I Must to Watch, ormai lo sapete, sono i consigli che ci sentiamo di darvi nel modo più spassionato possibile. Sono serie che ci sono entrate nel cuore e che consigliamo per poter condividere qualcosa che riteniamo importante. Oggi, infatti, vi parliamo di una serie dal titolo e dalla tematica un po’ particolare, qualcosa che ancora oggi viene considerato come un tabù, ma che in realtà può essere raccontato con semplicità e ironia. La giusta chiave di lettura per poter scardinare qualcosa di scabroso come le pratiche legate al mondo del BDSM; non sapete cosa è? Mettetevi comodi, ci pensa “Bonding” a raccontarvelo.
Questa è una serie tv, potremmo definirla una sitcom per la sua durata, che già il suo titolo manifesta chiaramente il mondo di cui vuole parlare: quello del fetish e della perversione. Dove risiede la sua particolarità? Beh… nonostante lo stigma sociale di cui, molto spesso, tale perversione si avvolge, qui essa viene esposta alla luce del sole, così da poter “normalizzare” tali pratiche, usando per l’appunto l’ironia.
La serie tv, infatti, con la caratterizzazione dei suoi personaggi e con le situazioni che i protagonisti si trovano a vivere, riesce a trattare questo argomento senza eccedere nel manifesto o nel volgare.
Noi di 4Muses parliamo da profane, la fascinazione che il bonding suscita è data dal suo estremo legame con la psicologia umana. Sicuramente un esperto del settore si avvicinerebbe a tale serie sotto un punto di vista differente, ma con la chiave di interpretazione giusta è impossibile non restarne altrettanto affascinanti. Probabilmente chi fa realmente parte di questo mondo potrebbe definire questa serie non troppo approfondita, forse anche romanzata, anche perché il bondage è talvolta usato all’interno della narrazione per poter cercare di far muovere i personaggi in una direzione piuttosto che un’altra. Ciò, dunque, viene trattato come un elemento normalissimo della caratterizzazione dei personaggi; in sostanza, come un lavoro qualsiasi.
Senza farvi spoiler, vi possiamo dire che: da una parte abbiamo Tiff, studentessa di psicologia che per potersi pagare l’università svolge il compito di dominatrice; dall’altra, invece, abbiamo Pete, il suo migliore amico gay che aspira a voler diventare uno stand-Up commedians. Per poter cercare ispirazione per le sue battute inizia a sfruttare le esperienze che la sua migliore amica ha nel campo. Quando, infatti, Tiff per aiutarlo e sostenerlo economicamente lo coinvolge nel suo lavoro tutto inizia a prendere una piega differente.
Al di la di quella che è la storia di queste due stagioni, includiamo questa serie nei must to watch anche per la sua realizzazione tecnica. Ha, tra i grandi pregi, la capacità di riuscire a giocare con le tempistiche narrative. In venti minuti riesce a far fare delle vere e proprie montagne russe all’emotività dello spettatore, tanto da farlo entrare molto in empatia con tutti i personaggi che si muovono in scena. Proprio per merito della loro caratterizzazione e per il fatto che anche i personaggi secondari non sono piatti e solo funzionali alla narrazione, si riesce a sentire sulla propria pelle la loro emotività. Ci si affeziona, ci si diverte, si ragiona insieme loro.
Lo script è così attentamente studiato che sia in lingua originale che in italiano riesce a far ridere nella sua drammaticità e riesce a far piangere nella sua comicità. Un contrasto meraviglioso che è merito non solo dei suoi interpreti, ma anche del suo doppiaggio. Veronica Puccio, che doppia Tiff, è delicata, dolce, ma anche selvaggia e rude... una dominatrice che si muove nella sua emotività. In combo con Alessio Nissolino, colui che doppia il personaggio di Doug, sono davvero stupendi.
A ciò aggiungiamo anche la sapiente scelta fatta nei costumi, che rispecchiano moltissimo la personalità dei vari caratteri e danno, molto spesso, una palette molto aesthetics agli occhi dello spettatore. Vi è, inoltre, un attento uso delle luci e dei movimenti della camera. Molto spesso ci è possibile definire e comprendere le dinamiche del “potere” proprio attraverso la posizione che la camera assume. Un po’ alla Hitchcock per capirci. In particolare in questa seconda stagione, in un momento in cui Tiff e Pete sono rimproverati dalla Mistress Mya, colei che sta insegnando loro come essere dei padroni, i ruoli vengono proprio stabiliti semanticamente dal movimento di camera. Per intenderci, come a scuola è possibile riconoscere il potere dell’insegnante perchè lui sta frontale alla classe; in alcuni contesti, il professore è posto al di sopra di un palchetto, quindi si sopraeleva al resto degli alunni che devono essere appiattiti ed eguagliati. In questa particolare scena (ve ne renderete conto guardandola), ma lo ritrovate anche in altri momenti, vediamo come la Mistress è inquadrata a metà busto mentre Pete e Tiff sono inquadrati dall’alto, come se la prospettiva li schiacciasse verso l’alto. Così lo spettatore è portato ad assumere lo sguardo della mistress e comprende subito la sua autorità soprattutto adesso che li sta “rimproverando”.
Questi giochi sono essenziali anche per poter entrare nelle dinamiche che vengono portate in scena. Il tutto, in maniera anche sottile, riesce a comunicare moltissimo di questo mondo. Non vi è la banalità dell’atto in sé, quanto più la descrizione psicologica delle dinamiche che molto spesso si celano dietro tali pratiche. Cosa che fa comprendere maggiormente l’intensità di questo mondo. Inoltre la chiave di lettura ironica riesce a stemperare e rendere familiare qualcosa che non ci appartiene o almeno… non ci appartiene del tutto!
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