo parlarvi di questa pellicola e di cosa ha trasmesso Anderson con la sua realizzazione, anche perchè il web è pieno di pareri negativi molto distanti dalle nostre impressioni.
Come altre volte, infatti, noi siamo qui per batterci per l'idea che le trasposizioni da un mezzo di comunicazione all'altro non debbano essere fedeli all'originale. Sì, forse si tradiscono in questo modo le intenzioni dell'autore, ma... spoiler: qualsiasi traduzione tradisce le intenzioni di partenza. Si può giocare con un messaggio, rimodernarlo e cambiarlo e successivamente il prodotto finale può piacere o meno. Quello che, dunque, resta da fare è cercare di capire se ci sono elementi positivi o negativi in questa traduzione per poter esprimere un parere che vada oltre al semplice gusto personale.
Per prima cosa, è quasi fondamentale sottolineare come questo film riesca a restituire bene l’idea di videogioco costruendo la sua narrazione sul crescendo di tensione e di difficoltà. Lo svolgimento dei fatti nel film, infatti, suggeriscono la voglia di raccontare passo dopo passo l’incremento delle difficoltà che la protagonista si ritrova a dover affrontare. È quasi come se noi vivessimo una sorta di “passaggio” di livello attraverso gli occhi dell'eroina: come nell'addestramento videoludico, anche lo spettatore viene allenato al crescendo di emozioni nel quale verrà coinvolto. Dunque si ha un primo nemico, dopo la chiamata all'azione, che sarà il più semplice da battere e che farà comprendere, alla protagonista, che tipo di difficoltà dovrà affrontare da quel momento in poi.
Il film si apre mostrando immediatamente il "nuovo mondo". In modo adrenalinico si viene introdotti a un contesto in cui i mostri la fanno da padroni e decidono le sorti dell’uomo. Una sorta di Darwinismo che è possibile respirare in quelle pellicole nella quale i dinosauri esistono o i mostri e giganti non popolano solo i nostri incubi, ma sono la realtà nella quale si vive. La legge del più forte e del più scaltro, dunque, governa un luogo decisamente lontano dalla Terra; per la quale, però, si ha misteriosamente accesso attraverso un portale. Una squadra scelta di militari, infatti, si ritroverà catapultata all’interno di questo mondo quasi per magia; trovandosi faccia a faccia con difficoltà che non avrebbero affrontato sui campi di battaglia del nostro mondo.
Mila Jovovich veste i panni della nostra protagonista: il capitano Natalie Artemis che cercherà di salvare se stessa e i propri uomini con la speranza di tornare nuovamente a casa.
La cosa che risulta molto interessante è il richiamo visuale a un modo di fare film ben diverso dall’action americano. Sembra quasi di vedere un film di azione orientale, anche perchè crediamo che fosse proprio il target per la quale era destinato. Visivamente ricorda lo stile del Sol Levante: i colori, l'atmosfera e anche le coreografie dei corpo a corpo hanno dei chiari riferimenti che si possono cogliere se si è visto quel tipo di film. Ricorda molto i film in stile Kaijū, tanto da sembrare quasi un film appartenente alla mitologia del Monsterverse.
Monster Hunter è un film che riesce a coinvolge lo spettatore a tutto tondo. I sensi vengono impegnati nella visione e nell’ascolto della pellicola; inoltre, la visione in sala permette di sentire la propria poltrona tremare quasi come se si avesse un controller tra le dita. È un film visivamente divertente: i mostri sono spaventosi e interessanti allo stesso tempo; le ambientazioni riescono a suggerire questa idea di mondo distopico uscito dal nulla eppure assolutamente plausibile. Il tutto riesce a muoversi sulle giuste corde per intrattenere ed entusiasmare il pubblico senza eccedere nella classica “americanata”.
Complessivamente siamo davanti a un film che riesce nel suo intento: intrattiene e fonda le basi per un buon franchise di successo. Noi ci siamo divertite molto durante la visione nonostante non abbiamo una particolare predilezione per i film sui mostri.
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