Negli articoli precedenti, quelli dedicati alla scoperta dei quartieri romani, vi abbiamo fatto conoscere dei veri e propri set a cielo aperto. Roma non è solo il centro storico, con le sue antiche meraviglie e la rappresentazione di un’architettura che è cambiata nei vari secoli; Roma è anche la sua periferia, i suoi immensi quartieri –la dimensione di uno solo a volte supera le città di Milano o Napoli- e tutti loro hanno qualcosa di unico.
Se vi capita di tornare a visitare Roma, quindi, cercate di scendere anche ad altre fermate della metropolitana, perché la Storia si nasconde ovunque. Oggi vogliamo parlare esclusivamente di cinema, facendovi scoprire la storia del quartiere nato come città del cinema: Cinecittà.
Nonostante un inizio di partenza buono, il Novecento mostra il declino del cinema italiano già dagli anni Venti, a causa dell’incremento di produzioni americane e tedesche. Così Mussolini decide, nel 1931, di varare una legge per penalizzare le importazioni di produzioni straniere. Questa legge verrà poi sostenuta dalla Legge Alfieri (1939) che elargiva elevati finanziamenti alle produzioni nazionali.
Nel 1935 un incendio distrugge gli studi cinematografici Cines, situati a poca distanza dalla Basilica di San Giovanni. In quello stesso anno la società viene acquisita dalla SAISC (Società Anonima Italiana Stabilimenti Cinematografici) di Carlo Roncoroni. Un anno dopo, nel 1936, Roncoroni acquista un vasto territorio (600.000 mq) lungo la via Tuscolana per costruire i nuovi studi cinematografici su progetto dell’architetto Gino Peressutti. I lavori terminano il 30 gennaio 1936. Mussolini e Giacomo Paulucci di Calboli (ambasciatore italiano) inaugurano Cinecittà il 28 aprile 1937.
È un complesso composto da settantatre edifici, di cui ventuno teatri di posa, centrali elettriche e uffici della direzione. I tecnici, i direttori della fotografia e gli ingeneri provenienti dalla Cines hanno reso, lungo gli anni della loro carriera, Cinecittà come scuola del cinema italiano e internazionale. Basta pensare che questa stessa squadra nel 1930 ha dato origine al primo film sonoro italiano: “La canzone dell’amore” di Gennaro Righelli. Alla morte di Roncoroni (1938) Cinecittà viene rilevata dallo Stato.
Gli anni della guerra hanno visto il fermo dei lavori a Cinecittà. Il cinema fascista, infatti, si trasferisce nel 1943 a Venezia nei padiglioni della Biennale e nel Cinevillaggio. Gli ultimi due anni della guerra gli stabilimenti di Cinecittà vengono occupati dai nazisti che li utilizzano come campo di concentramento per i civili rastrellati nei dintorni di Roma. Famoso è il rastrellamento del Quadraro, con circa mille uomini presi con la forza la notte del 17 aprile 1944 e trasferiti inizialmente a Cinecittà, per poi essere deportati in Germania.
Nel 1944 i tedeschi razziano completamente lo stabilimento, per ritirarsi dopo la liberazione di Roma. Le forze alleate trasformano il luogo come ricovero per gli sfollati. Quest’ultimi, per sopravvivere, bruciano gran parte dei documenti d’archivio, provocando una grave perdita dal punto di vista storico.
Il 31 luglio 1944 si costituisce la Commissione di epurazione delle categorie registi, aiuto registi e sceneggiatori del cinema con tutte quelle persone che, allontanate dal lavoro a causa del fascismo, potevano così tornare alle loro attività. Tra i membri più celebri troviamo: Alfredo Guarini, Umberto Barbaro, Mario Camerini, Mario Chiari, Mario Soldati e Luchino Visconti. I registi che invece per anni hanno collaborato con il fascismo, girando anche video di propaganda, come: Goffredo Alessandrini, Carmine Gallone e Augusto Genina, vengono allontanati dalle scene per sei mesi.
La produzione cinematografica riprende nel 1947 con il film “Cuore”, di Duilio Coletti. Nel 1948 esce il primo film americano lì girato: “Il principe delle volpi” della 20th Century Fox e diretto da Henry King. È negli anni Cinquanta che Cinecittà esplode con la sua fama e in tutto il mondo viene riconosciuta come la “Hollywood sul Tevere”. Nel 1951 viene girato “Quo vadis?” di Mervyn LeRoy e nel 1959 “Ben Hur” di William Wyler. Cinecittà diventa il sogno di ogni giovane ragazza che sogna di diventare famosa, come è anche spiegato nel film “Bellissima” di Luchino Visconti (1951). Complice di questo successo è certamente una legge dell’epoca che non consentiva ai produttori stranieri di esportare i guadagni realizzati in Italia. Essi erano praticamente costretti a reinvestire nel nostro paese. Con la costruzione di una linea di autobus prima, e una del tram poi, che fermano proprio davanti agli studi, Cinecittà diventa un vero e importante centro di lavoro nella periferia romana. Verrà poi consolidato nel febbraio 1980, con l’inaugurazione della Linea A della metropolitana di Roma e la fermata Cinecittà proprio davanti allo stabilimento.
Nonostante un’altra crisi dell’industria cinematografica italiana, e un altro incendio al Centro sperimentale di cinematografia, Cinecittà ha ospitato set di altre grosse produzioni americane, come: “Black Stallion” di Carroll Ballard (1977), “Il padrino-Parte III” di Francis Ford Coppola (1990), “Daylight-Trappola nel tunnel” di Rob Cohen (1996), “Il paziente inglese” di Anthony Minghella (1996), “Gangs of New York” di Martin Scorsese (2002), “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” di Wes Anderson (2004), “La passione di Cristo” di Mel Gibson (2004).
Sono state girate anche serie televisive come “Rome” (2005-2007) e una puntata della trentesima stagione della serie fantascientifica britannica “Doctor Who”, ambientata nell’epoca di Pompei.
Nonostante un inizio di partenza buono, il Novecento mostra il declino del cinema italiano già dagli anni Venti, a causa dell’incremento di produzioni americane e tedesche. Così Mussolini decide, nel 1931, di varare una legge per penalizzare le importazioni di produzioni straniere. Questa legge verrà poi sostenuta dalla Legge Alfieri (1939) che elargiva elevati finanziamenti alle produzioni nazionali.
Nel 1935 un incendio distrugge gli studi cinematografici Cines, situati a poca distanza dalla Basilica di San Giovanni. In quello stesso anno la società viene acquisita dalla SAISC (Società Anonima Italiana Stabilimenti Cinematografici) di Carlo Roncoroni. Un anno dopo, nel 1936, Roncoroni acquista un vasto territorio (600.000 mq) lungo la via Tuscolana per costruire i nuovi studi cinematografici su progetto dell’architetto Gino Peressutti. I lavori terminano il 30 gennaio 1936. Mussolini e Giacomo Paulucci di Calboli (ambasciatore italiano) inaugurano Cinecittà il 28 aprile 1937.
È un complesso composto da settantatre edifici, di cui ventuno teatri di posa, centrali elettriche e uffici della direzione. I tecnici, i direttori della fotografia e gli ingeneri provenienti dalla Cines hanno reso, lungo gli anni della loro carriera, Cinecittà come scuola del cinema italiano e internazionale. Basta pensare che questa stessa squadra nel 1930 ha dato origine al primo film sonoro italiano: “La canzone dell’amore” di Gennaro Righelli. Alla morte di Roncoroni (1938) Cinecittà viene rilevata dallo Stato.
Gli anni della guerra hanno visto il fermo dei lavori a Cinecittà. Il cinema fascista, infatti, si trasferisce nel 1943 a Venezia nei padiglioni della Biennale e nel Cinevillaggio. Gli ultimi due anni della guerra gli stabilimenti di Cinecittà vengono occupati dai nazisti che li utilizzano come campo di concentramento per i civili rastrellati nei dintorni di Roma. Famoso è il rastrellamento del Quadraro, con circa mille uomini presi con la forza la notte del 17 aprile 1944 e trasferiti inizialmente a Cinecittà, per poi essere deportati in Germania.
Nel 1944 i tedeschi razziano completamente lo stabilimento, per ritirarsi dopo la liberazione di Roma. Le forze alleate trasformano il luogo come ricovero per gli sfollati. Quest’ultimi, per sopravvivere, bruciano gran parte dei documenti d’archivio, provocando una grave perdita dal punto di vista storico.
Il 31 luglio 1944 si costituisce la Commissione di epurazione delle categorie registi, aiuto registi e sceneggiatori del cinema con tutte quelle persone che, allontanate dal lavoro a causa del fascismo, potevano così tornare alle loro attività. Tra i membri più celebri troviamo: Alfredo Guarini, Umberto Barbaro, Mario Camerini, Mario Chiari, Mario Soldati e Luchino Visconti. I registi che invece per anni hanno collaborato con il fascismo, girando anche video di propaganda, come: Goffredo Alessandrini, Carmine Gallone e Augusto Genina, vengono allontanati dalle scene per sei mesi.
La produzione cinematografica riprende nel 1947 con il film “Cuore”, di Duilio Coletti. Nel 1948 esce il primo film americano lì girato: “Il principe delle volpi” della 20th Century Fox e diretto da Henry King. È negli anni Cinquanta che Cinecittà esplode con la sua fama e in tutto il mondo viene riconosciuta come la “Hollywood sul Tevere”. Nel 1951 viene girato “Quo vadis?” di Mervyn LeRoy e nel 1959 “Ben Hur” di William Wyler. Cinecittà diventa il sogno di ogni giovane ragazza che sogna di diventare famosa, come è anche spiegato nel film “Bellissima” di Luchino Visconti (1951). Complice di questo successo è certamente una legge dell’epoca che non consentiva ai produttori stranieri di esportare i guadagni realizzati in Italia. Essi erano praticamente costretti a reinvestire nel nostro paese. Con la costruzione di una linea di autobus prima, e una del tram poi, che fermano proprio davanti agli studi, Cinecittà diventa un vero e importante centro di lavoro nella periferia romana. Verrà poi consolidato nel febbraio 1980, con l’inaugurazione della Linea A della metropolitana di Roma e la fermata Cinecittà proprio davanti allo stabilimento.
Nonostante un’altra crisi dell’industria cinematografica italiana, e un altro incendio al Centro sperimentale di cinematografia, Cinecittà ha ospitato set di altre grosse produzioni americane, come: “Black Stallion” di Carroll Ballard (1977), “Il padrino-Parte III” di Francis Ford Coppola (1990), “Daylight-Trappola nel tunnel” di Rob Cohen (1996), “Il paziente inglese” di Anthony Minghella (1996), “Gangs of New York” di Martin Scorsese (2002), “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” di Wes Anderson (2004), “La passione di Cristo” di Mel Gibson (2004).
Sono state girate anche serie televisive come “Rome” (2005-2007) e una puntata della trentesima stagione della serie fantascientifica britannica “Doctor Who”, ambientata nell’epoca di Pompei.
Dal 2000 ospita la casa del Grande Fratello Italia, poi distrutta da un incendio nel 2013 e ricostruita.
Dal dicembre 2019 sorge il Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema.
Nei pressi degli studi cinematografici, a sud della via Tuscolana, fino al nodo di scambio di Anagnina, tra gli anni settanta e ottanta, si sono creati numerosi quartieri. Il complesso prende il nome di Cinecittà Est ed è un’area urbana del VII Municipio di Roma. Con i suoi 46,750 km2 e 308.075 abitanti, è il Municipio più popoloso della città.
Nei pressi degli studi cinematografici, a sud della via Tuscolana, fino al nodo di scambio di Anagnina, tra gli anni settanta e ottanta, si sono creati numerosi quartieri. Il complesso prende il nome di Cinecittà Est ed è un’area urbana del VII Municipio di Roma. Con i suoi 46,750 km2 e 308.075 abitanti, è il Municipio più popoloso della città.
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