"The Promised Neverland" nasce come manga, scritto da Kaiu Shirai e disegnato dalla matita di Posuka Demizu. La storia inizia in un orfanotrofio, Grace Field House, nel 2045, ed è uno dei migliori: la casa in cui vivono ben trentasette bambini di diverse età è enorme, c’è cibo in abbondanza, un giardino immenso in cui giocare, esplorare i boschi, divertirsi ma anche studiare per dei test attudinali che valutano il quoziente intellettivo dei piccoli. In questo orfanotrofio a prendersi cura di tutti c’è una “bambinaia” giovane e molto amorevole. Detta così, la trama farebbe pensare a un normalissimo shojo, un prodotto per ragazzine o anche per bambini. Ma non è assolutamente così: nella prima puntata ci viene proposto questo paradiso terrestre, tutti si comportano come una grande famiglia felice, ma quando poi l’inquadratura stringe sui bambini, si nota qualcosa di strano: ognuno è segnato sul collo con un lungo numero progressivo. Qualcuno ha detto marchiatura tedesca? Qualcuno ha detto Hitler? No? Andiamo avanti.
Oltre a questo dettaglio raccapricciante e che non fa ben sperare, ci sono ancora momenti che vogliono suscitare la lacrimuccia ed ecco che, ogni tanto, uno dei bambini dell’orfanotrofio viene preparato di tutto punto dalla governante, che i piccoli chiamano “mamma”, e mano nella mano lasciano l’enorme casa perché, sì, il “fortunato” ha trovato una famiglia che lo accudirà. È stato adottato. Il parco della casa ha una recizione, oltre alla quale vi è un portone che porta nel mondo al di fuori, fatto di famiglie pronte ad accogliere i bambini scelti. Ma sarà davvero così?
I protagonisti di questo anime sono principalmente tre bambini di undici anni: Emma, Ray e Nornam. Loro sono i più grandi di tutto l’orfanotrofio, i più brillanti e sono anche quelli che principalmente aiutano la mamma a tenere a bada i più piccoli.
- A me piaci così, Emma.
- Anche quando dimostro cinque anni?
- Mh mh,quando con molto affetto tu ti prendi cura di tutta la nostra famiglia.
- Grazie di cuore, mamma.
- Anche quando dimostro cinque anni?
- Mh mh,quando con molto affetto tu ti prendi cura di tutta la nostra famiglia.
- Grazie di cuore, mamma.
Emma è l’animo puro e buono del gruppo, Norman è quello strategico, mentre Ray è quello solitario ma anche pragmatico. Quando la piccola Conny viene preparata di tutto punto per andare a incontrare la sua nuova famiglia, Emma e Norman si accorgono che questi ha lasciato nella casa l’orsacchiotto di peluche tanto amato e le corrono dietro per riconsegnarglielo. Arrivati, però, nel punto in cui finisce il parco e comincia il mondo “al di fuori”, i due protagonisti fanno una scoperta raccapricciante che farà rimettere in discussione il genere dell’anime che, in un secondo, passa da shonen a horror. Lo scopo di Emma, Ray e Nornam sarà quello di scappare e far scappare tutti e trentasette i bambini, con la speranza che il mondo al di fuori dell’orfanotrofio sia un posto migliore, una sorta di terra promessa. Inutile dire che i riferimento storici e religiosi non mancano. Tra segreti, sotterfugi e doppiogiochisti, inizierà la missione che cambierà la vita a tutti i personaggi.
La storia di The Promised Neverland è davvero avvincente, i colpi di scena non mancano mai, tanto che anche facendo un rewatch della serie i colpi al cuore sono assicurati. Le inquadrature mirano a rendere bene il distacco tra ciò che appare come facciata (i bambini che giocano continuamente ad acchiapparella) e ciò che succede quando cala la notte, così come le musiche davvero uniche e i jump scare (suoni che, uniti alle scene, permettono di spaventare chi sta vedendo un determinato prodotto). Malgrado i protagonisti siano costretti a convivere con i propri segreti, non mancano i momenti in cui le carte in tavola vengono svelate, così come i momenti di spiazzamento quando qualcosa manderà tutto il gruppo in crisi. Come ogni storia di nuovo millennio, i cattivi hanno una caratterizzazione particolare, in cui ci viene mostrato spesso il loro passato e le motivazioni che li spingono ad agire in una certa maniera. Gli antagonisti si dimostreranno poi dei elementi essenziali quando ci sarà il momento di prendere una decisione importante.
La psicologia dei bambini non è neanche da sottovalutare. Emma e Norman, che sono i primi a scoprire la vera natura dell’orfanotrofio, discutono animatamente, cercando di dare un senso a quello che hanno visto, senza lasciare nulla al caso. È il concetto di famiglia il filo conduttore che unisce tutti, adulti e bambini, perché se è vero che “la famiglia non finisce col sangue” (ringraziamo Supernatural per questa citazione), è anche vero che la famiglia diventa un legame pericoloso quando, per salvare quanti più bambini possibili, alcuni dovranno essere lasciati indietro. Salvare tutti i piccoli di Grace Field House anche a costo della vita permetterà a Emma e agli altri di mettere in atto tutto ciò che hanno appreso nell’orfanotrofio per sperare in una vita migliore fatta soprattutto di collaborazione. Tutti sono utili, tutti si danno da fare a seconda delle proprie capacità e, malgrado possa sempre rappresentare il paradigma dei bambini contro il mondo degli adulti, Emma dall’alto dei suoi undici anni dovrà fare i conti con ciò che facevano i condannati a morte nei campi di concentramento poco prima della fucilazione. Quando le sue certezze verranno meno da un evento imprevisto, assisterà al percorso, al “miglio verde” di uno dei suoi amici più stretti. Amici che diventano nemici, carnefici che diventano vittime sacrificali, questo anime ha il pregio di tenere lo spettatore sempre con il fiato sospeso, con dei continui cliffhanger (momenti in cui la scena viene tagliata per mettere suspance nello spettatore) fanno sì che la riproduzione di Netflix scorra velocemente e voracemente una puntata dopo l’altra.
Un dettaglio che salta subito all’occhio riguarda i nomi delle puntate: non sono esplicativi di ciò che succede (ricordate quelli di Dragon Ball che facevano pesanti spoiler? “Goku sconfigge X”) e neanche titoli enigmatici, ma sono numeri diversi dei bambini che fanno parte dell’orfanotrofio.
Nessun commento:
Posta un commento