Addio, felici campi; addio, soggiorno d’eterna gioia. Salve, o Mondo
inferno. Salvete, Orrori; e tu, profondo Abisso, il tuo novello
possessore accogli.”
Questo è un passo de “Il Paradiso Perduto” di John Milton, il poema epico che narra la cacciata di Lucifero
dal Paradiso e la relativa guerra per spodestare Dio. Quale miglior
citazione per parlare dell’opera d’arte di Alexander Cabanel “Fallen Angel”?
Alexander Cabanel nacque a Montpellier nel 1823 e divenne
famoso per i suoi ritratti di stampo classico e religiosi, tanto da
divenire il pittore preferito di Napoleone III. Il suo quadro più famoso
fu "La Nascita di Venere" del 1863, ma venne ricordato anche perché,
dato che faceva parte della giuria dell'Accademia delle belle arti
parigina, non permise a Manet e ad altri pittori impressionisti di
esibire le loro opere al Salone di Parigi nello stesso anno, che portò
quindi i respinti a creare il Salone dei Rifiutati.
Fallen Angel, (L'Angelo Caduto) datato 1868, si scosta molto dall’arte pittorica dell’Ottocento, in cui si tendeva all’Impressionismo e al Realismo, mentre Cabanel si rifaceva molto allo stile del Neoclassicismo. Ecco perché questo quadro è poco conosciuto. Un capolavoro, certo, ma nato nell’epoca sbagliata.
Quest'olio su tela è custodito nel Museè Fabre di Montpellieri. L’opera rappresenta lo splendido e maestoso corpo di Lucifero, raffigurato come un ragazzo di una bellezza ultraterrena, in una posa che sta ad indicare la sua recente caduta dal Paradiso, con gli altri angeli sullo sfondo che osservano con dolore e sconforto la cacciata del prediletto di Dio, quello che faceva vanto del suo essere pieno d’amore, ma che peccò di presunzione.
Con le ali leggermente incurvate in avanti, Lucifero sembra volersi proteggere le spalle, perché su tutto, non si aspettava un colpo così meschino dal Padre tanto amato, mentre il corpo, in tensione, sembra difendersi da ulteriori attacchi frontali, come se non potesse fidarsi più di nessuno.
“Ma perchè i nostri sventurati e fidi compagni e amici, istupiditi, avvolti, lasciam colà sul fero lago, e a parte non gl’invitiam con noi di nostra sorte? Sì, consultiam, veggiam ciò che, raccolte nostr’armi, in cielo racquistar si possa, o se a perder quaggiuso altro ci resta.”

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