Ricominciare a vivere è difficile. Dopo la pandemia che ci ha rinchiuso in casa per quasi tre mesi, affrontare nuovamente la realtà ci fa paura. Di che? Ci si potrebbe domandare e la risposta è semplicemente “l’ignoto”. Abbiamo paura perché non siamo più sicuri della realtà che ci scorre davanti agli occhi. Non abbiamo più le certezze di un tempo.
E’ più o meno quello che succede a Chiara, nel libro “Per dieci minuti”. Aveva tutto nella vita: una relazione stabile, un lavoro soddisfacente e viveva nella casa dei suoi genitori, alle porte di Roma, lontano dal traffico della grande città.
Ma che succede quando, all’improvviso, perde tutto?
Il marito se ne va, al lavoro viene sostituita ed è costretta a lasciare la casa dell’infanzia. Si sentiva protetta da quelle certezze, per poi ritrovarsi a mani vuote. Cosa resta, quindi? Il dolore e la perdita. Perde interesse per la vita, come se una parte di sé fosse morta, si addormenta nella speranza di non risvegliarsi. Come si esce da questo circolo vizioso? Con un gioco, una scommessa. Quando Chiara va dall’analista, quest’ultima spiazza l’incerta protagonista: per dieci minuti al giorno, per un mese, dovrà fare qualcosa che non ha mai fatto prima.
Riavrà indietro la sua vita?
Chi lo sa, intanto bisogna giocare. Perché forse è proprio questa la vita: una scommessa. Se per anni siamo rimasti dentro il nostro guscio, se per mesi ci siamo sentiti protetti dal virus nelle quattro mura domestiche, forse è il momento di cambiare. Cosa si ha da perdere?
E così Chiara si mette a fare i pancake, cammina all’indietro per la strada, prende lezioni di guida, balla hip hop e si scatena. Piano piano il lettore segue il cambiamento di Chiara, la sua crescita, il suo riprendere le redini della propria vita.
Per me questo libricino, di neanche 190 pagine, porta un grande insegnamento: dopo un periodo di buio, si può solo risalire, rendendoci conto che la forza che ammiravamo negli altri, in noi è rimasta latente per troppo tempo.
È un inno al riprendere a vedere la vita con occhi nuovi, a ricucire del tempo per noi stessi, a riplasmarci, perché solo noi siamo artefici del nostro destino. E allora perché non farlo anche noi? Dieci minuti al giorno si trovano sempre per fare qualcosa nuovo, basta solo volerlo. Lo abbiamo fatto in quarantena, abbiamo scoperto di essere più forti di ciò che sembrava. Adesso parte l’ultima sfida: riaffacciarsi al mondo esterno. “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale è molto attuale, malgrado sia del 2013. Rimettiamoci in gioco e ricominciamo a vivere.
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