Nella notte del 4 novembre 1966, dopo giorni continui di maltempo su tutta l’Italia, la Toscana fu colpita da quello che ancora oggi è uno degli eventi alluvionali più gravi che hanno colpito il nostro Paese.
Furono completamente sommersi dall’acqua i comuni di Firenze, Pisa, del Casentino, del Valdarno, del Mugello, della Maremma, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa, Signa, Empoli, Pontedera, e Grosseto.
Strariparono non solo l’Arno, il Bisenzio, e l’Ombrone ma anche tutti i torrenti e fossi minori.
Nello stesso periodo anche il Veneto subì lo straripamento del Piave, del Brenta e del Livenza; il Friuli dovette arrendersi al Tagliamento e il Trentino all’Adige.
Noi ai tempi non eravamo nati, ma siamo venuti a conoscenza del disastro nel 2005, quando Marco Masini pubblica l’album “Il giardino delle api”. All’interno è contenuto il brano “Gli occhi dell’Arno”, dove Marco racconta l’accaduto con gli occhi dello stesso fiume, associandolo però al suo vissuto, in quanto aveva appena due anni.
Da lì è iniziata la sfilza delle domande poste ai nostri genitori, anche se erano troppo piccoli e distanti dalla Toscana per poter ricordare. Non tutti, però, perché la madre di una compagna di classe di Frè – che sta scrivendo l’articolo – all’epoca studentesse universitaria, partì come volontaria per aiutare chi ne avesse bisogno, facendo parte dell’esercito rinominato “angeli del fango”.
Furono completamente sommersi dall’acqua i comuni di Firenze, Pisa, del Casentino, del Valdarno, del Mugello, della Maremma, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa, Signa, Empoli, Pontedera, e Grosseto.
Strariparono non solo l’Arno, il Bisenzio, e l’Ombrone ma anche tutti i torrenti e fossi minori.
Nello stesso periodo anche il Veneto subì lo straripamento del Piave, del Brenta e del Livenza; il Friuli dovette arrendersi al Tagliamento e il Trentino all’Adige.
Noi ai tempi non eravamo nati, ma siamo venuti a conoscenza del disastro nel 2005, quando Marco Masini pubblica l’album “Il giardino delle api”. All’interno è contenuto il brano “Gli occhi dell’Arno”, dove Marco racconta l’accaduto con gli occhi dello stesso fiume, associandolo però al suo vissuto, in quanto aveva appena due anni.
Da lì è iniziata la sfilza delle domande poste ai nostri genitori, anche se erano troppo piccoli e distanti dalla Toscana per poter ricordare. Non tutti, però, perché la madre di una compagna di classe di Frè – che sta scrivendo l’articolo – all’epoca studentesse universitaria, partì come volontaria per aiutare chi ne avesse bisogno, facendo parte dell’esercito rinominato “angeli del fango”.