Nicola Rocca è diventato uno degli scrittori che amiamo maggiormente leggere e di conseguenza recensire. Vi lasciamo i link degli articoli passati, partendo sa Scheletri nell'armadio. Oggi, con Gigolò, ritroviamo il commissario David Walker, già ampiamente conosciuto in precedenza in La morte ha l'oro in bocca e Il Discepolo.
Questo David lo scopre passo dopo passo. Trasferitosi da Milano a Bergamo, segue il caso di quello che sembra essere un emulatore del killer della cravatta. L’uomo, però, viene catturato subito. Confessa i suoi delitti, tranne uno. L’uomo ha ucciso la sua famiglia, e in apparenza una donna, sua vicina di stanza nell’albergo dove si era rifugiato. Ma è davvero così? Siamo d’accordo che il segreto più difficile da scovare è quello alla portata di tutti, eppure perché l’uomo non ha esitato a confessare l’uccisione della moglie e delle figlie, e nega quello della donna sconosciuta?
Quando in stato di fermo altre donne cominciano a perdere la vita, sempre nella stessa maniera, ecco che Walker è alle prese con una nuova serie di omicidi, del tutto differente da quelli conosciuti a Milano. Con un nuovo modus operandi, è ovvio che ci sia dietro anche un nuovo assassino, con un nuovo movente e una nuova storia.
“La paura si combatte solo con l’amore. O con una paura più grande.”
Le donne uccise sono mature, abbienti, senza alcun legame se non la passione condivisa per il sesso a pagamento. A quanto pare, infatti, tutte hanno perso la vita dopo una sessione di sesso con il Gigolò Michele Manzo. Non vi diremo di più sulla trama per evitarvi spoiler, ma se ancora non siete convinti di voler iniziare questa saga divisa in tre capitoli, sappiate che c’è anche molto altro dietro le vicende poliziesche.
“Per andare d’accordo con le persone, bisogna prima essere in armonia con se stessi.”
A ogni caso sembra che David lasci andare le sue certezze. Anche se ha un’età più che adulta, in realtà matura caso dopo caso. Il suo lavoro gli insegna che la vita è troppo breve per le incertezze, i dubbi, i “poi si vedrà” e si apre alle milioni di possibilità che la stessa vita ci mette a disposizione quotidianamente.
Ciò che abbiamo notato nella lettura è che Walker ammette di essere fallibile. Non vede più i suoi errori o le sue mancanze come un difetto insormontabile. Se all’inizio non riusciva a perdonarsi, perché: “il miglior commissario non può sbagliare”, ora accoglie questa eventualità ed è proprio questa accettazione che lo rende più freddo e più consapevole di ciò che sta accadendo. Per assurdo, è questa consapevolezza che non gli fa mancare il bersaglio. Ed è per questo che scoverà l’assassino da un particolare quasi del tutto insignificante.
Nel terzo libro, per assurdo, Walker sembra quasi un personaggio sullo sfondo, uno dei tanti che devono aiutare i protagonisti. Protagonisti interpretati dal Gigolò stesso e un suo vecchio compagno delle medie, che conosciamo solo attraverso i suoi diari. Ma attenzione, non sta sullo sfondo perché non è importante, o perché le indagini non procedano come dovrebbero, semplicemente perché noi (il lettore) siamo Walker. Osserviamo proprio come fa lui, pensiamo alle varie opzioni come fa lui, e quasi ci dimentichiamo che nel frattempo le indagini continuano.
“La vita, a volte, era in grado, da sola, di rimettere ogni cosa al proprio posto.”
Walker e il Gigolò collaborano insieme, tanto che la vita del secondo è praticamente nelle mani del primo. David è come se stesse seduto al cinema, a vedere un film proiettato sul maxi schermo. Fermo, attento, pronto a scattare appena è il momento. Ovviamente sempre aiutato dal fedele amico Mosetti.
Vorremmo dirvi molto di più, vorremmo parlarvi della componente psicologica protagonista del thriller, ma non possiamo perché vi faremmo inevitabilmente spoiler. Il libro lo abbiamo letto con il fiato sospeso, piangendo, arrabbiandoci... insomma, abbiamo provato tutte le emozioni del Gigolò.
Se siete interessati, trovate il libro su Amazon. Noi non sappiamo se rivedremo ancora il nostro amato commissario, ma sicuramente non ci perderemo i futuri lavori di Nicola Rocca.
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